Sull’innovazione non ci batte nessuno. A proposito del Silvio - pensiero sugli insegnanti.
Data: Sabato, 05 marzo 2011 ore 07:55:07 CET
Argomento: Opinioni


Ognuno può pensarla come vuole o come gli conviene, ma è innegabile che con Silvio il nostro paese sta conoscendo una serie di innovazioni portentose.
E’ innegabile, ad esempio che con Berlusconi nasce la ‘dichiarazione ufficiale con smentita incorporata’.
Per esempio, lui dichiara cose al limite, tipo: “La magistratura è un covo di criminali eversivi”; e mezz’ora dopo afferma che è stato frainteso; che lui ha detto in effetti quello che ha detto e che conferma, ma il senso non sta nelle parole pronunciate ma in quello che lui voleva effettivamente intendere. E voi provate a capirci o a contraddirlo. Che vi scatena contro un giuliano ferrara e i suoi 120 chili di mutande.
Così è successo con l’ultima uscita sugli insegnanti della scuola pubblica.
Effettivamente Silvio ha detto che il nostro non è un paese libero, se “libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente e non essere costretti a mandarli in una scuola di stato. Dove ci sono – ha aggiunto - insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”.       
  E tutto questo, a giudicare dalla sua smentita, l’ha detto non in quel senso, ma nell’altro. Quale che sia. Con i suoi intimi, ha chiarito ad esempio che “alcuni professori pretendono testardamente di insegnare ai propri studenti, che so, Giordano Bruno, noto frate sovversivo e mangia preti. E si rifiutano categoricamente di insegnare - faccio solo un esempio, ma ce ne potrebbero essere altri - il Bunga, altrimenti noto come Bunga Bunga”. Che è nota filosofia di vita delle ville patrizie della verde Brianza, liberamente ispirata alla semplicità e sobrietà dei frati cistercensi. Sembra.
E ha proseguito, almeno in base alle testimonianze, veraci come le vongole: “Io non ce l’ho con la scuola pubblica. Ho voluto solo chiarire la mia strategia di statista sulle scuole religiose: la quasi totalità dei miei ministri e di molti amici intimi, tra cui il fido Lele (il Mora), ci mandano i loro figli. E anche i cardinali i loro nipoti. E che faccio io? L’ingrato? E poi, c’è anche un risvolto personale: a Pasqua voglio fare la comunione per mano del Papa o qualcun altro del vaticano. Lo so io il perché. E, con tutte le cose che si dicono sul mio conto, mi serve un ‘condono’, se il termine è giusto. Ne ho fatti tanti per gli amici. Non posso averne, adesso che ne ho bisogno, uno per me?
“L’ultima: non date retta ai gossip. Non c’entrano niente le luci rosse, che vengono proditoriamente evocate a proposito dei miei raduni meditativi, fatti per celebrare l’altrui giovinezza e la mia prodigalità. Le luci rosse sono chiaramente roba da comunisti. Ma veramente quel “rosse” non vi mette sull’avviso?
“Per quanto mi riguarda, c’entra solo la voglia di arrivare fino al 2013, finire la legislatura e fare le riforme che mi servono per il bene del paese [il riferimento è ad Arcore, nota del cronista]. Non è un mio diritto?”
Non è però questa la sola innovazione dell’era berlusconiana. Un’altra, decisamente spettacolare, riguarda i ministri. Prendete la Gelmini e prendete i suoi ragionamenti politici. Non vi chiedo di analizzarli. Non sono sadico.
Mi riferisco, in ordine di tempo, alla sua discesa in campo “pro Silvio”, nell’episodio degli apprezzamenti ai docenti. La Ministra, dopo avere giustamente polemizzato con l’on. Bersani e le sue pretese di dar voce polemica agli insegnanti, chiarisce arditamente il pensiero dello statista di Arcore (e Brianza) con una dichiarazione che un cronista amico riassume così: “Da parte di Silvio – che Dio ce lo conservi, altrimenti io che faccio? - nessun attacco alla scuola pubblica, ma solo a quella statale. La scuola – ci spiega come sa fare solo lei - può essere, secondo la costituzione, sia privata sia statale. Lui, Silvio, per ragioni di stato è per le private. Io non so. Glielo devo chiedere. Però ve lo farò sapere al più presto.
“E’ vostro diritto e mio dovere.“Comunque, Ruby se proprio lo volete sapere, ha frequentato una scuola pubblica (ma Silvio non lo sapeva. Non può sapere tutto, per quanto). E questo spiega la sua ingordigia (della Ruby, intendo), i suoi ricatti e la sua minorità, fino a quando non ha compiuto i 18 anni. Minetti ha invece frequentato, alternativamente, scuola pubblica e scuola privata. Capite adesso?
Sulle altre, non sono state prese informazioni. Perché i criteri di scelta per le ‘serate Bunga’ erano rigorosamente etici, solo raramente etilici oppure etnici. Comunque quasi mai punici. Non era il caso, sinceramente”.
Tutto questo per dire in conclusione che, anche per quanto riguarda l’innovazione, non ci batte nessuno. Neanche il Kenya o la Mauritania.  (di Aristarco ammazzacaffè da ScuolaOggi)

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