In dieci anni fuori 270 mila prof. Secondo una stima di ItaliaOggi, entro il 2021 i pensionamenti libereranno circa il 40% di posti
Data: Martedì, 08 marzo 2011 ore 13:17:51 CET Argomento: Sondaggi
Sarà un'occasione
epocale. Per immettere nella scuola insegnanti giovani, per realizzare
quella riforma del sistema che passa attraverso un nuovo reclutamento e
nuove leve, così come da tempo auspicano le principali rilevazioni
internazionali. Secondo una stima
fatta da ItaliaOggi, sulla scorta di dati ministeriali, nei prossimi
dieci anni si libereranno a causa dei pensionamenti circa 270 mila
posti: tanti sono i docenti che arriveranno entro il 2021 al compimento
dei 65 anni d'età.
(da ItaliaOggi
di Alessandra Ricciardi e Franco Bastianini )
Solo il prossimo anno 2011/2012
saranno 38 mila le cattedre senza titolare negli organici di diritto, tra
quelle mai coperte e quelle che si renderanno libere grazie alle uscite
previdenziali. Come riassunto nella tabella in pagina, i posti vacanti sono 31 mila, i pensionati
saranno 27 mila. A questi vanno sottratti i circa 20 mila tagli
che andranno in scena il prossimo settembre, l'ultimo tributo al piano
triennale di razionalizzazione della spesa nella scuola (radiografato
nell'altra tabella che si pubblica) avviato dal ministro dell'economia,
Giulio Tremonti, con il decreto legge 112/2008. Che alla fine
totalizzerà oltre 87 mila posti cassati. C'è anche la variabile dei
circa 10 mila esuberi, che potranno ma solo parzialmente essere
riassorbiti, con un minimo di mobilità, grazie ai pensionamenti. E
partiamo dalle stime sui pensionamenti. Nel decennio 2011/2021 è
possibile stimare, con tutte le cautele del caso, che cesseranno dal
servizio per raggiunti limiti di età o per conseguimento del
quarantennio di servizio indicativamente 270 mila docenti di cui 27
mila della scuola per l'infanzia; 75 mila della scuola primaria;70 mila
della scuola secondaria di primo grado; 88 mila della scuola secondaria
di secondo grado e 10 mila personale educativo. A partire dal 1°
settembre 2011 le cessazioni dovrebbero aggirarsi intorno a 25 mila
docenti. Per i successivi due anni e, quindi, fino al 2013, anno entro
il quale saranno soggetti a verifica i requisiti per accedere al
trattamento pensionistico di anzianità, come previsto dalla legge n.
247/2007, il numero delle cessazioni potrebbe subire alcune riduzioni
(indicativamente intorno a 22 mila unità annuali). Dal 2014, in
previsione di un probabile innalzamento dell'età anagrafica (quello
relativo alle quote per l'accesso alla pensione), per il trattamento
pensionistico di anzianità il numero delle cessazioni dal servizio
potrebbero scendere inizialmente a 20 mila per poi ricominciare a
risalire di un paio di migliaia di unità per ogni anno fino al 2017.
Dal 2018 al 2021 dovrebbero cessare dal servizio per raggiunti limiti
di età i rimanenti 100 mila docenti. Su un organico di diritto, senza
nuovi tagli, che si assesta sulle 660 mila unità, vi sarebbe dunque un
40% di posti da coprire.
Uno sfoltimento della pianta organica che è atteso sotto vari punti di
vista. Se prima sia accennava alle richieste di ringiovanimento della
classe docente, c'è da fare i conti anche con le aspettative di essere
finalmente assunti dei migliaia a di docenti precari, iscritti da anni,
a volte anche decenni, nelle graduatorie permanenti: sono circa 240
mila. Il che vuole dire che, fermo restando che ci possa essere una
piena corrispondenza tra offerta e fabbisogni formativi, non ci
sarebbero spazi per nuove assunzioni. Ma è assai difficile credere che
un governo di centrodestra, ma forse anche di centrosinistra, voglia
rinunciare del tutto a immettere nuova linfa. Quali saranno le
opportunità di lavoro in prospettiva per vecchi e nuovi docenti
spetterà alla politica deciderlo. E sarà una scelta che creerà
scontento in ogni caso.
redazione@aetnanet.org
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