Condannati tre presidi: ''Condotta antisindacale''
Data: Sabato, 26 marzo 2011 ore 15:40:07 CET Argomento: Rassegna stampa
Il tribunale di
Bologna con una sentenza emessa quattro giorni fa ha giudicato
antisindacale il comportamento dei dirigenti scolastici dell'istituto
comprensivo 6 di Imola, di quello di Ozzano dell'Emilia e di quello di
Porretta Terme condannando il ministero dell'Istruzione al pagamento di
3mila euro di spese processuali. Lo rendono noto la Fp-Cgil e la Cisl
scuola. Si tratta di un provvedimento, emesso ai sensi dell'articolo 28
dello statuto dei lavoratori, "importante - sottolineano i sindacati -
e molto atteso in questo territorio, ma anche sul piano
nazionale".
Cgil e Cisl avevano fatto ricorso perchè i dirigenti dei tre istituti
si erano rifiutati di inserire nella contrattazione decentrata alcune
materie indicate nell'articolo 6 del contratto nazionale della scuola:
utilizzo dei docenti e del personale Ata in relazione al piano
dell'offerta formativa e a quello delle attività; assegnazione alle
sedi distaccate ed ai plessi; ritorni pomeridiani; articolazione
dell'orario di tutto il personale e criteri per l'individuazione di
quello da destinare alle attività retribuite con il fondo d'istituto.
Queste materie per i presidi erano "ascrivibili all'esercizio dei
poteri dirigenziali e come tali non più soggetti a contrattazione
integrativa", si legge nella sentenza, dopo l'entrata in vigore della
legge Brunetta. Invece questi temi non rientrano negli ambiti che la
legge "vieta esplicitamente alla contrattazione collettiva", scrive il
giudice Maurizio Marchesini. Si tratta di materie "di confine tra
l'ambito della concreta organizzazione del lavoro", escluso dalla
contrattazione, e quello "dell'effetto che le scelte organizzative
esercitano sulle condizioni di lavoro degli addetti - scrive il giudice
- ambito che invece è compreso nella contrattazione collettiva".
In sostanza la trattativa sui "criteri e le modalità" delle materie in
questione "non interferisce con le decisioni organizzative e di
gestione di pertinenza del dirigente", continua la sentenza, "bensì ne
esplicita la trasparenza ai fini della concreta attuazione dei principi
di legalità, imparzialità e buona amministrazione". Quindi, pur nella
"confusa complessità del quadro normativo attualmente vigente", scrive
il giudice, "non appaiono facilmente comprensibili le ragioni del
rifiuto" operato dai presidi, secondo un assunto per altro "immotivato
e non argomentato".
Per il tribunale, dunque, "non appare dubitabile" che la condotta dei
dirigenti sia stata antisindacale, anche perchè "hanno agito sia con
completa coscienza e volontarietà dell'azione, sia con la
consapevolezza che tale condotta poteva integrare gli estremi della
condotta antisindacale". Anzi, alla luce delle comunicazioni inviate ai
dirigenti dal ministero nel settembre 2010 e nel gennaio e marzo 2011,
per il giudice i tre presidi "si sono addirittura posti in aperto e
voluto contrasto con le indicazioni ricevute dai competenti organi
ministeriali", sviluppando una "propria autonoma linea di valutazione e
comportamenti sulla base degli orientamenti dell'associazione
professionale di appartenenza" (nella sentenza viene citata una lettera
inviata da uno dei tre dirigenti alla propria associazione). Per questo
il giudice ordina "la cessazione del comportamento antisindacale e la
rimozione degli effetti", condannando il ministero al pagamento delle
spese processuali.
Per Sandra Soster e Patrizia Prati, segretarie bolognesi di Fp-Cgil e
Cisl scuola, questa sentenza ribadisce "che il contratto nazionale di
lavoro della scuola va rispettato e che gli 'uomini soli al comando'
evocati dalla legge Brunetta non hanno posto nella scuola pubblica (e
forse anche in tutta la pubblica amministrazione)". Ma intanto il
dibattito che si è sviluppato sull'argomento oggetto del ricorso
rappresenta "un ulteriore segnale, purtroppo, dello stato confusionale
prodotto sulla pelle della scuola dai tagli indifferenziati -
aggiungono i sindacati nella nota - dalla mancanza di attenzione e di
rispetto per il lavoro che vi si conduce, dalle riforme ideologiche e
dai suoi improvvisati corifei, come l'associazione nazionale presidi".
I sindacati accolgono quindi "con soddisfazione" la sentenza, "perchè
aiuta a ripristinare più chiare e positive relazioni sindacali, perchè
riafferma la necessità della rsu e della contrattazione decentrata e
dunque fa bene al lavoro nella scuola e per la scuola (Da
Repubblica fonte Dire)
redazione@aetnbanet.org
|
|