I Pasdaran, Il sussidiario.net e il dibattito tra scuola pubblica e privata (o paritaria)
Data: Martedì, 15 marzo 2011 ore 15:10:48 CET
Argomento: Redazione


Quando si accende una miccia, bisogna anche avere il buon senso di limitarne la deflagrazione e soprattutto di evitare steccati dentro cui mettere gli oppositori per liquidarli. Sul Sussidiario.net  di questi giorni è un esplodere moschettiero contro non meglio precisati Pasdaran, difensori cioè a tutti i costi della scuola pubblica contro quella privata, in una assimilazione poco felice coi guardiani del capo, pronti a tutto per difenderlo dai nemici. Benchè non si capisca chi sia il capo che i Pasdaran dovrebbero proteggere vediamo di capire, dal nostro punto di vista, la questione, delicata ma semplice nello stesso tempo.
Cosa dice l'articolo 33 della Costituzione:
“La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” L'articolo  è assolutamente chiaro nel garantire la libertà di educazione per tutti quei cittadini che volessero affidare la formazione dei figli ad altri enti che non sia lo Stato, ma, viene aggiunto, senza che questa scelta pesi finanziariamente sulla collettività. Il punto allora è capire perchè i padri costituenti, fra cui facevano parte anche cattolici di primissimo piano, abbiano inserito questa postilla che oggi è messa in discussione e attorno alla quale si è aperta questa sorta un appassionato quanto opportuno dibattito. Il problema dunque non è incentrato sulla qualità dell'insegnamento (su questo punto tuttavia il nostro sito ha pubblicato uno studio de “La Voce” con cui si dimostra che le scuole pubbliche sono meglio preparate delle private http://www.lavoce.info/articoli/-scuola_universita/pagina1002185.html), ma sui finanziamenti che lo Stato  dovrebbe elargire alle scuole, che per comodità chiamiamo private, esattamente come avviene con le pubbliche proprio perchè, si dice, svolgono la stessa funzione benchè garantiscano, altrimenti non sarebbero tali,  degli obiettivi educativi particolari o comunque più gradite a gruppi più o meno numerose di famiglie. Ed è proprio qui il nocciolo, perchè tale libertà educativa presuppone l'implementazione di una didattica e una metodologia funzionale a dei principi ideologici, seppure non  difformi ai dettami costituzionali, che possano andare a soddisfare rischiosamente  un esiguo gruppo di persone. Infatti proprio per lasciare ampi spazi di libertà e per non venire meno alla richiesta da parte di gruppi di cittadini viene dato al privato la possibilità di scegliersi il copro docente in modo assolutamente autonomo  e senza vincoli di graduatorie o di punteggio, ciò che invece nel pubblico non avviene, in quanto garante di quell'insegnante è lo Stato stesso che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di religione, razza, appartenenza politica ecc. Lo Stato infatti recluta non sulla base di simpatie politiche o personali o ideologiche o religiose, ma su titoli, anzianità di servizio, abilitazioni oggettive e stabilite dai suoi stessi ordinamenti e dai suoi funzionari. Per questo se il privato pretende una propria  libertà educativa deve essere a carico di chi ha questa esigenza e non si possono addossare alla collettività  oneri per  pagare il salario ai suoi docenti o i costi per le  strutture e l'organizzazione complessiva che sono tutti elementi chiaramente funzionali a una specifica formazione  ideologia e a uno specifico progetto educativo, qualunque esso sia, tant'è che appunto i professori vengono reclutati da queste scuole non su graduatorie  rigide avallate dallo Stato, ma sulla base della loro formazione ideologica o sul gradimento del direttore. Che significa infatti “libertà di educazione” se non di educare i propri figli sulla base di un preconcetto ideologico particolare, distinto, unilaterale? Per scendere nello specifico, che senso avrebbe per una scuola islamica, che ha un proprio progetto educativo e una propria ideologia-professione e che col tempo sicuramente nasceranno in numero preoccupante, reclutare un docente, diciamo così, leghista o cattolico o ateo? O per una futura scuola cinese un docente che non sia di fede e formazione cinese? Non si svilirebbe se così non fosse quel principio tanto richiesto di libertà educativa? Ma di più: implementando e allargando la nascita di tante scuole funzionali a questa presunzione di libertà, non c'è pure il reale rischio che possano sorgere altrettante piccole agenzie formative, non solo in possibile lotta fra di loro, ma anche in conflitto ideologico cosicché si creino piccole comunità scolastiche o micro cittadelle fortificate magari con forti steccati che dividono e confliggono fra loro? Il problema è dunque legato al reclutamento dei docenti la cui verifica sul piano ideologico allo Stato, per norma costituzionale, non compete, ma alle scuole paritarie invece è di prassi perchè in caso contrario sarebbero come le pubbliche e quindi inutili da un punto di vista educativo e formativo. Per questo non capiamo chi siano i Pasdaran e chi i loro diretti competitor.  

 Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org






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