Il nostro tempo è adesso!
Data: Sabato, 09 aprile 2011 ore 06:47:32 CEST
Argomento: Eventi


Migliaia di giovani (ma anche di genitori, nonni, fratelli più grandi) si preparano a scendere in piazza, sabato 9 aprile, per dire "no" alla precarietà agli stage usati per sfruttare chi e' al primo impiego, ai contratti regolari che non arrivano mai, al futuro negato a chi, non potendo contare su uno stipendio decente, non ha accesso ad affitti e mutui. Ci sono già 29 piazze in Italia da Roma a Cosenza, passando per Bologna, Napoli, Palermo, Milano, pronte per accogliere i manifestanti. Ma la protesta supera i confini nazionali, previste iniziative anche a Washington e Bruxelles   (da http://www.paneacqua)

''Il nostro tempo e' adesso. La vita non aspetta''. Migliaia di giovani (ma anche di genitori, nonni, fratelli più grandi) si preparano a scendere in piazza sabato 9 aprile per dire "no" alla precarietà agli stage usati per sfruttare chi e' al primo impiego, ai contratti regolari che non arrivano mai, al futuro negato a chi, non potendo contare su uno stipendio decente, non ha accesso ad affitti e mutui. Ci sono gia' 29 piazze in Italia da Roma a Cosenza, passando per Bologna, Napoli, Palermo, Milano, pronte per accogliere i manifestanti. Ma la protesta supera i confini nazionali, previste iniziative anche a Washington e Bruxelles. A Roma la manifestazione partirà alle 15 da piazza della Repubblica per arrivare al Colosseo, luogo "simbolo del paese migliore", dove sara' allestito un piccolo palco. A Napoli (ore 9) corteo da piazza Mancini a piazza del Gesù. A Milano (ore 15) appuntamento alle Colonne di San Lorenzo. "Chiediamo riposte urgenti e riforme- dicono gli organizzatori- vogliamo diritti come quello alla giusta retribuzione, alla maternità alla malattia, alle ferie. Abbiamo studiato e crediamo nella formazione. Noi siamo il futuro e vogliamo un welfare che guardi ai giovani. Non siamo bamboccioni e abbiamo umiltà da vendere, abbiamo fatto mille lavori. L'agenda politica deve cambiare". Un appello girato alla politica, ma anche al sindacato.
Ecco il testo dell'appello.
Non c'è più tempo per l'attesa. E' il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all'estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all'azione, un'azione comune, perché ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l'affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all'altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l'Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la "pagano" ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.

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