Il doppio handicap abbandonato
Data: Venerdì, 18 marzo 2011 ore 05:00:00 CET
Argomento: Redazione


“La Gelmini esclude i bambini disabili dai Giochi della Gioventù”. La notizia corre, ormai, di bocca in bocca e con Internet, attraversa, da un capo all’altro, la penisola. “Ma come si fa a cacciare da una bella occasione di socialità e divertimento coloro che dovrebbero essere in cima ai nostri pensieri? Non ci si crede ma è vero…” ribattono diverse testate giornalistiche e blog.
A me piace, invece, rispondere a questa notizia “incivile che ha dell’incredibile” (non ho saputo trovare altri termini) con le parole del mio caro amico poeta, Angelo Signorello. Una denuncia, la sua, ferma e dignitosa.
"Spero che esista l'inferno perché non potrei chiedere a un eventuale Dio di essere clemente con chi  imbottisce di barbiturici e psicofarmaci micidiali le persone handicappate perché, all'interno degli istituti e delle proprie case, la loro presenza è un dramma e spesso viene considerata un peso dal quale sbarazzarsi. Sì! Sarà pure un dramma, lo sottoscrivo in pieno, ma per quanto sia  terribile avere un parente o un assistito psicolabile grave trovo al di fuori di ogni logica umana sedarlo abusando con psicofarmaci. Per un attimo oso esprimermi, per assurdo, gettando sul fuoco altro alcool  con un pizzico di malignità, ovviamente, a mie spese. Vorrei ipotizzare che, recluso dentro le quattro mura domestiche o d'istituto, abitasse una persona handicappata che apparentemente assumerebbe atteggiamenti irrazionali e che gli venga riservato lo stesso trattamento bestiale in cambio di una terapia che lo porti, invece, a migliorare le sue capacità residue. E se queste persone con tale tipologia gravissima invalidante fossero sul serio sotto scacco, del tutto inerti dinnanzi a dei boia che con l'abuso di medicine vogliono ottenere per l’appunto il processo inverso? Purtroppo l'ipotesi azzardata non gioca molto di fantasia, ma è una realtà eclissata dinnanzi alla quale non si dà il giusto rilievo, e così, se per una persona, tra virgolette handicappata, integrata nella società che va incontro a problemi che nessuno prende di petto compresi i diretti interessati, per chi vive intrappolato in uno psicofarmaco per il volere altrui, il buio è e resta pesto. Parliamo di esseri umani che anche se hanno gravi deficit cognitivi provano gli stessi istinti, le stesse emozioni di chi ha una psiche integra, pur se vengono decodificati in maniera diversa. Di queste storie, dove il silenzio diviene arma vigliacca puntata contro i più vulnerabili, ce ne sono a centinaia o forse molti di più, nelle fessure strette della nostra società, solo che i protagonisti non possono manifestare, non possono spiegare che il loro handicap, in realtà, è un doppio handicap. Sono delle vite abbandonate a se stesse, dove i grandi assenti sono troppo spesso le Istituzioni che dovrebbero verificare l'effettivo stato delle cose e non con delle ispezioni fatte “una tantum”, spesso da gente inesperta che magari non nutre alcun interesse ad agire seriamente. Per esempio, ciò che mi lascia abbastanza perplesso in questi posti ghetto è che non si accetta il volontariato. Cosa si vuole nascondere? Se non avessero scheletri nell'armadio dovrebbero accogliere chi vorrebbe regalare il proprio calore umano, perché l'affetto molto spesso è la migliore medicina per una persona con disturbi comportamentali. Sono solo un uomo di strada, lungi da me fare lo spocchioso o il cattedratico, ma se mi permetto di esprimere delle opinioni, talvolta spinte, è perché in un certo senso, come dice F. Battiato, ''vivo vite parallele''. La malattia o l'handicap non si combattono grazie solo all'uso o l'abuso di farmaci, ma l'ausilio più efficace è l'affetto. Sono i famigliari, gli operatori e i volontari che con la loro attenzione possono davvero migliorare la condizione di vita dei nostri amici. E perciò, concludendo, ribadisco la mia assoluta condanna per chi, tramite un bombardamento di medicinali e quant'altro, vuole portare ad una distruzione di ciò che resta di queste persone, sia a livello psicologico che motorio. Chiedo invece aiuto per chi scommette sui processi riabilitativi e d'affettuosità perché la morale della favola sta nel garantire loro l'adeguata terapia e amarli affinché possano acquisire il diritto di essere trattati, finalmente, da persone e non da oggetti sui quali fissare comode scadenze".
 
Arcangelo Gabriele Signorello





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