Gelmini, ministra impreparata
Data: Venerdì, 18 marzo 2011 ore 08:28:25 CET Argomento: Rassegna stampa
La ministra
Gelmini, da Fazio, si applica ma non è preparatissima: dice che nella
sparata contro la scuola pubblica Lui è stato frainteso (e fin qui, la
lezioncina l’ha imparata), però Fazio la interroga su “inculcare”: non
è verbo sbagliato, grondante imposizione e non educazione, sia se
riferito ai valori (negativi, per il Premier) trasmessi dai professori,
sia se relativo a quelli (positivi, sempre per il Premier) proposti
dalla famiglia? Ovvero: un capo del governo che, nel giudicare
malamente la scuola pubblica, si esprime malamente, non dimostra – al
di là del contenuto – di non essere all’altezza di giudicare la scuola
pubblica? La ministra non risponde: fa finta di non capire, o – peggio
– non capisce? Sarò fazioso: propendo per la seconda ipotesi.
Però ha imparato altro: dire “piuttosto che” in senso disgiuntivo, per
intendere “oppure”, “o anche”, è trendy, e perciò lo dice. Ma non sa
che dirlo in quel senso è sbagliato. E’ sbagliato, ma lo dicono in tv,
lo dicono molti anche di sinistra (figli di quelli che dicevano “nella
misura in cui”?), e pure i radical chic: se la ministra scopre che
parla come loro, avrà uno choc. E poi ha imparato a memoria, è il suo
“argomento a piacere” preferito, quella del ‘68 origine di tutti i mali
scolastici, fonte di qualsiasi disgrazia (dis)educativa, primo motore
immobile di ogni sciagura (d)istruttiva. Qui va in automatico: lo dice
e lo ripete. E quando Fazio – a proposito dei tagli agli insegnanti di
sostegno – osserva che al ‘68 (controverso come tutti i movimenti
complessi, ambiziosi, travolgenti e stravolgenti) si deve anche il
fatto che oggi non sia più concepibile l'idea di classi o scuole
differenziate per i disabili, lei non capisce. Non capisce o non sa
cosa fosse la scuola italiana prima del ’68, quale attrezzatissima
palestra di discriminazioni culturali, quale laboratorio scientifico di
emarginazioni sociali, quale produttiva fabbrica di epurazioni di menti
e corpi imperfetti. Non sa o non capisce che, più odiosi e spaventosi
degli eccessi dell’egualitarismo, ci sono stati gli eccessi del
“differentismo”, e che antiche forme di privilegi permangono, anche
come progetto nella mente di alcuni. Non sa o non ricorda che
Berlusconi, nell’ultimo faccia a faccia con Prodi delle elezioni 2006,
gli imputò di volere una società in cui i “figli degli operai” siano
uguali ai “figli dei liberi professionisti”. Un Premier che, a parte la
forma di cui scrivevo all’inizio, si esprime con concetti simili, è –
fra l’altro - la prova vivente del disastro della scuola pre-’68.(Da
L'Unità di Enzo Costa)
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