Precari citano la Gelmini. Chiesti 500.000 euro
Data: Martedì, 19 aprile 2011 ore 07:14:42 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il popolo dei
precari della scuola sta svegliandosi dal torpore della speranza che
prima o poi passi il treno dell’assunzione e ricorre al tribunale per
rivendicare i propri diritti. Arriva
da Modena la sferzata. Diciassette precari della scuola,
infatti, hanno deciso di presentare ricorso al Tribunale di Modena
(sezione lavoro) citando in Tribunale personalmente il ministro della
pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, alla quale chiedono ben mezzo
milione di euro. Motivazione del ricorso, presentato la scorsa
settimana, è la violazione del principio di non discriminazione sancito
dalla direttiva europea 70/99, che recepisce l’accordo quadro sulla
prevenzione degli abusi dei contratti a termine; direttiva recepita
anche in Italia nel 2001 con il decreto legislativo 368/2001 e (in
particolare nel lavoro pubblico) il decreto 165.
Nel pubblico impiego, difatti, per decenni si è ritenuto
“normale” che ogni anno i docenti fossero convocati, assunti il 1°
settembre e poi licenziati il 30 giugno o (nella migliore delle
ipotesi) il 31 agosto.
Gli stessi decreti di recepimento della direttiva europea tuttavia
prevedono come compensazione per un eventuale massiva reiterazione dei
contratti a termine, il risarcimento dei danni. I diciassette precari
modenesi, dunque, si sono rivolti all’avvocato bolognese Mariagrazia
Pinardi, dopo aver quantificato con un perito l’ammontare del proprio
danno. La rivendicazione arriva, inoltre, dopo che già altri tribunali,
come Livorno, Genova, Orvieto e Siena, hanno emesso sentenze a favore
dei precari che avevano già intrapreso la strada legale.
Ma questo è solo uno dei tre diritti che è possibile reclamare. Accanto
al risarcimento del danno, infatti, è quello della ricostruzione della
carriera e dell’aumento degli scatti di anzianità. Solo i docenti di
ruolo, difatti, vedono aumentarsi lo stipendio nel corso degli anni, i
precari invece (anche dopo venti anni) percepiscono lo stipendio di
prima nomina: 1200 euro circa a fronte dei 1700 euro dei docenti di
ruolo a parità di anni. E su questo punto la beffa è ancora maggiore,
perché sembra consumarsi una discriminazione nella discriminazione,
avendo i docenti precari di religione il diritto allo scatto di
anzianità che invece viene negato agli statali.
Terzo diritto, pur se più complicato da ottenere (a giudicare dalla
giurisprudenza passata), è la stabilizzazione, con contratto a tempo
indeterminato.
Di questo e tanto altro parla il libro di un docente precario da 23
anni (nonostante due concorsi pubblici superati), il modenese Vincenzo
Brancatisano, dal titolo “Una vita da supplente. Lo sfruttamento del
lavoro precario nella scuola pubblica italiana” (Nuovi Mondi)
pubblicato ad aprile dello scorso anno e che l’autore presenterà questa
sera, alle 18, presso la libreria Feltrinelli di Via Cesare Battisti, a
Modena.
Nelle 350 pagine Brancatisano mette nero su bianco i risultati di
un’inchiesta durata cinque anni, partita proprio dalla disamina della
legislazione europea e italiana, offrendo ai colleghi docenti un vero e
proprio manuale di autodifesa dall’insidia dello sfruttamento.
“Nel mio libro – afferma Brancatisano – dimostro lo sfruttamento del
lavoro precario nella scuola pubblica italiana e l’illegittimità
dell’assunzione di oltre 200mila precari annuali a livello nazionale
che, assunti il 1° settembre, vengono puntualmente licenziati il 30
giugno o il 31 agosto. Ulteriore discriminazione tra precari questa.
Mentre i primi percepiscono lo stipendio estivo, infatti, i secondi no”.
Poco confortanti anche i numeri regionali che vedono la presenza di ben
11.119 precari (tra annuali e quelli a tempo determinato fino al
termine delle attività didattiche), di cui 2.127 modenesi; numeri ai
quali si aggiungono le centinaia di migliaia di temporanei, ovvero i
cosiddetti “tappa buchi” per supplenze brevi.
(di Felicia
Buonomo da IlFatto)
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