Il difficile rapporto tra mondo della formazione e del lavoro visto dal giuslavorista Ichino.
Data: Giovedì, 07 aprile 2011 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


"Il fenomeno dell'alto numero di giovani non più a scuola e non ancora al lavoro è il risultato di uno dei difetti più gravi del nostro mercato del lavoro". Lo afferma, in un'intervista a Conquiste del lavoro, il giuslavorista Pietro Ichino. "L'assenza di coordinamento - spiega - tra sistema scolastico-formativo e tessuto produttivo si manifesta anche nella mancanza di servizi regionali e efficienti e capillari di orientamento scolastico".
"Il tutto - sottolinea Ichino - è aggravato dalla domanda di lavoro fiacca in un Paese che subisce i danni della globalizzazione senza saper approfittare dei suoi vantaggi". 
 "Occorre sgabbiare la contrattazione collettiva - suggerisce - occorre lasciare che una contrattazione collettiva decentrata adatti gli standard minimi alle condizioni regionali molto più liberamente di quanto non accada oggi. E poi definire il salario minimo in sede amministrativa facendo riferimento all'articolazione effettiva degli standard collettivi".
"Fare prevenzione funziona. Ma attenzione: questo non deve indurci a compiere l'errore peggiore nel quale possiamo cadere, credere cioè di aver raggiunto l'obiettivo e abbassare la guardia". Lo sostiene, in un'intervista a L'Imprenditore, Marco Fabio Sartori presidente Inail riferendosi al progetto 'Sis', Sviluppo imprese in sicurezza.
"Dobbiamo lavorare - auspica - per cercare di migliorare sempre. Ogni morto sul lavoro rappresenta un evento inaccettabile. Per questo dobbiamo continuare a guardare avanti proseguendo con forza e convinzione il percorso intrapreso".
Aggrappati ai contatti personali e disposti, in sette casi su dieci, a trasferirsi all'estero. E' quanto emerge, si legge su Finanza Mercati, dalla 'Salary guide 2011 Hays' una ricerca effettuata da uno dei leader mondiali del recruitment su un campione di 2.500 professionisti. Il 93% dei professionisti che all'epoca dell'intervista si è dichiarato occupato si dice disponibile ad abbracciare nuove opportunità lavorative.
I motivi sono per il 65,4% la possibilità di crescere professionalmente, ma anche ottenere una retribuzione più elevata (50,3%) e ovviamente raggiungere una maggiore soddisfazione professionale (49,9%).
Se il contratto non riguarda tutti i lavoratori, se non tutela anche i precari, allora bisogna prendere atto della debolezza del sistema". A dirlo, si legge su La Repubblica, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. "Il sindacato -sostiene- può fare di più contro il precariato, oggi se non sei dentro lo schema della contrattazione, tu non hai diritti sindacali e nemmeno il diritto di sciopero. E il lavoro senza diritti non è lavoro".
In riferimento alle manifestazione di protesta, come la Notte bianca della Democrazia di ieri, il leader della Cgil commenta "il Paese comincia a reagire".
"Tutte le istituzioni della sfera pubblica devono fare di più. La crisi è stata chiaramente il risultato di una debolezza nelle regole, e ancora di più di una debolezza nella supervisione; più in generale di un cattivo governo dell'economia di mercato". Lo afferma, in un'intervista a La Repubblica Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale. "Non esiste - sottolinea - una ricetta per l'Europa del Sud, solo per l'Eurozona nel suo insieme. E' finito il tempo in cui ogni paese poteva cercare soluzioni nazionali di fronte a problemi globali".
"A livello centrale - osserva - l'Unione europea è costruita in modo da essere inadatta a navigare in una tempesta. Tutto lo vedono: i mercati, i cittadini, i sindacati".
"Quella che pretende di occupare la scena da quarant'anni è una minoranza guidata da portabandiera spregiudicati". Lo scrive, si legge su Il Giornale, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi nell'introduzione al libro 'Anni '70. I peggiori della nostra vita' di Giuliano Cazzola, Simonetta Matone, Filippo Mazzotti, Domenico Sugamiele. "Una minoranza - sostiene - capace di indossare, alla bisogna, le vesti più varie con stupefacente disinvoltura. Veri e propri predestinati, invariabilmente gli stessi, che si autoattribuiscono l'investitura di interpreti del progresso e delle sue necessità storiche".
Per il ministro è necessaria "una battaglia culturale per superare un mondo che si vorrebbe ispirato a quei dogmi, curandolo con le sole medicine che possano guarirlo e responsabilità dei lavoratori". Ai quali "va offerta, sotto forma di ammortizzatori sociali, quella libertà dal bisogno" ma dai quali "occorer pretendere la responsbailità di accettare un nuovo impiego, anche se meno appagante".   (Labitalia)

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