Solo il 30% di sinistra. I prof, in solitudine, credono nella scuola
Data: Domenica, 17 aprile 2011 ore 16:30:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il 70% degli
insegnanti non è di sinistra (posto che poi essere di sinistra sia un
male). Berlusconi è clamorosamente smentito dal voluminoso dossier
prodotto dal Cidi (Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti) e
dal Comitato 150. L’inchiesta riguarda un campione di 2400 docenti
provenienti da 53 istituti presenti sul territorio nazionale a cui è
stato sottoposto lo scorso anno un articolato questionario. Tra le
domande anche quella sulla tendenza politica. Solo il 30% afferma di
collocarsi a sinistra, circa il 9% al centro e il 5,2% dichiara di
essere di destra. Ma c’è un 55% che sta tra quelli che non rispondono o
che non ritengono di collocarsi rispetto a questo argomento. Chi è
sotto i 34 anni, ma anche chi sta sotto ai cinquanta non considera
questo un elemento importante per la propria professione. E il dato
viene indirettamente confermato da un altro riscontro. Solo il 6,9%
dichiara di aver partecipato ad attività di partiti e movimenti
politici.
Mentre un buon 23,2% fa parte di associazioni e gruppi religiosi
o parrocchiali; il 17,9% fa parte di associazioni ed organizzazioni di
volontariato; un buon 29,7% si occupa di associazioni culturali esterne
alla scuola. Mentre un buon 38% o non ha mai fatto parte di attività di
questo tipo (21,9%) o ha preferito non rispondere. Berlusconi getta
discredito sui docenti e la scuola pubblica, ma anche sul suo stesso
elettorato potenziale. Dalla ricerca emerge che il 24% di coloro che si
collocano a destra ritiene che l’insegnante svolga un’importante
missione sociale. Il capo del governo, così come con i magistrati,
affonda contro una categoria che non può controllare, garantita
anch’essa dalla Costituzione. Ma contro la quale sta operando
pesantemente da tre anni, avvilendo la funzione docente con tutti i
mezzi necessari, l’unico governo europeo che sta disinvestendo
sull’istruzione, e dunque sui giovani. Sul futuro. Malgrado tutto,
malgrado siano i meno pagati nella media Ocse ed europea, malgrado la
loro funzione sia vilipesa da decenni come sempre colpendo nel mucchio,
malgrado le famiglie mostrino tanto arroganza quanto inconsistenza
argomentativa nel rapporto con gli insegnanti arrivando spesso a
mettere avvocati per difendere le insensatezze dei propri figli (e così
le loro), malgrado siano considerati economicamente e socialmente meno
di un operaio specializzato i professori resistono. E, secondo il
dossier, continuano a credere in una funzione nobile che, a partire da
Berlusconi, gli viene negata quotidianamente. All’impegnativa domanda
su quale debba essere il compito principale della scuola pubblica,
oltre che far acquisire conoscenze, abilità e competenze il 77,1% degli
insegnanti ha risposto che deve contribuire a far sì che ciascuno dia
il meglio di sé e migliori i propri livelli di partenza, tentando di
ridurre le differenze. Una risposta commovente che cozza contro tutte
le spinte negative che arrivano sulla scuola dalla politica così come
da ampi pezzi della società. Esito complementare con una altro quesito,
quello relativo ai principali motivi di insoddisfazione. Non è come, si
può pensare visti i bassi stipendi la non riconosciuta progressione di
carriera anche economica, che pure nelle risposte è pari al 52,7%. No.
Quel che più deprime gli insegnanti è il non adeguato riconoscimento da
parte della società, il 69,4% lo dice. Questo dossier, così articolato
e ricco sulla professione docente, dalle scuole primarie alle
superiori, dovrebbe stare sul tavolo di qualsiasi leader politico che
ha cuore il futuro di questo Paese. Berlusconi lo sta spegnendo ogni
giorno di più. (da l'Unità di Fabio Luppino)
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