''La scuola aiuti i genitori a diventare educatori''. Il caso dei docenti del Parini di Milano
Data: Venerdì, 25 marzo 2011 ore 07:08:42 CET Argomento: Rassegna stampa
“Vogliono
cacciarmi perché sono severa”. E’ quanto scrive una docente del Liceo
Classico Parini di Milano in una lettera indirizzata ai colleghi e alle
famiglie. “Sono costretta a lasciare perché vittima di una campagna
denigratoria da parte di genitori urlanti”. Anche altri quattro
insegnanti hanno deciso di chiedere il trasferimento. Il parere del
Vice Presidente dell’ANP Associazione Nazionale Dirigenti e Alte
Professionalità della scuola, il professore Mario Rusconi, preside del
Liceo Scientifico Newton di Roma. Preside, qual è
la posizione dell’ANP di fronte a questa vicenda?
Noi solidarizziamo con l’insegnante e con il preside del Parini, però
con un’accortezza: non scagliandoci cioè con i genitori. La scuola deve
fare una politica di apertura nei riguardi dei genitori cercando di
educarli al mestiere di accorto educatore. Non diciamo che hanno
ragione al 100% insegnanti e presidi e torto i genitori. Questi ultimi
vivono un momento difficile. La scuola, da parte sua, ha il difficile
compito di intervenire affinché i genitori siano meno “perdonisti”, più
coscienti delle difficoltà dei loro figli e dedichino loro più tempo.
Cosa deve fare in questo caso la Scuola?
La scuola ha gli strumenti per impedire che pressioni indebite possano
incidere sull’andamento scolastico dello studente o peggio ancora
sull’atteggiamento degli insegnanti. Il preside e il collegio dei
docenti devono potere intervenire per impedire che avvengano indebite
pressioni, fermo restando che la scuola è tenuta ad ascoltare i
genitori quando ci sono delle buone ragioni per dar loro credito.
Nel suo Liceo ci sono stati casi di genitori particolarmente invadenti?
Si, molte volte i genitori invece di fare mea culpa su quelle che
possono essere le carenze nell’educazione e formazione del proprio
figlio, si scagliano sulla scuola ricorrendo anche alla magistratura.
Soltanto due anni fa, nel nostro Liceo Newton, abbiamo avuto tre
ricorsi al Tar e uno addirittura al Consiglio di Stato per bocciature
di studenti che avevano quattro gravi insufficienze in latino,
matematica, fisica, inglese. Alunni, insomma, con grosse difficoltà
nonostante i corsi di recupero fatti dalla scuola. I ricorsi sono stati
fatti da genitori che sostenevano che i loro figli non erano stati
compresi dalla scuola.
Con che tipo di genitori si trova a dialogare oggi la Scuola?
Oggi ci troviamo di fronte a genitori che io definirei molto spaesati.
Non me la prendo con loro, anzi, in qualche caso, uso un termine forte,
li compiango. La presa educativa della famiglia su molti ragazzi non è
molto ampia. E’ difficilissimo fare il genitore in questo momento in
cui papà e mamma lavorano, vanno via la mattina e tornano la sera, gli
studenti hanno a che fare con Facebook, hanno in mano il cellulare a
otto anni. Gli studenti sono in balia dei media che propongono sempre
di più un modello di successo facile, mentre la scuola è ordine
mentale, impegno, è anche fatica. I genitori in questo senso si trovano
a dover recuperare una situazione e ad avere poco da dedicare ai figli.
Il segreto quindi è il dialogo tra scuola e genitori?
Si, il dialogo. Fermo restando che si difendono le ragioni degli
insegnanti e della scuola se qualche genitore smodatamente cerca di
intervenire al di là di qualsiasi canone logico.
Emanuela Sandali (da http://www.tgcom.mediaset.it/)
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