La supplente rispedita in Sicilia - Così ha voluto la Lega Nord
Data: Venerdì, 25 febbraio 2011 ore 04:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Una leggina
toglie a molti insegnanti la cattedra nelle scuole delle regioni
settentrionali. La norma voluta da un senatore del partito di Bossi è
nascosta nel decreto "Milleproroghe".
La Lega rispedisce a casa Adriana e i suoi colleghi "terroni". Dal
prossimo anno scolastico, moltissimi supplenti siciliani non potranno
più lavorare nelle scuole del Nord: una leggina li costringerà a rifare
le valigie e a tornare a casa. Un dramma che investe, tra mille altri,
anche Adriana, insegnante palermitana in servizio in un piccolo centro
della Toscana. "Ormai la mia vita è qui - racconta - Nonostante i
disagi di un clima difficile, mi piace molto lavorare nella mia scuola
in mezzo al bosco".
Dopo anni alla ricerca di una sistemazione, a 45 anni decide di fare le
valigie per andare al Nord. In Sicilia non era stata certo con le mani
in mano. Una decina d'anni fa aveva messo su una ditta di commercio
all'ingrosso di supporti informatici, computer e materiale di
cancelleria. "All'inizio le cose andavano bene. Fino a quando la grande
distribuzione e la crisi non ci hanno messo in ginocchio,
costringendoci a chiudere".
Lei però non si scoraggia. Ricorda di avere l'abilitazione
all'insegnamento e nella primavera del 2009 fa domanda di inserimento
in graduatoria: a Palermo per quella "a esaurimento" e in provincia di
Massa Carrara per le "code" e le graduatorie d'istituto. Passano pochi
mesi e arriva la prima telefonata. "L'anno scorso ho lavorato da
dicembre a giugno in una pluriclasse di scuola elementare - racconta -
Quest'anno mi hanno nominato a settembre su sostegno e lavorerò fino a
fine anno".
In Lunigiana si trova bene. "Mettere su casa in un paesino di duecento
abitanti - racconta - è stato naturale. Mi trovo bene con tutti:
bambini, colleghe e gente del posto". Di siciliani, nelle scuole del
Nord, ce ne sono tanti. "Non sono andata via da Palermo perché la mia
terra non mi piace, ma solo per trovare il lavoro. Ed essere costretta
a tornare da una norma discriminatoria mi sembra una follia".
Dopo diversi anni, Adriana pensava di avere finalmente trovato un
equilibrio. "Ho potuto fare questo colpo di testa - spiega - perché non
sono sposata e non ho figli, ma non è stato facile lasciare a 45 anni
gli affetti e le amicizie.
Ma cos'altro potevo fare?".
E adesso?
"Preferisco non pensarci: mi si prospetta il baratro". Il meccanismo
che la riporterà probabilmente a casa è complesso. Nel 2009 il ministro
dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, riapre le graduatorie provinciali
dei supplenti, ma solo per l'aggiornamento del punteggio: non è
possibile spostarsi da una provincia all'altra. L'unica chance è di
inserirsi, oltre che nella propria graduatoria, anche in altre tre
province, ma solo "in coda" e non "a pettine", cioè col proprio
punteggio. Per le graduatorie d'istituto, utilizzate per le supplenze
brevi, c'è invece libertà di movimento su tutto il territorio
nazionale. Per queste ultime, Adriana sceglie la Toscana e le va bene.
Ma pochi giorni fa la Consulta dichiara illegittime le "code" perché
violano il principio di uguaglianza tra i cittadini.
Il governo non sa che pesci prendere, ma al Senato nel frattempo è in
discussione il decreto "Milleproroghe". E un senatore della Lega, Mario
Pittoni, non si fa sfuggire l'occasione. Propone un emendamento,
approvato a Palazzo Madama con il voto di fiducia e ora in discussione
alla Camera, che prevede il congelamento delle attuali graduatorie "a
esaurimento" fino al 31 agosto 2012 e l'inserimento "a decorrere
dall'anno scolastico 2011-2012" nelle graduatorie di dieci-venti
istituti, ma solo nella stessa provincia in cui ci si trova inseriti
nelle liste "ad esaurimento".
Un combinato micidiale, che per Adriana e per migliaia di supplenti
"emigrati" significa ritorno a casa e fine di tutti i sogni legati a un
lavoro duraturo.
Salvo Intravaia - repubblica.it
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