Bandiere e palloncini. Dal presidio della Flc di Catania in Piazza Stesicoro.
Data: Sabato, 26 marzo 2011 ore 10:00:00 CET
Argomento: Opinioni


Il tempo sembra fermo in questo primo pomeriggio di fine marzo.
Il primo vero giorno di primavera. Qualche turista già con abiti chiari e leggeri fotografa la statua di Bellini al centro di Piazza Stesicoro. Oggi hanno pure la scenografia di bandiere rosse sventolanti e ombrellone da giardino aperto sul tavolo ricolmo di volantini colorati.
Qualcuno di loro chiede chi siamo. Gli spieghiamo che siamo il sindacato della conoscenza, della cultura, della scuola pubblica. Vogliamo difendere il diritto alla libertà di pensiero e di parola che solo la conoscenza può garantire. Vogliamo difendere il diritto all’istruzione pubblica per tutti e alla formazione permanente. Vogliamo difendere la nostra Costituzione.
Qualcuno risponde che siamo in guerra e tutto il resto è relativo.
Siamo rimasti in due allo scoccare delle quattordici.
La segretaria e il nostro pensionato a tempo pieno. Due generazioni, uno stesso ideale nel cuore e nella testa.
Si parla del più e del meno, un po’ sconsolati. Oggi il nostro sindacato è ancora in piazza, come tante e tante altre volte. Ci crediamo ancora alla difesa dei diritti, alla dignità del lavoro, alla tutela di chi quel lavoro ce l’ha, o di chi lo sta perdendo in nome di slogan inutili e roboanti che nulla hanno a che vedere con la realtà di ogni giorno e con le difficoltà di migliaia e migliaia di lavoratori e di famiglie.
Ci ritroviamo un po’ sconsolati a dirci che, per quanto si faccia anche l’impossibile, la consapevolezza della gente è ancora evanescente e le coscienze intorpidite da comunicazioni mediatiche vuote e volutamente mistificate, non consentono a tanti una visione chiara del grave periodo storico che ci troviamo a vivere e del pericolo che una politica, autoreferenziale e concentrata solo sulla difesa dei propri privilegi di casta, rappresenta per la sopravvivenza di quei diritti fondamentali che pensavamo fossero ormai patrimonio indiscutibile della democrazia italiana.
Noi siamo qui e continuiamo ad esserci ma la fatica è tanta. Occorre continuare a crederci per noi e per i nostri figli, ma i giovani dove sono?
Le parole non hanno più senso se devono finire con la generazione degli ultraquarantenni o riproporre schemi mentali di cinquantenni ancora innamorati di forme di lotte anacronistiche inutili se non peggio.
Sconsolati. Questa è la parola giusta.
Un gruppo di ragazzi si avvicina al tavolo. Stranamente non preannunciati da alcuno schiamazzo. Solo da cristalline risate quasi sottovoce.
Ci chiedono chi siamo e cosa stiamo facendo. Per cosa si firma.
Sono studenti. Alcuni universitari.
Stanno andando a presentare un programma di una radio locale. Fanno anche gli animatori nei villaggi turistici per aiutare le famiglie a pagare le tasse universitarie, ormai insostenibili per un reddito anche medio.
Firmano tutti e restano con noi in questo pomeriggio che diventa più allegro.
Fanno anche di più. Tirano fuori dai loro zainetti tanti palloncini colorati, iniziano a gonfiarli e li trasformano in fiori, cuori, animali. Presto la ringhiera della piazza, le aste delle bandiere, l’ombrellone si animano di forme e colori inusuali e fantastici.
La gente inizia a fermarsi. I bambini trascinano le mamme perché vogliono guardare i palloncini.
Non siamo più in due ma in tanti. E’ bastato un piccolo gesto generoso. I giovani sono anche questo per fortuna. Alle quattro del pomeriggio la piazza è piena di bandiere e palloncini. E il nostro presidio diventa una festa.
Quando i ragazzi ci salutano vogliono i recapiti del nostro sindacato.
Portano via i nostri volantini in cui si spiegano le motivazioni dello sciopero generale del 6 maggio. Perché vogliono parlarne nel programma radiofonico che vanno a presentare. Perché vogliono parlare di noi come sindacato e come persone. Perchè vogliono continuare a parlarne con i loro amici e coetanei.
Li guardiamo andare via. Quasi commossi.
Quando ripieghiamo bandiere e striscioni e carichiamo tavolo e ombrellone in macchina pensiamo che ne è valsa la pena. La stanchezza ha un senso.
Saremo di nuovo in piazza il 10 aprile. Lo abbiamo detto ai ragazzi.
Speriamo tanto di rivederli con i loro palloncini.
E speriamo che ancora la statua di Bellini possa osservare dall’alto una piazza colorata di bandiere rosse e palloncini arcobaleno.

 Antonella Distefano
segretario provinciale flc Catania






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