Un laboratorio contro i luoghi comuni
Data: Sabato, 16 aprile 2011 ore 07:55:43 CEST Argomento: Rassegna stampa
Facendo finta che la
Commissione d’indagine sui libri di testo proposta dalla Carlucci sia
una cosa seria e non una provocazione politica che fa il paio con
quella proposta da altri della maggioranza, che non sia più punibile
“la ricostituzione del partito fascista”,cercherò di rispondere
seriamente come insegnante. (da ScuolaOggi di Arturo Ghinelli)
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Facendo finta che la Commissione d’indagine sui libri di testo proposta
dalla Carlucci sia una cosa seria e non una provocazione politica
che fa il paio con quella proposta da altri della maggioranza, che
non sia più punibile “la ricostituzione del
partito fascista”,cercherò di rispondere seriamente come
insegnante.
Anche da questo punto di vista è un’ulteriore riprova che l’idea degli
insegnanti che inculcano valori non è patrimonio esclusivo del
Presidente del Consiglio,così come un giudizio complessivamente
negativo sugli insegnanti di scuola pubblica.
Gli insegnanti di storia che studiano e si aggiornano a Modena,
seguendo i corsi dei professori universitari Antonio Brusa e Ivo
Mattozzi, sono molti e da anni cercano di applicare in classe la
metodologia del “Laboratorio di storia”, secondo la quale
i ragazzi non si limitano a studiare da pagina tale a pagina tal
altra del libro, ma, come per tutte le materie scientifiche hanno
la possibilità di sperimentare in prima persona il lavoro dello
storico. Come? L’insegnante fornisce loro dei documenti originali
dell’epoca a cui i ragazzi “pongono delle domande” e ottengono delle
informazioni, fanno delle ipotesi,approfondiscono le parti oscure,
esattamente come gli studiosi di storia. Per dimostrare quello che
hanno capito poi vengono invitati a scrivere un proprio testo
“storico” frutto della rielaborazione collettiva e personale.
Spero che si capisca come si tratti di un approccio complesso ad una
materia che è complessa. Ma si può seguire questo metodo anche coi
bambini delle elementari?
Certo e anche sugli avvenimenti della seconda guerra mondiale. Esistono
degli itinerari “I luoghi della memoria”offerti dal Comune alle
classi,in base ai quali i ragazzi vengono accompagnati in centro a
vedere coi propri occhi le strade del ghetto ebraico o il
campanile della chiesa che non c’è più, perché è stata bombardata il
13 maggio 1944. Successivamente le classi,se vogliono,possono
proseguire l’attività in aula con un laboratorio di storia che
prende in esame,ad esempio,l’articolo della Gazzetta dell’Emilia
il giorno seguente quel disastroso bombardamento su Modena.
A questo punto del lavoro io chiedo sempre ai ragazzi: ”Chi bombardò
Modena?” E adesso con questa metodologia mi sento rispondere: ”Gli
anglo-americani”, mentre negli anni in cui non facevamo il
laboratorio la risposta spontanea era “Sono stati
i tedeschi”perché è luogo comune che “i cattivi”in questa storia
sono i tedeschi. Solo così i ragazzi capiscono le virgolette che
il giornalista della Gazzetta usa per indicare “i liberatori”che
bombardarono la nostra città. Vi sembra che questo
sia indottrinamento? Dirò di più, se i ragazzi vengono abituati ad
avere sempre questo atteggiamento di ricercatori della conoscenza,
pieni di dubbi, ben difficilmente saranno indottrinati anche da
grandi. Ma forse è proprio questa prospettiva che dà fastidio a
qualcuno. Non certo agli insegnanti di scuola pubblica che in questo
modo raggiungono due obiettivi: educano ed istruiscono nello
stesso tempo.
Buon lavoro,insegnanti.
PS. Si comincia col bruciare i libri e si finisce a lasciare annegare
donne e bambini
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