Di Menna: un new deal per la scuola Qualificare la spesa pubblica e investire in istruzione Riconoscere e valorizzare il lavoro che si fa nelle scuole
Data: Venerdì, 11 marzo 2011 ore 20:00:00 CET Argomento: Sindacati
Una legge del 1911 –
dell’allora ministro dell’Istruzione Credaro rappresenta una piccola
rivoluzione positiva nell’Italia appena unificata.
A rileggerla oggi – spiega Massimo Di Menna nel suo intervento nel
corso dell’iniziativa nazionale ‘La scuola unisce l’Italia’ che si sta
svolgendo oggi a Roma – si scopre che questa legge non solo ha dato un
contributo decisivo all’assolvimento dell’obbligo scolastico ed alla
lotta contro l’analfabetismo ma ha posto le basi per innovare e
modernizzare il sistema scolastico italiano.
Che prevede la legge Credano?
Passa le scuole alle dirette dipendenze dello Stato e stabilisce che lo
stipendio dei maestri elementari è a carico del bilancio dello Stato, e
non più dei Comuni. Una scelta che rafforza la presenza dello stato e
supera i vincoli derivanti dalle situazioni delle diverse municipalità
italiane.
Istituisce i Provveditorati agli Studi. Istituzioni – commenta Di
Menna - che hanno svolto la loro funzione di coordinamento per cento
anni, e solo da qualche anno sono stati superati dalla nuova
legislazione che passa le loro competenza alle direzioni regionali e
alle scuole. Andrebbero ora individuate nuove soluzioni
Trasforma i Patronati in enti di diritto pubblico che i comuni devono
istituire obbligatoriamente. La questione riportata ai nostri giorni è
quella del sostegno allo studio, attraverso, ad esempio, l’istituzione
di borse di studio per studenti meritevoli.
Stanzia fondi per le biblioteche scolastiche e popolari, per l’edilizia
scolastica e per migliorare gli stipendi dei docenti.
Credaro realizza, di fatto, un piano di investimenti articolato su
quelle che sono le reali esigenze delle scuole e degli insegnanti
passando dai libri all’edilizia.
Piano di investimenti che appare quanto mai necessario anche oggi. Le
risorse – aggiunge il segretario generale della Uil scuola – possono
essere individuate eliminando sprechi, spese inutili di amministrazioni
ridondanti, eccessive spese per il funzionamento della politica,
attingendo a quella parte di ricchezza nazionale evasa o spesa in
attività che non servono al Paese.
Agli investimenti per le biblioteche oggi si potrebbero affiancare
piani di spesa per l’acquisto e il potenziamento di sistemi e strumenti
informatici: lavagne luminose, computer, laboratori linguistici.
Per quanto riguarda poi l’edilizia scolastica sarebbe arrivato il
momento di portare a termine l’anagrafe dell’edilizia scolastica
progetto finanziato da anni e mai concluso.
Una osservazione a parte merita la questione delle retribuzioni dei
docenti – osserva ancora Di Menna. Fin dalla sua nascita la scuola
italiana si è caratterizzata per aver collocato i docenti in una
situazione di bassi salari. Registriamo un ritardo storico della
politica rispetto alla considerazione che, investire in istruzione,
significa investire nello sviluppo del paese. Ora la modernizzazione
della scuola deve passare anche da logiche retributive completamente
differenti.
Sollecitiamo il Governo ad affrontare tali questioni già nel prossimo
documento di programmazione economica che andrà predisposto a giugno.
La scuola statale è parte integrante del Paese.
Per la modernizzazione e la qualità del sistema nazionale di istruzione
serve una sorta di autodecisione delle forze politiche per togliere la
scuola dall’agenda dello scontro politico.
La scuola richiede tempi distesi che superino l’alternanza delle
legislature. (da UilScuola)
redazione@aetnanet.org
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