Presidi tuttofare: ora sono anche supplenti
Data: Giovedì, 24 marzo 2011 ore 09:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Dal Parini al Vittorio Veneto, i licei non hanno i soldi per pagare la sostituzione dei prof assenti E i dirigenti scolastici si improvvisano docenti. D’Elia: «Meglio così che far saltare le lezioni»
Ogni tanto tengono lezioni di storia. Altre volte si trovano a spiegare le terzine danetesche o gli autori dell’Illuminismo. Eclettici per necessità, sono i presidi delle scuole superiori di Milano. Che sempre più spesso abbandonano l’ufficio per sedersi dietro alla cattedra e stare in classe con i ragazzi di prima, di quarta o di quinta. Il motivo? Mancano i supplenti. Quando qualche insegnante si ammala e avvisa la mattina stessa sono guai seri. Con le nuove normative infatti, gli insegnanti di lettere non possono più coprire le ore di supplenza come facevano un tempo e i buchi, nella tabella degli orari, sono tanti, spesso ingestibili: l’allineamento delle cattedre a 18 ore non dà più la possibilità agli insegnanti di dire: «Sono disponibile a coprire eventuali assenze dei colleghi».                  
E la coperta è sempre troppo corta. «Un tempo erano gli insegnanti di lettere a coprire le ore vuote - spiega il preside del Vittorio Veneto, Michele D’Elia - Ora, in mancanza d’altri, ci vado io».
Lo stesso copione va in scena negli altri istituti milanesi. Ad esempio al classico Parini, dove il preside Carlo Pedretti spesso e volentieri si trova a fare le veci delle sue professoresse: chiude la porta del suo ufficio, avvisa i bidelli che è in III B o in una delle quinte ginnasio, prende il registro e «si mette il cappello» del professore. «Ragazzi, adesso avreste l’ora di greco? Benissimo, prendete il libro di grammatica a pagina 120». Del resto, in epoca di autonomia e di tagli, i soldi sono sempre meno e vanno gestiti con oculatezza. Il budget previsto nel bilancio della scuola per pagare le supplenti non basta mai, e allora ci si arrangia come si può. Le lezioni dei presidi sono - neanche a dirlo - del tutto gratuite e se non altro permettono di risparmiare qualche euro. Sempre meglio che lasciare l’ora buca o intrattenere i ragazzi con la proiezione di un film o attività del genere.
«In fondo - spiega Michele D’Elia, che si è visto passare sotto gli occhi generazioni di liceali - passare un po’ di tempo con i ragazzi fa sempre piacere. Stando con loro in classe mi rendo conto di tante cose, del loro livello di preparazione, di cosa hanno bisogno. Del resto sono insegnante anche io». E non mancano le interrogazioni. Che, diciamo la verità, essere interrogati dal preside ha tutto un altro sapore e non è mai una passeggiata. Eppure va così. Se non altro i ragazzi non rimangono indietro con i programmi. «Non possiamo lasciare ore buche - spiega D’Elia - in particolar modo per gli studenti dell’ultimo anno che si stanno preparando alla maturità e che non possono perdere tempo».
I presidi tutto fare sono una necessità per le scuole milanesi: le casse rimbombano talmente sono vuote. «Non possiamo mica chiamare i supplenti da un momento all’altro e dire che li pagheremo l’anno prossimo - sostengono i dirigenti scolastici - È una questione di rispetto per il loro lavoro e di diritto alla retribuzione».
In sostanza, il vero spauracchio per i presidi sono le malattie degli insegnanti, che pesano molto più di quelle degli studenti. Le assenze dei ragazzi ci sono, soprattutto se si calcola che in certi periodi dell’anno viene organizzato un corteo alla settimana, ma il fenomeno dei «latitanti» non è così acuto e si è assestato su cifre identiche, di anno in anno. «Al Vittorio Veneto - aggiunge D’Elia - non c’è un grande assenteismo. In media, quando c’è una manifestazione, mancano 300 studenti».   (da ilGiornale.it di Maria Sorbi )

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