Modena a scuola di ceramica
Data: Giovedì, 24 marzo 2011 ore 07:25:41 CET
Argomento: Rassegna stampa


Per ora è una stretta di mano, tra qualche anno potrebbe diventare una firma su un contratto di lavoro. Con questo obiettivi gli studenti dell'istituto tecnico industriale "Fermi" di Modena  hanno partecipato alla cerimonia di premiazione delle eccellenze durante la quale è stata sottoscritta una convenzione con Confindustria Ceramica e Federchimica Ceramicolor, l'associazione nazionale colorifici ceramici. Una quarantina di loro, selezionati tra le classi quarte e quinte, potranno partecipare a circa cento ore di corsi volontari - che si svolgeranno di pomeriggio dopo le lezioni canoniche, per intenderci -, stage estivi di quattro settimane e visite ad aziende del distretto tra Modena e Reggio Emilia. Durante queste "lezioni extra", gli studenti saranno affiancati dai propri insegnanti, da tecnici di laboratorio e da imprenditori.                     
  Le associazioni, oltre a fornire propri tecnici per la formazione e per l'affiancamento ai docenti, investiranno alcune decine di migliaia di euro per contribuire ai corsi e per rinnovare la strumentazione presente nei laboratori della scuole; le aziende, invece, s'impegneranno a seguire gli studenti nel periodo estivo. «Io sono di vecchio stampo: durante lo stage nella mia azienda i giovani lavorano accanto ai tecnici di laboratorio e alla sera fanno lezione teorica con me», racconta il presidente di Federchimica-Ceramicolor, Angelo Lami, ex professore di Chimica dello stato solido proprio al "Fermi" di Modena. «I ragazzi - aggiunge - così si sentono già parte attiva del mondo del lavoro». «Per vincere la competizione mondiale, in un settore come quello della ceramica - secondo Carlo Cottica, presidente della Commissione Università, Scuola e Formazione di Confindustria Ceramica - dobbiamo investire sulle "teste". La piastrella non è più qualcosa di statico, si è man mano sviluppata e richiede un aggiornamento continuo. La scuola è sempre in ritardo e rischiamo di trovarci lavoratori che, appena terminati gli studi, sono in ritardo di cinque anni. Iniziative come questa sono la chiave di volta per il futuro del made in Italy».    (da http://www.ilsole24ore.com)

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