Prendetevela pure con Berlusconi, ma lasciate in pace la scuola cattolica
Data: Mercoledì, 02 marzo 2011 ore 15:30:00 CET
Argomento: Redazione


Ancora una volta nel giro di pochi giorni il “berlusconismo” e “l’anti-berlusconismo” ci portano lontano dai veri problemi dell’Italia e dalla situazione complessa del nord Africa. Ancora una volta la parte peggiore della politica e dei mass media fanno di tutto per far scoppiare una guerra tra poveri. Oggi il problema è tra scuola statale e scuola paritaria, soprattutto cattolica. Intanto mi sembra giusto ricordare a tutti che entrambe sono scuole pubbliche, l’una statale l’altra privata non statale, visto che qualcuno vuol far capire quando scrive, per ignoranza o perché subdolo, che bisogna difendere la scuola pubblica intendendo per “pubblica” solo quella statale. Se vogliamo difendere e manifestare per tutta la scuola pubblica, statale e paritaria, sono pienamente d’accordo, se solo per quella statale no! Ho studiato tutta la vita in una scuola statale e so bene cosa voglia dire avere docenti onesti o disonesti intellettualmente, educatori veri o gente che attendeva solo lo stipendio, persone di cultura o anonimi scribacchini. Più della metà del corpo docente della mia sezione avrebbe potuto rovinarmi la vita se fossi stato più debole, la restante parte mi ha preso per i capelli più volte, indicato una strada e per questo li ringrazio ancora. Questa è la mia esperienza e non c’entra per nulla la politica partitica o la religione! Da diversi anni insegno con grande piacere ed entusiasmo in una scuola paritaria, il Liceo “Don Bosco” di Catania, e questo mi permette di poter fare un confronto schietto tra il tempo in cui studiavo e il presente. Intanto non capisco perché si scriva tanto contro le scuole paritarie e pochi alzino un dito per difenderle. Sono paritarie? Sì! Lo sono perché c’è una legge dello Stato o perché lo hanno deciso loro? Sì, perché c’è una legge! Sono sottoposte agli standard delle scuole statali e agli stessi controlli? Sì! In occasione degli esami hanno commissioni speciali, diverse dalle altre scuole? No! I docenti sono insegnanti di serie B? No! Forse hanno studiato in università minori, non hanno fatto concorsi o le scuole di specializzazione come chi insegna nelle scuole statali? Dopo aver frequentato – come ho detto -  sempre e solo scuole statali, ora che insegno in una scuola paritaria, posso anche dire che si studia molto di più di quanto mi facessero fare allora, con molta serietà e un’apertura mentale decisamente più ampia. Certo, bisogna distinguere e non generalizzare né in positivo né in negativo. Tra le paritarie ci sono scuole che possiamo definire “diplomifici” e che purtroppo determinano a distanza la reputazione negativa di scuole più che serie e con tradizione centenaria. I “diplomifici” sono un problema per tutti, ma lo dovrebbero essere soprattutto per il Ministero dell’Istruzione, per i Provveditorati e per la Guardia di Finanza, poiché non sempre mettono in regola i docenti, spesso emettono buste paga senza dare il corrispettivo, hanno i registri delle presenze truccati, ecc. Cose che tanti sanno, ma che nessuno dice  - a mio avviso - perché ci sono connivenze e mazzette notevoli. Messe da parte questo tipo di strutture che io non chiamo scuole, restano le vere scuole paritarie quelle in cui – quando arrivano gli Ispettori –  si cerca il pelo nell’uovo, si controlla persino la qualità della carta igienica o dei gessetti; realtà, cioè, che superano spesso di gran lunga lo standard delle scuola statali e non perché hanno meno studenti, ma perché credono che la scuola sia una missione, sia un luogo vero di crescita e formazione completa della persona. Molti dimenticano che se non fosse stato per i privati – nella maggior parte dei casi religiosi – in Italia e al Sud  particolarmente, saremmo ancora analfabeti attendendo le scuole statali. Inoltre la famosa “Unità d’Italia” passa attraverso il grandissimo contributo dato dall’insegnamento in istituti privati; molti dei grandi Autori della Letteratura Italiana hanno compiuto studi con precettori religiosi o presso scuole di religiosi. La nostra Costituzione, quella che tutti tirano come una coperta corta e piegano al proprio volere, quella a cui tutti si appellano per dare valore alle proprie idee recita chiaramente: La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
Mi sembra che non ci voglia un costituzionalista per farci capire che con questa polemica le scuole paritarie non c’entrano niente e vanno tutelate e sostenute degnamente (cosa che non accade in Italia bensì in Paesi dove il Vaticano non c’è!). Se qualcuno non lo dovesse capire ancora adesso e intendesse fare una manifestazione contro le scuole paritarie e cattoliche si faccia spiegare dal “vate” Benigni la Costituzione oltre che l’Inno di Mameli, così forse capirà di più! Finiamola con questa guerra tra poveri e ricordiamo che, mentre noi stiamo a discutere di aria fritta, ci sono i nostri studenti che hanno bisogno quotidianamente di chi dia una risposta di senso alle domande importanti della vita attraverso lo studio e l’insegnamento appassionato, libero, coerente, innovativo, non dogmatico, né relativista. Questi ragazzi chiedono non asettici docenti, ma veri testimoni e modelli, che non facciano la strada al posto loro ma che la indichino significativamente grazie a relazioni educative vere. Marco Pappalardo

 

 







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