Le graduatorie nazionali: perchè non farle? Osta a qualcuno la visibilità dei posti disponibili nell'intero territorio? La lotta di ProfessioneInsegnante è anche di Aetnanet.org
Data: Domenica, 27 marzo 2011 ore 14:50:51 CEST
Argomento: Redazione


Da un po' di tempo chi per un motivo o per l'altro si oppone o dissente dalle presunte novità  strombazzate dalla ministra della istruzione o dai suoi sostenitori è accusato di conservatorismo, di bieca ottusità perchè non  accetta o non capisce le riforme “epocalmente avveniristiche proposte da questi strateghi del “buon governo” platonico e dalle sue sacerdotesse vestali. E' però noto tuttavia che di nuovo, di realmente innovativo e di epocale con questo ministero, c'è solo il coltello col quale si sta togliendo perfino lo scalpo alla scuola italiana e alla sua fondamentale missione educativa.
Eppure basterebbe uno sguardo un po' più attento o semplicemente più modesto per rendersi conto che talune piccole innovazioni si possono fare non solo a costo zero, ma anche con delle semplici leggine che renderebbero la vita un po' più semplice a insegnanti e  funzionari, a dirigenti e soprattutto a quella larga schiera di precari che ogni giorno di più devono proteggerei i capelli per evitare appunto la perdita perfino dello scalpo. Tralasciamo le prospettive di innovazione a nostro avviso straordinarie, come  l'elezione diretta dei presidi,  in attesa che il nostro Polibio disamini la questione con l'arguzia che lo contraddistingue, e andiamo alle graduatorie a esaurimento nazionali che stanno diventando una sorta di bandiera di battaglia in mano all'altrettanto nostro Libero Tassella: cosa osta infatti affinchè le scuole attingano direttamente da una graduatoria nazionale, distinta per classi di concorso? A chi disturba che ciascun precario, in attesa di cattedra, possa scegliere il posto, all'atto della convocazione, su base nazionale e non già su elenchi provinciali? A parte una visibilità più ampia e coerente delle disponibilità di lavoro, si consentirebbero scelte di vita e di futuro al singolo docente sganciante dall'angusto contingente provinciale, dove magari le prospettive sono poche e talvolta anche guerreggiate. La consapevolezza razionale delle disponibilità di cattedre nel territorio nazionale toglierebbe anche la sfida nei confronti della fortuna, per cui si smetterebbe di chiedere, sia alle organizzazioni sindacali e sia ai vari provveditorati, a che punto è la locale graduatoria provinciale in funzione della domanda di incarico. Richiesta che da un lato umilia e dall'altro non restituisce mai le certezza che ciascun docente cerca.   Si ha l'impressione dunque che ci sia una sorta di accanimento irrazionale contro le riforme non solo di buon senso ma anche di maggiore efficienza burocratica, anche perchè il lavoro dei vari Usp verrebbe snellito a tutto vantaggio di elenchi nazionali meglio confrontabili, verificabili e gestibili. Sarà poi intelligenza e responsabilità del singolo docente accettare la nomina lontano dalla sua provincia o cercare una sede a lui più consona. Né crediamo che la mancata istituzione delle graduatorie a esaurimento nazione sia il segnale della intransigenza della Lega ad accettare docenti terroni tra le brume del Po; pensiamo che più semplicemente non si abbia in animo di implementare meccanismi di reclutamento diversi da quelli finora adottati; che manchi quel lievissimo coraggio normativo per semplificare le cose anche perchè, con ogni probabilità, le confusioni, le lungaggini, gli ingarbugliamenti  alla fine fanno comodo a pochi per tenere sotto scacco e forse pure sotto ricatto economico una massa enorme di persone. Le graduatorie nazionali sono una grande prospettiva di inserimento lavorativo per migliaia di docenti e pure un modo per snellire pratiche burocratiche da anni incancrenite sui tavoli ammuffiti dei vari Usp che devono centellinare ore e spezzoni, mentre molte scuole assegnano le ore eccedenti a colleghi di ruolo disposti a tutto pur arrotondare. Una riforma di buon senso, epocale perfino,  anche per i docenti di sostegno, esorbitanti in alcune provincie, carenti in altre e dove magari si potrebbero collocare  professori con specifici titoli evitando così di nominare altri docenti e altri ancora  sprovvisti talvolta perfino del titolo necessario, in un turbinio di attese e di speranze che servono solo a ingrossare le fila del precariato e col tempo anche della disoccupazione.

 Pasquale Almirante
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