Anche Brescia in piazza per la Costituzione
Data: Domenica, 13 marzo 2011 ore 17:41:29 CET Argomento: Rassegna stampa
LA
MANIFESTAZIONE. 13/03/2011 - Piazza Rovetta si è nuovamente riempita
dopo la mobilitazione del 13 febbraio scorso: con associazioni e
partiti i bresciani di diverse età
In città la manifestazione è stata caratterizzata anche
dall'opposizione a Berlusconi, senza la partecipazione di esponenti di
destra. Tra i temi più sentiti la difesa della scuola pubblica.
«Dopo il 13 febbraio nuovamente piazza Rovetta piena di gente» osserva
soddisfatto dal palco Damiano Galletti, segretario della Camera del
Lavoro di Brescia che ha promosso il presidio di ieri pomeriggio in
difesa della Costituzione e della scuola pubblica assieme a Libertà e
Giustizia, Anpi, Arci, Unione degli studenti, e al quale hanno aderito
Pdci, Prc, Sel, giovani Idv, Auser, Popolo Viola, Movimento 5 stelle,
Meetup Beppe Grillo, Agende Rosse, Se non ora quando. Esponenti di
partiti e associazioni in piazza senza bandiere specifiche ma solo con
il Tricolore, accompagnati da centinaia di cittadini di ogni età.
LA TRASVERSALITÀ generazionale è quello che più colpisce di questa
iniziativa, che a livello nazionale vedeva molti partiti - in diverse
piazze italiane tra gli organizzatori c'erano anche realtà di
centrodestra - ma che a Brescia era caratterizzata dall'assenza della
destra. Nonni e nipoti, genitori e figli, professori e alunni, con
bandiere italiane e cartelli che spaziavano dal più scontato
«Berlusconi dimettiti», al più originale «Discorso di Pericle agli
ateniesi», retto da Edoardo, 13 anni, studente della media «Lana», in
piazza con la madre «soprattutto in difesa dell'articolo 9 della
Costituzione, quello sulla scuola pubblica - spiega con competenza -
che oggi mi sembra più scadente rispetto al passato: non facciamo più
gite e i professori devono fare supplenze gratuitamente». Quando gli
chiediamo che cosa significa per lui il Tricolore la sua sicurezza
vacilla leggermente: «È il simbolo dell'Italia unita - risponde - ed
essere uniti è importante per farcela tutti assieme». Più drastica
Elisa, di terza superiore al Gambara: «Per me il Tricolore non
significa nulla, non credo nella patria e di questi tempi non vedo la
presenza di valori, anche se ce n'è un gran bisogno».
Con stupore misto ad amarezza la sua professoressa di filosofia,
Silvana Gitto, ascolta e ribatte: «La scuola sta insegnando cose
sbagliate, non insiste sui valori importanti: nelle mie ore cerco di
esaltare l'onestà e la giustizia; in questi tempi mi dispiace non
insegnare anche storia». La professoressa porta al collo un cartello
con scritto: «Formazione escort, scuola privata cercasi» e quando le si
chiede di spiegarlo un sorriso beffardo le si disegna sul volto:
«Bisogna al più presto aprire una scuola di bunga bunga, se poi si
vuole fare i corsi del Cepu!».
Anche Stella Uberti, universitaria di 20 anni, regge un cartello che
riporta l'articolo 9 della Costituzione, assieme ad un altro che
richiama un illustre precedente storico: «I have a dream», e sotto la
scritta la figura di Berlusconi dietro le sbarre. «Mi sta molto a cuore
la parte della Costituzione dedicata alla scuola pubblica» spiega.
Mentre quando si sposta il discorso alla bandiera italiana, risponde:
«Noi giovani abbiamo perso il riferimento a questo simbolo: io non mi
sento patriottica, perché non mi sento rappresentata dall'Italia di
oggi né da questo governo di cui non condivido soprattutto il modo
intollerante di pensare». Per quel che riguarda l'unità infine Stella
valuta che «è sì valore, che però oggi è minato, soprattutto dalla
Lega».
Oltre a queste presenze giovani in piazza vi sono anche persone più
adulte o anziane, dagli aderenti all'Anpi ai sindacalisti.
Ascoltano le letture di alcuni articoli della Costituzione e i commenti
di chi li declama, come quello di Gisella Bottoli, tra le principali
organizzatrici, che, oltre a ricordare «perché siamo qui: in difesa di
una democrazia che sta rischiando di diventare una parola vuota, per i
diritti e non per i favori, per la sicurezza e non per la protezione»
lancia un monito ai partiti di sinistra: «Con questo governo non c'è
niente da ridiscutere sulla Costituzione». Parole accolte da uno
scroscio di applausi, che si ripetono quando Marco Fenaroli, presidente
dell'Anpi, legge l'articolo 13, che sancisce l'inviolabilità del
domicilio, osservando che «a molti immigrati degli oltre 180mila
presenti sul territorio bresciano questo articolo non è garantito, come
è successo a White Christmas e in tante altre occasioni meno eclatanti».
LA PIAZZA è stato anche un luogo di promozione per prossime iniziative
in difesa dei diritti, dall'incontro «Donne e Costituzione» di lunedì,
a quello del 22 marzo con Marco Bersani in difesa dell'acqua pubblica,
ad altri momenti sparsi in tutto il bresciano a testimonianza di una
voglia di partecipazione che il presidio di ieri ha nuovamente
confermato.
Attorno alle 17 il presidio si scioglie, con i saluti affidati alla
musica che ha accompagnato il pomeriggio e che termina con «Valle
Giulia», canzone studentesca di tanti anni fa ma che sembra scritta dai
manifestanti di oggi, con il suo ritornello che ripete: «No alla scuola
dei padroni, via il governo dimissioni».
Irene
Panighetti (da Bresciaoggi)
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