Tagli alla scuola sarda: via 1.300 tra prof e bidelli
Data: Sabato, 05 marzo 2011 ore 17:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Da
più parti si mette al centro del sistema la conoscenza, l'istruzione e
la ricerca e poi non solo non si investe ma si tagliano proprio quei
settori. La denuncia viene dal sindacato a soli tre giorni
dall'approvazione del «piano di dimensionamento» da parte della Giunta
Cappellacci. Le prime tabelle, (ancora ufficiose), prevedono un taglio
nelle scuole sarde di 670 docenti a cui si deve aggiungere la riduzione
del personale Ata e quindi, secondo i calcoli della Cgil, si arriva
alla cancellazione di 1.300 posti.
Mai come in questo caso, però, non si può ragionare solo sulla
questione della perdita del posto di lavoro, sempre importante, ma si
deve interpretare il taglio all'occupazione come un altro dei momenti
di sofferenza di una scuola così provata come quella sarda. Lo
dicono i dati (stavolta ufficiali), lo confermano i sindacati, lo
riconosce l'assessore alla Cultura Sergio Milia: la scuola dell'isola è
agli ultimi posti in Italia per qualità e quantità dell'offerta
formativa.
Il Piano di «dimensionamento», elaborato dall'assessore Milia
con l'aiuto di un gruppo di esperti riuniti in una «Cabina di regia»,
dev'essere nelle intenzioni il primo passo per un'inversione di
tendenza: «Ma non è così», afferma Peppino Loddo, segretario dei
lavoratori della conoscenza Cgil, «quell'operazione, peraltro
irrazionale, anche se in continuo rifacimento per le continue proteste,
non ha niente né di novità né di qualità, è un'escamotage per assorbire
meglio i tagli».
Sul banco degli imputati c'è la riforma del ministro Gelmini che ha
tagliato le risorse colpendo l'offerta formativa, una scelta che ha
come conseguenza il taglio all'occupazione. L'assessore all'Istruzione
respinge le tesi della Cgil: «Gli organici dipendono dal governo che ci
ha garantito lo status quo», spiega Sergio Milia, «se il governo
dovesse prendere decisioni contrarie agli interessi dei sardi, allora
decideremo cosa fare, siamo qui per governare. Però non bisogna fare
allarmismo: ci sono dei pensionamenti in atto e noi cercheremo di
sostenere nuove immissioni in ruolo attraverso la formazione e i
progetti elaborati». Sul capitolo formazione, Milia è chiaro: «Negli
ultimi tre anni la Sardegna ha perso circa trenta milioni di euro
perché a causa della controriforma di Soru non si è più fatta
formazione. Ecco noi la prossima settimana la faremo ripartire».
Lo scenario è da brividi: la dispersione scolastica in Sardegna è al
diciotto per cento tra i ragazzi dai 15 ai 18 anni, una media superiore
di due punti rispetto al dato nazionale. Non è tutto: 22 ragazzi su
cento non riescono a conseguire la licenza media.
«Chi glielo dice ai precari sardi che non ci sono risorse regionali per
ricostituire qualche rapporto di lavoro e che la Regione assisterà
impotente a questa mattanza»? chiede Peppino Loddo, «e le famiglie
deono sapere che nel futuro c'è più pendolarismo, più classi numerose,
meno insegnamenti di discipline, meno tempo scuola»...
A giudizio della Cgil il sistema scolastico è un malato senza
assistenza: «La riduzione degli insegnanti, specie nelle scuole
superiori, va di pari passo, per la prima volta con i tagli al
personale delle scuole per l'infanzia», sostiene Loddo, «nonostante
molti bambini non usufruuiscano della scuola statale».
Tagli non giustificabili per il sindacato ma da attribuire alle
politiche del ministro Gelmini. Per questo Oriana Putzolu, segretario
regionale della Cisl, considera il piano di dimensionamento della rete
scolastica sarda «un passo importante. Si tratta di un fatto
significativo», afferma, «di una condizione fondamentale per una
riforma del sistema dell'istruzione del diritto allo studio e della
formazione». (da http://lanuovasardegna.gelocal.it)
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