Realtà e immaginario
Data: Domenica, 17 aprile 2011 ore 19:27:36 CEST Argomento: Rassegna stampa
Libro e
Reality: e mentre si sa con certezza che altre migliaia di posti di
lavoro a scuola verranno meno con nocumento della didattica, il
dibattito furoreggia sulla partigianeria dei libri di testo e sul
programma di Mediaset coi docenti precari come figuranti. C'è come un
affastellamento confusionario fra la realtà e l'immaginario, tra i
reali bisogni della istruzione e il vaniloquio catodico, per cui prima
esce la notizia di sfruttare nelle Tv commerciali il drammatico stato
dei supplenti, chiamandoli a fare da precettori agli asinacci del
“Grande Fratello” con in palio ben 150mila euro, e poi quella di
creare una commissione di inchiesta per verificare l'imparzialità dei
libri di storia che non sarebbero teneri con la destra ma
eccessivamente stucchevoli con la sinistra. Parlamentari da un lato e
promotori televisivi dall'altro per mettere sotto scacco la scuola che
così rischia di apparire parte di una parte o comunque
strumento di inchiesta o di derisione o di accusa, a seconda del
messaggio. Baricentro tuttavia di tanta strumentale attenzione è sempre
l'insegnante, vuoi perchè diventa fenomeno televisivo alla stregua dei
vocianti “tronisti” e vuoi perchè risulta improvvisamente subdolo
commesso dell'intrigo comunista e quindi non degno della fiducia
e della stima, sia degli alunni, e sia delle famiglie che a lui
delegano l'istruzione dei figli. Sembra quasi si stia creando una
simbiosi tra la pubblicità televisiva, per invogliare a consumare certi
prodotti, e la scuola, facendo intendere che dietro la cattedra ci sia,
non già una guida per capire e interpretare il mondo, ma un persuasore
palese, una sorta di imbonitore che per rovesciare l'ordine costituito
inculca idee sovversive ai suoi alunni, indottrinandoli ma per fini
tutti da scoprire. Declassando inoltre l'insegnamento a spettacolo si
insinua pure il sospetto che il docente, oltre a essere un showman, può
essere anche pupo di un puparo eversore, per cui spetta alla politica,
e in modo particolare a chi è stato eletto dal popolo, a dirgli come
deve insegnare, cosa deve insegnare e quali strumenti adottare per
insegnare, ignorando maliziosamente le regole costituzionali,
uguali per tutti i cittadini e nate dalla Resistenza, all'interno delle
quali un articolo parla di “libertà di insegnamento”. Che sarà mai? Lo
spieghiamo con una evidente evidenza: se la scuola fosse stata ciò che
si vuole fare credere, al governo della Nazione ci sarebbe stato solo e
sempre un solo potere e invece non è stato così, tranne che si voglia
incominciare da ora, mettendo al rogo i libri non graditi e in
televisione docenti sbrindellati.
Pasquale
Almirante - La Sicilia del 17 aprile 2011
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