Precari, i ricorsi valgono sei miliardi
Data: Martedì, 29 marzo 2011 ore 11:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La stima fatta dai tecnici del ministero dell’Istruzione dice che, se il caso Genova dovesse fare scuola, il costo sarebbe compreso fra i 4 ed i 6 miliardi di euro. Una piccola manovra finanziaria, visto che il decreto anti crisi dell’estate scorsa era di 24 miliardi. Quelle cifre hanno fatto preoccupare il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che le ha lette insieme alla richiesta di valutare ogni possibile intervento sugli organici, compresa l’ipotesi di un pacchetto di assunzioni per coprire i posti che ogni anno vengono assegnati di sicuro ai precari. E che potrebbe mettere le casse pubbliche al riparo dalla probabile batosta dei ricorsi. Il campanello d’allarme è suonato venerdì scorso quando il tribunale del lavoro di Genova ha condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire 15 precari con poco più di 30 mila euro a testa.                       
 Mezzo milione in tutto. In realtà non si tratta delle prima sentenza del genere: già in passato altri tribunali avevano condannato il ministero a riconoscere ai precari diritti garantiti ai loro fortunati colleghi a tempo indeterminato: dagli scatti di anzianità al pagamento dello stipendio durante il periodo estivo. La novità della sentenza di Genova sta nella dimensione del risarcimento e nella sua motivazione giuridica: l’incompatibilità con una direttiva comunitaria che obbliga ogni Stato membro a limitare l’uso dei contratti a termine. Un mix che fa sperare chi è in attesa di un contratto vero e che potrebbe creare seri problemi al bilancio pubblico. Il verdetto di Genova è solo l’inizio: la Flc Cgil segue 40 mila persone che stanno pensando ad un ricorso simile, in tutto le persone coinvolte potrebbero essere 150 mila. Proprio per questo il governo sta studiando come intervenire e già oggi l’argomento sarà discusso al ministero dell’Istruzione insieme ai sindacati. Quali sono le possibili soluzioni? Scontata la decisione di fare appello contro la sentenza, ma si tratta solo di un modo per guadagnare tempo. La richiesta avanzata a Tremonti (valutare ogni possibile intervento sugli organici) potrebbe aprire la strada ad una proposta che fanno da tempo sia i sindacati sia il Partito democratico. L’intervento, ancora tutto da verificare, riguarderebbe un corposo pacchetto di assunzioni fatte pescando dalla lista dei precari. Una soluzione che taglierebbe il numero dei possibili ricorrenti e, almeno in teoria, potrebbe essere fatta quasi a costo zero. Una magia? In realtà no. «Una buona parte dei supplenti — spiega Massimo Di Menna della Uil scuola — viene chiamata ad inizio anno su posti non temporaneamente vuoti ma liberi» . Quei precari, cioè, non sostituiscono chi si assenta per una malattia lunga o una maternità ma coprono un posto che si sa vuoto fin dall’inizio, ad esempio per un distacco sindacale oppure perché ci sono spezzoni di cattedra che non si incastrano. In tutto sono circa 50 mila i posti che, stabilmente, vengono assegnati ai precari. Se sono sempre quelli perché non vengono assunti insegnanti a tempo indeterminato? Finora il ministero dell’Economia ha sempre negato l’ok perché un contratto a tempo determinato è flessibile, cioè può essere tagliato a differenza di uno a tempo indeterminato. Ma la sentenza di Genova cambia la carte in tavola, perché potrebbe essere meno costoso assumere adesso piuttosto che risarcire dopo. «Lo Stato — dice per la Flc Cgil Domenico Pantaleo — potrebbe addirittura guadagnarci, tanto quelli sono stipendi che paga in ogni caso mentre risparmierebbe sulla gestione delle graduatorie» . Una cosa, però, è la soluzione studiata dai tecnici, un’altra la scelta politica. E sia Gelmini che Tremonti hanno sempre parlato apertamente di necessaria riduzione degli organici. «Ma il governo deve prendere una decisione— dice per la Cisl scuola Francesco Scrima — altrimenti la questione verrà lasciata alle aule giudiziarie»  (da Corriere della sera di Lorenzo Salvia)

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