Stop agli aumenti di stipendio per il 25% del personale dal 2013-2014
Data: Martedì, 01 marzo 2011 ore 10:48:03 CET Argomento: Sindacati
Dopo il blocco degli
scatti per il 2011 e 2012, la loro cancellazione. Il salario rimarrà
fermo al 2010 per il 25%, i soldi per il merito, se ricavato dai
risparmi, al restante 75%. Brunetta comprime le prerogative del
sindacato come negli USA su organizzazione degli uffici e trattamento
economico. L’atto d’indirizzo quadro all’Aran del 18 febbraio 2011,
travolge le relazioni sindacali nel pubblico impiego.
Al personale docente e ata dal 2013 o dal 2014 rimarrà soltanto il
fondo d’istituto mentre il trattamento economico relativo alla
progressione di carriera avverrà soltanto per merito. Lo stipendio base
compreso dell’accessorio sarà quello del 2010. Gli aumenti per i
meritevoli soltanto se saranno perpetrati i tagli e se il sindacato non
ci sta, alla mercé del ministro di
turno.
Dopo aver abituato i colleghi alla proroga dello scatto di anzianità,
ora si prepara la sua cancellazione in rispetto dell’antico proverbio:
occhio che non vede, cuore che non duole.
Dopo il blocco del CCNL e degli scatti biennali di anzianità introdotti
dalla legge 122/2010 (l’articolo 9, c. 2-bis blocca il trattamento
accessorio sino al 31.12.2013 ai livelli del 31.12.2010), il ministro
della Funzione Pubblica, forte dell’intesa del 4 febbraio 2011 firmata
da alcune confederazioni sindacali, invia un atto di indirizzo alle
Regioni (peraltro non consultate) per la stipula di un accordo quadro
che regoli il sistema di relazioni sindacali alla luce delle norme
disposte dal decreto legislativo 150/2009, ponendo fine agli
automatismi di carriera e autorizzando il Governo a decidere da solo
sul trattamento economico, in caso di mancato accordo con le parti
sociali.
Anief ha già dimostrato come il decreto interministeriale n. 3 del
14.01.2011 non sblocca gli scatti biennali per il 2011 e il 2012 ma
lega il loro recupero nel portafoglio ai risparmi da attuare, tanto che
nei cedolini di gennaio sono state prorogate di due anni dal MEF, senza
alcun errore, le annualità relative al raggiungimento della successiva
fascia di anzianità, mentre chi va in pensione con 40 anni di
contributi può rimanere nella speranza che i tagli portino gli effetti
desiderati, tranne se appartiene a profili, posti o classi di concorso
in esubero (nota Miur, Prot. n. AOOODGPER 1610 Roma, 24 febbraio 2011).
Inoltre, lo stesso decreto non assicura per gli scatti ritrovati nella
busta-paga del 2010 la loro spendibilità ai fini della pensione negata
dalla legge (fonte primaria), ragion per cui abbiamo promosso ricorsi
ai tribunali anche per il non infondato sospetto di non conformità
delle norme introdotte dalla legge 122/2010 agli articoli 1, 3, 4, 36 e
39 della Costituzione.
Ora, il nuovo atto di indirizzo quadro all’Aran, come si ribadisce
nella circolare FP n. 1 del 17 febbraio 2011 in merito all’intesa del 4
febbraio scorso, interviene direttamente nell’individuazione degli
strumenti di differenziazione retributiva previsti dall’articolo 19 del
decreto legislativo 150/2010, comprimendo gli spazi di partecipazione
sindacale come nello Stato del Wisconsin o nella Fiat di Marchionne.
Giova ricordare che la contrattualizzazione del rapporto di lavoro ha
sostituito quelli che noi chiamiamo ‘scatti’ che adeguavano lo
stipendio al caro vita, con incrementi stipendiali riconosciuti con i
vari contratti, contratti oggi sospesi, e che in futuro dovranno tener
conto dell’introduzione del merito, attraverso una graduatoria delle
valutazioni individuali del personale, distribuita in tre diversi
livelli di perfomance: il 25% del personale nella fascia alta, con il
50% delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla
performance individuale, il 50% in quella intermedia per l’altro 50%
delle risorse; il restante 25% nella fascia più bassa, senza alcun
trattamento accessorio. La valutazione avviene, per opera di un
organismo indipendente, secondo un sistema di valutazione che in via
sperimentale, nella scuola, in questo momento è stata legato ai
risultati degli studenti nelle prove Invalsi senza alcun rispetto per
il territorio in cui la scuola è collocata o la situazione di partenza
degli stessi alunni o il loro portfolio o i criteri di formazione delle
classi. Le risorse, ovviamente, sono legate ai risparmi che ogni
amministrazione è in grado di compartire, quindi, sono giustificati dai
piani di razionalizzazione del personale stesso, nella logica di una
cassa-integrazione senza fine.
L’Anief non concorda né sul metodo né sul merito di questa operazione
del Governo che mira soltanto a privare il sindacato delle sue
prerogative e i lavoratori della scuola del loro aumento di stipendio
che deve necessariamente essere adeguato all’aumento del costo della
vita. Non siamo contro il merito, ma prima adeguiamo gli stipendi agli
standard europei (7.000 euro in media in più), poi introduciamo una
carriera per legge per garantire l’imparzialità dell’azione della
pubblica amministrazione, dopo aver consultato tutto il mondo della
scuola. Il merito, se imposto dalla politica, potrebbe prestarsi a
logiche clientelari che tradirebbero il fine condivisibile e
costituzionalmente protetto. Se l’atto di indirizzo nasce dal blocco
dei contratti, allora, vuol dire che ricorreremo ai tribunali della
Repubblica, per sbloccare gli stessi contratti e travolgere intese non
desiderate dalla maggioranza dei docenti e degli ata.
(da Anief)
redazione@aetnanet.org
|
|