Il Club dei 15 lancia la sfida: trasformare le aule in laboratori permanenti
Data: Venerdì, 01 aprile 2011 ore 20:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


C’è un nuovo modo per insegnare agli studenti: si può essere professori e alunni in classe, come se si fosse ricercatori in laboratorio. Questa pratica si chiama “didattica laboratoriale” e consiste nel coinvolgere i ragazzi in lezioni con un maggior grado di interattività. A lanciare la sfida al mondo dell’istruzione è il Club dei 15, il network delle associazioni territoriali di Confindustria dove più alta è l’incidenza del sistema manifatturiero nella creazione del pil locale, di cui fa parte anche l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Tanto che un suo past presidente ne è il coordinatore: Alberto Ribolla. 
 È sua, infatti, la firma in calce alla prefazione di una ricerca presentata quest’oggi all’Università Carlo Cattaneo – LIUC, che mira proprio a diffondere i principali casi di successo di “Didattica Laboratoriale” ottenuti sul campo. «E se riuscissimo a trasformare le aule delle nostre scuole in laboratori permanenti? - scrive Alberto Ribolla - . Ambienti di insegnamento in grado di stimolare la curiosità degli studenti, di creare un maggiore coinvolgimento, di combinare la conoscenza, che è prima di tutto teoria, in abilità, che è prima di tutto competenza. Intendendo quest’ultima come la capacità di saper fare nella consapevolezza, di saper risolvere problemi sulla base delle informazioni apprese. Come in un laboratorio senza soluzione di continuità, appunto. Anche in materie prettamente concettuali e dottrinali come la matematica e l’italiano».
Non è solo il lancio di un guanto di sfida. La ricerca “Competenze, didattica e laboratorio” svolta dall’Università LIUC su mandato del Club dei 15, presentata ad alcuni docenti delle scuole superiori del territorio durante un seminario, contiene esempi concreti di laboratori in aula realizzati nei cosiddetti “Istituti dell’innovazione manifatturiera”. Un pool di scuole partner del progetto di rivalutazione dell’istruzione tecnica portato avanti dal Club dei 15, nell’ambito del protocollo d’intesa firmato da Confindustria e MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) nel 2009. In un manuale pensato ad uso dei docenti sono stati raccolti e commentati i risultati di queste esperienze. Come la realizzazione di uno spettacolo teatrale tra alcuni studenti delle classi prima e seconda con l’obiettivo di rinforzare le conoscenze del romanzo manzoniano “I Promessi Sposi”. O l’apprendimento di alcune leggi matematiche attraverso l’applicazione nel gioco d’azzardo. Oppure ancora la costruzione di aerei di carta con l’obiettivo che rimanessero in aria il più possibile, e la redazione di relativi manuali operativi. Fino alla progettazione e alla costruzione di un vero e proprio Go-Kart. È in questi casi pratici che i 17 istituti partner del Club dei 15 hanno declinato nel concreto la teoria della “Didattica Laboratoriale”. Da Ancona a Pordenone, fino al Varesotto, attraverso la partecipazione al Club dell’ISIS “Isaac Newton” di Varese, scelto come partner dall’Unione Industriali.
L’obiettivo della ricerca, continua  Ribolla nella prefazione, «è di far uscire questi singoli casi dal limbo dell’eccezione ed elevarli a sistema». Partendo da quello che, per il Club dei 15 e le imprese manifatturiere è un dato di fatto: «L’insegnamento come semplice attività volta a impartire informazioni e nozioni non è sufficiente. Occorre stimolare nei ragazzi la passione per l’apprendimento. Il coinvolgimento attivo, in una società come la nostra, non è più un’opzione».
Con un valore aggiunto per l’intero sistema dell’istruzione: «Attraverso la diffusione sistematica della didattica laboratoriale la scuola può tornare a premiare il merito. Non solo quello degli studenti, ma anche del corpo docente».
Dalla ricerca emerge che la “Didattica Laboratoriale” è in grado di garantire quel salto di qualità richiesto alla scuola non solo dalle imprese, ma dallo stesso territorio in cui gli istituti operano e di cui devono tornare ad essere uno strumento di competitività, così come è avvenuto durante gli anni del boom economico.
Nella pratica, infatti, come spiegato ai docenti anche dal Preside dell’ISIS “Isaac Newton”, Giuseppe Carcano e dalla docente dell’Università LIUC, curatrice della ricerca, Daniela Mazzara, la “Didattica Laboratoriale” garantisce risultati importanti. Il primo è l’ottenere studenti più motivati. Il secondo è quello di riuscire, attraverso il laboratorio inteso come metodo didattico, ad accorciare la distanza tra la scuola e la vita reale, preparando maggiormente i ragazzi al mondo del lavoro. Non solo. Altro obiettivo centrato è quello di riuscire, con un lavoro di tipo collaborativo, a sviluppare l’apprendimento anche tra gli studenti più deboli, come in un effetto di trascinamento frutto del lavoro di squadra. Gli apprendimenti inoltre sono più stabili, perché vengono, in un certo senso, conquistati passo passo. Gli studenti diventano poi più autonomi perché dotati di strumenti in grado di sviluppare un pensiero critico. Si stabiliscono infine collegamenti tra discipline, secondo la logica della competenza come abilità che deriva da più ambiti.    (da http://www3.varesenews.it/)

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