L'humanitas racchiudendo l'uomo ingloba, anche in tempi globalizzanti, ogni uomo e in ogni latitudine
Data: Venerdì, 25 marzo 2011 ore 09:50:00 CET Argomento: Redazione
“Tutti i
cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Così recita l’art.3 della nostra Costituzione. E da qui vorrei trarre
lo spunto per fare alcune considerazioni.
Se è vero che ciò che rende comunicabili le differenze culturali è il
fatto che tutte le culture, anche quelle in apparenza più
incomprensibili, o più chiuse, sono pur sempre sotto il segno
dell’humanum, - e per ciò stesso, appunto, traducibili e comunicabili-
; e se è vero anche che, in quanto uomo, “ nihil
humani alienum a me puto”; ebbene, e’ proprio
allora, in forza di questa comune appartenenza alla
“humanitas”, che ci dobbiamo sentire veramente uguali tutti di
fronte alla legge, non solo come cittadini, ma anche, e
soprattutto, come persone… umane!
La società multietnica e multiculturale, verso la quale - bon
gré, mal gré - conduce il fenomeno delle nuove immigrazioni,
impone nuove direttive di valori per le quali, oggi, il modello
pluralistico, e integralistico, deve prevalere, o comunque fare aggio
su quello dell’assimilazione “neutralizzante”, se si vuole che il
principio di eguaglianza possa trovare effettivo
avvaloramento come diritto anche alla “diversità”. Del
resto, in un mondo globalizzato “, come quello in cui viviamo,
anche la logica, e la pratica, del diritto si debbono
“globalizzare“, nella misura in cui nell’affrontare una
controversia o nel mediare dei contrasti, si avverte – oggi più che mai
- la necessità di testimoniare ” anche” la
possibilità di tradurne i termini in un linguaggio che accomuni i
contendenti, comprendendone le ragioni e le necessità
umane, sociali, culturali, e sforzandosi di salvare le loro
diversità, di integrarli fornendo loro nei fatti la
possibilità, appunto, di un sistema di comunicazione
universale, che li faccia sentire veramente eguali e non stranieri o,
peggio, clandestini...La diversità – non dimentichiamolo- costituisce
un fattore di arricchimento e di progresso reciproco per l’umana
società.
In tale prospettiva, veramente l’integrazione assume una forte
valenza educativa. E la scuola, come tutte le altre istituzioni
aventi funzioni educative, può ( e deve) alla luce, “ anche “,
dei principi costituzionali, favorire i processi di integrazione, e lo
sviluppo non conflittuale ma armonico di una società multiculturale e
multietnica; può ( e deve), avviare e spronare i
giovani alla formazione dei grandi valori racchiusi nella nostra
Costituzione che ci richiamano a trascendere le diversità
ideologiche, politiche, religiose, ecc.ecc,.in nome di una
convivenza più tollerante, più civile e umana!
Questa è la grande sfida della scuola di domani; la nuova “ fede
democratica secolare” della nostra società post-moderna.
Nuccio Palumbo
redazione@aetnanet.org
|
|