«Anch’io ho criticato il corporativismo Ma il premier ragiona da imprenditore»
Data: Domenica, 17 aprile 2011 ore 17:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«C’è un aspetto caratteristico nell’ideologia di Silvio Berlusconi: definire comunisti o di sinistra tutti coloro che avverte come antagonisti al suo modo di essere e di pensare. La presenza stessa di un vincolo pubblico all’azione privata, a lui imprenditore, appare ostile» . Franco Cassano, professore di sociologia della conoscenza all’università di Bari non è un intellettuale "organico"alla sinistra ma un pensatore critico che dice di frequentare «posti plurimi senza mai contrarre matrimonio» con chi lo invita. Forse sarà per questo che ieri, mentre parlava a una manifestazione del Pd riceveva contemporaneamente sul "Foglio"l’elogio dell’elefantino Giuliano Ferrara per il suo nuovo libro, edito da Laterza, "L’umiltà del male".           
Il riferimento del titolo è al Grande Inquisitore di Dostoevskij e all’incapacità delle "anime belle"a identificarsi con le pulsioni più basse della società. Evidente allusione alla sinistra aristocratica che non vuol fare i conti con la volgarità del mondo. Affermatosi negli anni Novanta con "Il pensiero meridiano", originale rivisitazione della questione meridionale, Cassano è una persona abituata a guardare in faccia alla realtà. «Per anni— dice — mi sono esercitato a criticare il corporativismo dei professori universitari, a cominciare dalla pretesa di rinnovare il corpo docente con concorsi locali, o a spiegare che gli insegnanti delle scuole medie dovevano dedicare più tempo all’aggiornamento. Ma quella di Berlusconi non è una denuncia dei mali per proporre una riforma, quanto un attacco frontale teso a delegittimare un’istituzione fondamentale in nome di pretesi valori familiari, in realtà della pedagogia implicita a ogni azione del nostro premier: quella della propria esperienza personale.
L’obiettivo vero è decostruire l’idea stessa di scuola pubblica, riducendola a un insieme di oneri non sostenibili in contraddizione con quanto avviene in altri Paesi dell’Europa, dove anche con la crisi non sono stati fatti tagli a cultura e ricerca» . Franco Cassano è convinto che la difesa dei valori tradizionali sia un paravento dietro il quale si nasconde una «deregulation all’italiana» che vuole cancellare l’etica pubblica così come l’abbiamo conosciuta e al suo posto instaurare «un’idolatria del successo basata sul qui e ora» . Un serio progetto educativo, sostiene Cassano, «è l’esatto contrario. Prima di tutto è memoria, studio del passato. E quindi è anche investimento sul futuro. In questo senso mi preoccupa l’attacco alla scuola pubblica che è stata uno dei pilastri su cui si è fondato il nostro fragile e giovane Stato unitario» . Cassano si riferisce non soltanto ai meriti della scuola di Stato nell’alfabetizzazione di un Paese che nel 1861 aveva il novanta per cento di adulti che non sapevano leggere e scrivere, ma anche al contributo nel «processo di laicizzazione di una società troppo basata sul familismo» . A questo punto, Cassano cita Francesco De Sanctis, «un pensatore laico che nel capitolo su Machiavelli e Guicciardini ci spiegò la differenza tra bene pubblico e i mali del "particulare"» . C’è da dire, conclude il sociologo, che «la scuola ha perso il suo prestigio perché non è più uno strumento di mobilità sociale come lo era stata sino agli anni Settanta del ’ 900. Ma una cosa è parlare dei problemi e individuare una cura, un’altra è affrontare con ostilità tutto un blocco sociale che non è organico ai tuoi disegni. C’è una sproporzione tra il tipo di questioni sul tappeto e l’attacco radicale lanciato»   ( di Dino Messina da Corriere della sera)

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