Caro Berlusconi, la scuola pubblica educa. Eccome!
Data: Domenica, 27 febbraio 2011 ore 06:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Che fossimo
in campagna elettorale, lo si era già capito da tempo. Ma
il tuor de force di questa mattina del Presidente del Consiglio, con
tre interventi (due di persona e uno scritto), ha ufficialmente aperto
le danze. E tra crisi nordafricana e i soliti comunisti che vorrebbero
imporre la dittatura in Italia, il Cavaliere ha tirato fuori un nuovo
argomento destinato a diventare un classico del suo repertorio: la
scuola pubblica non educa, mentre quella privata sì.
E dire che è ben strano: nella mia lunga carriera scolastica (tutta
nella scuola pubblica) ne ho incontrati parecchi di amici che
provenivano dalle scuole private (soprattutto cattoliche), ma non erano
minimamente capaci di tenere il passo di quello che si faceva nella
scuola pubblica. Mentre ho conosciuto tanti altri rampolli dell’alta
borghesia milanese che, pensando che bastasse il cognome per la
promozione, sono dovuti ricorrere ai famosi 2 anni in uno, 3 anni in 2
e via così discorrendo nelle scuole private (soprattutto cattoliche).
Con una differenza: mentre io nella pubblica non avevo diritto ad alcun
rimborso sulle tasse, questi somari matricolati, che di certo non
navigano in cattive acque economiche, venivano pure rimborsati
generosamente dallo Stato.
E dire che la Costituzione Italiana, all’art.33 comma III, è ben chiara
su questo punto:
Enti e privati hanno il diritto di
istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Il punto di questo governo è che calunnia pure Obama pur di portare
avanti le sue campagne mediatiche. Difatti, ai tempi della politica
spettacolo, la Gelmini dice di essersi ispirata a Obama per la riforma
epocale della scuola e dell’università pubbliche. Eppure la strategia
di risanamento del deficit pubblico USA, che in 10 anni taglierà 1100
miliardi, annunciata da Obama l’altro ieri, è un tantino diversa da
quella inaugurata dal Governo Berlusconi, sempre pronto ad inchinarsi
ai privilegi fiscali di Santa Madre Chiesa, pur di farsi perdonare
bunga bunga e perversioni sessuali.
Come si può notare dalle cifre evidenziate dal Wall Street Journal, i
ministeri sono stati toccati dalla politica di austerità in misura
diversa:
Energia
+18%,
Reduci di guerra
+11%,
Dipartimento di Stato e altri
programmi all’estero +8%,
Tesoro
+4%,
Interni invariato,
Difesa
-3%, Sanità -3%,
Casa -3%,
Homeland
Security (polizia, antiterrorismo) -4%,
Lavoro
-5%,
Trasporti -9%,
Agricoltura
-14%,
Giustizia -25%,
Commercio
-34%.
Istruzione, +21%.
Per Obama, infatti, ridurre le risorse alla scuola è come “alleggerire un aeroplano troppo pesante
eliminando proprio il suo motore”. Non proprio la stessa idea
che ha il Governo Berlusconi, che fa dell’ignoranza delle masse la sua
fortuna politica, elettorale e culturale.
L’11 febbraio 1950, cioè 61
anni fa, Piero Calamandrei interveniva a Roma al III Congresso
Nazionale in difesa della Scuola Pubblica, pronunciando un discorso che
è una descrizione perfetta di quello che accade oggi e del perché
Silvio Berlusconi, il Vaticano e le trombe mediatiche della
disinformazione attacchino la Scuola Pubblica:
Facciamo l’ipotesi, così
astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante,
il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la
vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e
trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire,
senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare
le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di
Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza;
in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata.
Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi
teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a
screditarle, ad impoverirle.
Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non
tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed
allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure
di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi
ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di
quelle di Stato.
E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei
premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli
invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole
private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di
Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare
la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo
convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è
la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole
di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci.
Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle
scuole private. Non controllarne la
serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i
titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle
scuole private denaro pubblico.”
No, Caro
Berlusconi. La Scuola Pubblica educa, eccome. E io sono fiero di averla
sempre frequentata.
Francesco Milione, da “Qualcosa di Sinistra”
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