Italiani incapaci... la risposta di Adida alle affermazioni di Tremonti
Data: Martedì, 19 aprile 2011 ore 07:57:24 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il ministro
Tremonti primeggia sempre di più nella top ten degli slogan svuotati di
contenuto ed avulsi dalla realtà. Con la squallida frase: “I quattro
milioni di stranieri arrivati in Italia sono tutti occupati. Forse i
giovani italiani non sono davvero disposti a cogliere le occasioni che
vengono loro offerte” (che sa di battuta cinica ed ironica), il
Ministro consolida il suo primato di uomo avverso ai giovani italiani,
che non manca mai di umiliare con parole fredde e ingiuste. Costui
suppone che, gli immigrati in Italia lavorino tutti. Buon per loro e
per lo Stato italiano che desidera una macchina economica
efficiente, produttiva e redditizia. Il problema si pone invece, quando
si allude ai giovani italiani. Pare infatti che il Ministro, con
quella frase, intenda per l’ennesima volta ironizzare sulla
disoccupazione dei giovani italiani etichettandoli come viziati,
nullafacenti dalle idee retrograde ed incapaci di comprendere le
smisurate possibilità di lavoro offerte dal mercato italiano. Si, è
proprio lui! Il Signore dalle forbici facili, che nel corso del suo
imperio ha soltanto stroncato le poche speranze di regolarizzazione di
un numero smisurato di precari, in nome del batter cassa e dello slogan
"razionalizziamo perché siamo in tempo di crisi" (anche se della crisi
è stato l’ultimo ad accorgersene, e poi si fregia di aver salvato
l’Italia dal baratro), per questo il farmaco guaritore è stato
licenziare dallo Stato i lavoratori più deboli e indifesi, e
saccheggiare la scuola pubblica, ritenuta facile preda da
spolpare.
E' mai possibile che, lo Stato per risparmiare e risanare il
debito pubblico, debba per forza togliere il diritto di guadagnarsi il
pane ai cittadini italiani privandoli della dignità? E' mai possibile
che, nessuno prenda in considerazione il pessimo modo di usare il
danaro pubblico del succitato Ministro? Per pagare la Libia, la
Tunisia, e poi chissà chi, i soldi si trovano, purché gli Stati di
appartenenza si mantengano i clandestini, (addirittura volevano donare
1.700 euro a quegli infelici che volontariamente avessero scelto di
rimpatriare!) mentre invece per il 30% dei giovani disoccupati, il
Ministro finanzia un' elemosina sgradita persino ai mendicanti
indigenti. Ma costui, si è mai chiesto perché davvero la maggior parte
degli italiani vuole andare a lavorare all’Estero e non intende stare
in Italia? Si è mai chiesto perché gli stranieri investono
pochissimo in Italia e in pochissimi vorrebbero lavorare qui da noi?
Spieghi agli italiani perché di cultura non si mangia, quando lui
stesso è il primo a mangiare dalla cultura, se, si suppone, sia
diventato Ministro dell’Economia grazie alla sua formazione culturale
(a meno che, non sia un classico accozzato dell’ ideologia politica
degli accomodamenti, delle sistemazioni facili nei posti di potere di
persone compiacenti e riconoscenti al proprio benefattore). Spieghi
soprattutto, quali sono e quante sono le occasioni di lavoro che
vengono offerte ai giovani italiani, laureati e non, tenendo presente
che la maggior parte dei laureati, con master e specializzazioni varie,
vuole fuggire in altri Stati, dove a loro verrebbe riconosciuto e
garantito ciò che in Italia lo Stato non garantisce, ovvero un futuro
lavorativo stabile che premi il merito e incentivi la ricerca. Il
Ministro, pare non avere un passato da ragazzo normale, che con la
laurea sogna di vivere decorosamente e dignitosamente senza
favoritismi, ma con la consapevolezza di dare allo Stato e alla Società
il contributo che è in grado di dare in base alle proprie capacità e
possibilità. Ma chi siede sugli alti scranni è sordo al rantolo delle
ingiustizie perpetrate, e finge di storcere il naso di fronte a un
problema che neppure si accinge a valutare e riconoscere come male
supremo di qualsiasi Società civile. La disoccupazione è indice o
sintomo di forte squilibrio sociale e mina la stabilità di uno Stato. E
lui che ha fatto? Ha soltanto inveito contro chi, privo di mezzi
cerca il suo diritto al lavoro. Riprendiamo la questione immigrati.
Ammettiamo, supponiamo, che il Ministro abbia ragione: tutti gli
immigrati presenti in Italia lavorano; ma perché lavorano? E’ facile
dire: “loro svolgono lavori che i giovani italiani non vogliono fare”;
così si liquida con un mantra magico il problema alla radice. Provi,
oggi stesso ad uscire per le strade e a chiedere a un giovane laureato
italiano se intende privarsi della sua cultura, (rinnegando se stesso,
i propri sogni e i propri meriti), per firmare un contratto a tempo
indeterminato (con assicurazione e in regola in tutto e per tutto) come
netturbino. Avrebbe una splendida sorpresa e sarebbe per il Ministro,
una lezione di vita. Gli italiani sono abituati allo spirito di
sacrificio, ma non ai soprusi, alle ingiustizie e al gioco mansueto
dell’ipocrisia. Ma… tutti vissero felici e scontenti. Ministro, se gli
immigrati lavorano tutti, e sono cosi bravi da lavorare 24 ore su
24 allora perché non fate assumere solo extra-comunitari? Perché li
volete cacciare via mostrando razzismo e xenofobia? Noi giovani andremo
altrove: nella civile e splendida Svezia, nella bellissima
Svizzera, nella democratica Francia, nella potente Germania, nella
bramata Inghilerra o nei luminosi Stati Uniti. E, faccia un piacere
immenso a tutti noi, eviti le battutine, peraltro attinte da un vasto
guardaroba di corbellerie desuete, e risponda con i fatti
concreti, finanzi l’occupazione dei precari, insomma dia loro il
diritto che gli spetta. Non persista nel trovare una giustificazione a
tutto arrampicandosi come un gatto sullo specchio di casa, perché
alterare la realtà non gli giova e non giova a noi. Non si
distacchi dal presente, dai suoi doveri, viva di reale, guardi in
faccia i soprusi, sia libero di agire in completa autonomia e si assuma
le responsabilità che Le competono. Un italiano non può permettersi il
lusso di privarsi dei propri diritti per accondiscendere al giogo delle
imposizioni. Si progredisce nella storia dell’umanità, si guarda
a chi può insegnare qualcosa di costruttivo e non qualcosa che sa di
regresso; nulla è più infamante della perdita dei diritti acquisiti. I
nostri padri hanno dato la vita per garantire ai propri figli i diritti
inviolabili della persona. Al nord, gli immigrati sono stati accolti in
massa con entusiasmo per due motivi: il primo perché rappresentavano
forza lavoro a basso costo, docile e mansueta, spesso pagata in nero.
Loro si riuniscono in gruppi compatti e solidali e vivono ammassati in
stanzette anguste, per sfuggire alle tirannie dei propri paesi di
provenienza e alla fame! Ad onor del vero, caro Ministro si faccia,
quando ha un po’ di tempo, un giretto in lungo e in largo per l’Italia,
vada di Comune in Comune, noterà che gli stessi Comuni sono inondati
dalle domande di richiesta sussidio da parte degli extra-comunitari,
quindi non è tanto vero che la realtà è simile a una rosa senza spine.
Noi invece, siamo soli di fronte allo Stato, tassati anche per
respirare, senza certezze lavorative. A noi chiedono conto di tutto, a
loro non sempre. Noi dobbiamo lottare contro il costo della vita, loro
si accontentano di poca cosa e la maggior parte dei soldi la inviano
come facevamo noi italiani nel dopoguerra alle loro case per campare la
famiglia. Se Lei dice che i giovani debbono arrangiarsi, dimostra in
maniera eclatante che lo Stato li ha abbandonati e privati del
sacrosanto diritto al lavoro sancito dalla Costituzione. E se i giovani
si arrangiassero e non riconoscessero più lo Stato come ente garante
dei diritti dei cittadini? Signor Ministro, Lei è lì, seduto su
quell’alto scranno, perché è stato votato da cittadini ansiosi che
qualcuno risolvesse l’infausto destino dei figli che brancolano fra
mille incertezze. E che cosa ha fatto per l’Italia? Ha soltanto
tagliato.
Adida non è disposta a tollerare le solite parole vuote che umiliano la
dignità dei precari e dei senza lavoro, di conseguenza persisterà a
portare avanti la sua battaglia di civiltà per i diritti acquisiti,
(che si tenta di mistificare) e contro le parole che disonorano la
dignità di chi lavora sotto il giogo dei soprusi e delle mille fatiche;
fatiche di chi, vorrebbe il diritto di portarsi a casa la convinzione
di essere stato utile alla Società, alla Patria, agli altri e in fine a
se stessi.
Coordinatore Adida della Sardegna
Massimo Melis (da ADIDA)
redazione@aetnanet.org
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