L’implosione della scuola precaria
Data: Martedì, 12 aprile 2011 ore 08:23:11 CEST Argomento: Associazioni
Il nostro sistema
scolastico sta implodendo sotto il peso del precariato, un precariato
atipico, con un’età media di 39 anni.
Una scuola instabile, che ha perso
identità, attraversata da un corpo docente che presenta due tristi
facce: precarizzazione e proletarizzazione .
La precarizzazione, in un mercato del lavoro burocraticamente
amministrato dal Centro, pare essere il solo strumento in mano ai
ministri economici per controllare la spesa dell’istruzione.
La proletarizzazione è l’altra faccia della stessa medaglia e consiste
nel mantenere un alto numero di insegnanti mal pagati, privi di status
sociale, non selezionati e non valutati, senza carriera e
prospettive.
Ora, minacciato da ricorsi di massa, il MIUR dovrà finalmente
risolversi ad assumere.
Ma se null’altro sarà fatto, non sarà la fine ma solo l’inizio di una
nuova fase di precariato. Così come capita da oltre 50 anni.
Promesse e tentativi di mettere a norma formazione iniziale e
reclutamento sono finora miseramente falliti. E’ fallito il disegno di
legge Aprea , è fallita la formazione iniziale avulsa dal reclutamento,
pare fallito prima di nascere il TFA, il così detto Tirocinio Formativo
Attivo. La pressione sul TFA è infatti altissima e ancora una volta,
mancando un criterio valido di programmazione, sarà l’anticamera delle
graduatorie ipocritamente dette ad esaurimento. Questo non deve
succedere. Non deve succedere che giovani e bravi laureati non entrino
mai di ruolo nella scuola.
Che fare?
Oggi è sicuramente indispensabile
assumere i precari su tutti i posti vacanti e disponibili, sapendo
peraltro che ciò non comporterà nell’immediato nessun aggravio
aggiuntivo.
Ma questo non basta. Bisogna guardare
subito oltre. Ciò significa rompere con il centralismo e trasferire al
livello locale il potere di programmare e assumere, come richiede il
Titolo V della Costituzione, e a questo livello indire rigorosi
concorsi, bloccati da oltre 10 anni. Solo così si consentirà anche ai
giovani capaci e preparati di essere assunti nella scuola e non di
andare ad ingrossare le file di graduatorie ridivenute permanenti.
Ma se si ha a cuore la stabilità della scuola, occorre anche altro: si
trasformi la mobilità annuale in triennale. (da
http://www.adiscuola.it/)
redazione@aetnanet.org
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