Scuola, trasversalità e principi di uguaglianza
Data: Domenica, 03 aprile 2011 ore 10:27:35 CEST Argomento: Redazione
Di tagli alla
scuola pubblica e all’università, ormai, si sente parlare dalla notte
dei tempi, eppure nessuna delle passate “riforme” scolastiche ha mai
superato l’assurdo livello delle riforme Gelmini – Tremonti. Una
politica sull’istruzione, oscura e contraddittoria, che rischia di
“manomettere” l’intero assetto della scuola italiana. Con l’evidente
rischio di produrre una generazione di “dispersi e di abbandonati”
dalla scuola, altro che “sei politico” ed esami di gruppo. Si rischia
di disperdere energie e professionalità con la conseguente perdita di
capacità attrattiva e di competitività nel settore chiave
dell’istruzione e di conseguenza dello sviluppo economico dell’intera
nazione. A manifestazioni studentesche autunnali, a scioperi e a
cortei, si assiste, ormai, da anni, eppure la mobilitazione con maggior
forza, rabbia e, in molti casi, la prima vera mobilitazione realmente
sentita dalla maggior parte degli studenti, è proprio quella che sta
accompagnando ogni autunno di questa legislatura apparentemente al
capolinea.
Prontamente redarguiti dal ministro Gelmini come “atti strumentalizzati da parte della
sinistra, che rischia di non comprendere la portata epocale della
riforma messa in atto da questo governo”, non curante del fatto
che, tra quegli studenti, ve ne sono molti anche di destra.
D’altronde, quella di scaricare tutte le colpe e le responsabilità
sulla sinistra è prassi consolidata e che continua a perpetuarsi
ininterrottamente dal giorno della fatale “discesa in campo” del
Presidente del Consiglio, finanche alle sue ultime “esternazioni”
telefoniche in diretta televisiva.
E’, soprattutto, il principio di uguaglianza che in questa legislatura,
sembra sempre più ledersi, ritorcersi e quasi svanire dal nostro
ordinamento. A partire dalla (dis)uguaglianza davanti alla legge, tra
il potente di turno e i normali cittadini, fino a ritornare al tema
scolastico, dove possiamo assistere, increduli e allibiti, oltre che
alla diminuzione delle ore di diverse discipline scolastiche, alla
continua riduzione dei fondi per la scuola pubblica, accompagnata
dall’aumento di quelli destinati agli istituti privati.
Da, meno scuola…a meno opportunità di lavoro e di sviluppo: il passo è
breve!
Ma il movimento studentesco, contrario alla riforma Gelmini, è una
grande realtà consolidata, che non appartiene né alla destra, né alla
sinistra, ed è, soprattutto, un moto trasversale che guarda agli
interessi di tutti gli studenti d’Italia.
Ritengo, altresì, che la scuola debba difendere con vigore e
convinzione la magistratura, continuamente attaccata, come la
scuola pubblica, dal potere politico dominante, e non già per partito
preso, ma semplicemente per senso di giustizia e di responsabilità, e,
soprattutto, per senso di appartenenza ad una comunità, ad un’idea
condivisa di società e di civiltà giuridica, perché se la scuola educa
i ragazzi ad essere cittadini, rispettosi delle leggi e delle
istituzioni democratiche, non può non stare dalla parte della
magistratura, dalla parte di chi, cioè, per la legalità e per le
istituzioni repubblicane ha pagato un contributo altissimo di sangue e
di sacrifici.
Questa credo che sia, al di là degli slogan pseudo ideologici e di
facciata, la vera differenza con la scuola privata: l’istruzione
pubblica, in quanto inserita in un contesto culturale pluralista e
democratico, deve essere dalla parte del bene comune, difendere gli
interessi nazionali, schierasi in favore dell’uomo, prendere posizione
in nome della cultura. L’umanesimo nell’istruzione che si incarna nella
difesa irrinunciabile dei principi costituzionali, etici e di legalità.
Cioè, mentre le scuole private sono sicuramente in grado di insegnare
il diritto e la Costituzione, l’insegnamento statale deve viverle,
compenetrarle, darle forma e sostanza. Questa è la sfida
dell’istruzione pubblica, la reale differenza con il privato. La vera
posta in gioco.
Per questo difendiamo con forza la scuola pubblica e, così come è
inciso nella Carta Costituzionale, non vogliamo che un solo centesimo
vada a finanziare una scuola, che disattente questi principi. Per
carità, niente di personale contro l’istruzione privata e paritaria,
che, d’altro canto, spesso dimostra di avere notevoli qualità, ma è il
tema di fondo che manca, la difesa al oltranza del pluralismo e dei
reali principi di uguaglianza e di laicità. Anche la questione del
reclutamento del personale docenti, ritengo che non sia secondaria per
come viene affrontata e risolta nelle due organizzazione scolastiche:
la trasparenza, l’imparzialità l’oggettività legata ai titoli ed
all’anzianità di servizio nello Stato, dà, sicuramente, garanzia,
quantomeno, di professionalità e di autonomia culturale e
comportamentale da chi, invece, ti “elargisce e ti recluta” in maniera
discrezionale e “personale” ed a cui devi ringraziamento e obbligo. Per
non parlare della differenza di “peso specifico” delle rispettive buste
paghe. Ma nella scuola italiana, purtroppo, lo sappiamo, la
remunerazione è solo un “optional”. Nella scuola privata, come in
quella pubblica. In questo, almeno, non c’è differenza!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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