Educazione e risse
Data: Domenica, 27 marzo 2011 ore 19:20:12 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Pasquale AlmiranteSe fra organi di alto profilo istituzionale scoppia una rissa in Tv a colpi di male parole, nulla toglie che similare profilo verbale si possa ripercuotere a scuola che della società è specchio fedele, sia relativamente all'utenza e sia agli insegnanti. E non solo. Ma se passa l'idea della corruttela generale e dello sberleffo delle leggi, non si capisce il motivo per il quale non si possa pretendere dai professori l'aggiramento delle regole che ordinano il funzionamento dell'apparato o quantomeno la loro non strettissima osservanza. Chi dice dunque che a scuola si deve fare solo didattica, incolpando di possibili deroghe i professori sessantottini, fra l'altro ormai estinti, sbaglia e di grosso. Capita allora che, se all'interrogazione o nel compito scritto metti un brutto voto, possa pure scoppiare la protesta che, se rimane nei limiti dell'opportuno dialogo, è costruttiva, ma se sfocia nell'offesa o nell'aggressione si trasforma in altra cosa, molto simile alla rissa fra politici illustri, con la differenza sostanziale che a scuola, tra insegnante e alunno, non si è fra pari. Per innalzare tale essenziale confine si fa allora un bel discutere di autorevolezza del docente, ma non tutti posseggono tale carisma, tranne che fra i titoli di accesso all'insegnamento si pretenda anche una specifica certificazione psichiatrica. In ogni caso, proprio a causa di qualche brutto voto, alcuni genitori hanno protestato così violentemente da costringere dei docenti del “Parini” di Milano a chiedere il trasferimento in altra scuola: “Ci sono madri che vogliono insegnarci come si fa il nostro mestiere. E se i figli prendono voti bassi ci aggrediscono”. E un'altra prof. aggiunge: “Oramai ci si pensa due volte a mettere un brutto voto, c'è troppa paura di ritorsioni da parte dei genitori”. Pur nella convinzione che in nessun altro liceo  questi docenti troveranno pace, il problema sgorga, sia dalla delicata funzione giudicante del docente, che però è misconosciuta persino dallo Stato, e sia da quella formatrice che però si vorrebbe, da parte di genitori prepotenti, presuntuosi e col senso di colpa, cucita attorno al figlioletto. La competizione tra l'altro non guerreggia solo fra le miss e se il prof. sbaglia a centellinare il voto o a declinare qualche giudizio immediata scatta l'ingiuria, come quella perpetrata contro il giudice in tribunale o in passerella. Se poi a tutto questo si aggiunge la campagna inoculata contro i professori: meridionali, ignoranti e fannulloni, il cerchio si chiude, ma dentro il quale però rimane compressa l'intera società che è sempre più restia ad accettare non solo le regole e le leggi, ma anche l'umiltà della proposta educativa o l'autorità di chi comunque rappresenta lo Stato in una delle sue funzioni più importanti e delicate per il futuro della nazione.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 27 marzo 2011





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