Pantaleo (Flc Cgil): «Per la Costituzione e la scuola pubblica in piazza verso lo sciopero generale»
Data: Venerdì, 11 marzo 2011 ore 11:00:00 CET Argomento: Sindacati
Il 12,
domani, saranno in piazza a difendere la Costituzione anche tanti
insegnanti. Una delle professioni più importanti del «mondo pubblico»
nel nostro Paese, ma bistrattata e mal pagata. «Difendiamo la scuola
pubblica e insieme la Costituzione - spiega il segretario generale
della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo - perché sono inscindibili. Nella
Costituzione si fissano i principi base dell'istruzione: deve essere
accessibile a tutti, e gratuita. Inoltre ai docenti deve essere
assicurata la libertà di insegnamento».
Ma sia Berlusconi che la ministra Gelmini non sembrano generosi.
Il presidente del consiglio, con la sua battuta ormai celebre sugli
insegnanti ("inculcano valori diversi da quelli delle famiglie", ndr)
ha fatto intendere che non rispetta due principi della Costituzione: la
libertà di insegnamento, perché vorrebbe dire lui cosa e come
insegnare; e poi declassa la scuola pubblica, anteponendole per
importanza quella privata. Le sue parole non sono altro che lo specchio
di una politica praticata dalla ministra Gelmini: tagliando oltre 130
mila insegnanti e 45 mila tecnici-amministrativi, ha squalificato la
scuola pubblica, senza far mistero di preferire quella privata.
Insomma con la linea della ministra Gelmini voi proprio fate a botte...
La ministra Gelmini è ideologicamente contraria, lo dimostra con i
fatti e le parole, al principio che l'istruzione debba essere garantita
a tutti e in modo gratuito. Innanzitutto con i tagli, come dicevo, ha
peggiorato la scuola pubblica, favorendo chi per censo si può iscrivere
a scuole con più mezzi. Poi con la retorica del merito e l'esaltazione
della bocciatura, con i suoi attacchi continui al '68, contrasta con il
principio di Don Milani, secondo cui il fine della scuola era proprio
quello di accompagnare gli alunni in difficoltà ad avere un successo
nella formazione. Sono quindi aumentate le bocciature, il che
rappresenta non solo un fallimento per la scuola, ma anche un incentivo
per l'abbandono. Ricordiamo che l'Italia ha uno dei tassi di abbandono
scolastico più alti in Europa: il 20%, mentre gli obiettivi Ue del 2020
chiedono di abbattere il dato al 10%.
Intanto gli insegnanti sono messi sempre peggio: stipendi al lumicino,
precari che non trovano posto.
Nella scuola lavora un grande patrimonio di persone: un milione sono
gli addetti «garantiti» del settore, 700 mila dei quali insegnanti e il
resto tecnici e amministrativi. E stiamo parlando solo del personale di
ruolo, perché poi ci sono tantissimi precari altrettanto preziosi: 120
mila sono soltanto gli insegnanti che accedono a una supplenza annuale,
ma ovviamente ce n'è tantissimi altri ancora più precari e senza
neanche quella certezza. Basti pensare che, a causa dei tagli del
governo, quest'anno non hanno potuto avere la cattedra annuale in 25
mila.
Un'enormità, in effetti. Ma perché l'esecutivo ce l'ha con loro?
Il governo ha fatto di tutto agli insegnanti. Prima il ministro
Brunetta ha dato loro dei «fannulloni». Poi si sono presi la qualifica
di incompetenti dalla ministra Gelmini. Senza dimenticare gli atti
concreti, quelli che pagano veramente: il blocco di tre anni degli
aumenti, e se un nuovo contratto si vedrà, sarà nel 2013; il blocco
degli scatti di anzianità; la legge Brunetta che trasforma i diritti e
la contrattazione in arbitrio; la malattia e il salario accessorio
decurtati. Insomma, nell'epoca di Internet e dell'incontro di diverse
culture nelle classi, quando servirebbe un insegnante che mette in
collegamento le informazioni prese fuori con quelle che dà la scuola,
si sceglie di tagliare e di mortificarlo, anziché retribuirlo bene,
aggiornarlo, insomma motivarlo. Per questo siamo in piazza il 12, e ci
saremo poi per lo sciopero generale del 6 maggio. Il 12 è una tappa per
creare una rete proprio verso lo sciopero. (di Antonio
Sciotto da Il Manifesto)
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