Doposcuola in parrocchia a Milano per 7mila ragazzi: 40% di stranieri
Data: Mercoledì, 23 febbraio 2011 ore 14:15:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Una palestra
d'integrazione e volontariato. Si definiscono cosi' i 267 doposcuola
delle parrocchie milanesi, dove circa 7 mila ragazzi, piu' del 40%
stranieri, fanno i compiti insieme con la supervisione di un esercito
di circa 4500 volontari. Lo rivela la prima mappatura della rete dei
doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano, realizzata tra maggio
2009 e giugno 2010 e presentata questa mattina dalla Caritas ambrosiana.
Dalla ricerca risulta che i doposcuola sono diffusi su tutto il
territorio diocesano (in media in una parrocchia su quattro), con una
concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82), Rho (43) e
Varese (40). Nati per iniziativa diretta del parroco (il 46,6%) o di un
gruppo di volontari (49,2%), piu' della meta' dei doposcuola sono
attivi da piu' di 5 anni e si svolgono in spazi messi a disposizione
dalla parrocchia, soprattutto negli oratori. Nella maggior parte dei
casi il doposcuola e' aperto due giorni a settimana e l'attivita'
centrale consiste nello svolgimento dei
compiti.
I ragazzi seguiti sono studenti delle scuole primaria e
secondaria di primo e di secondo grado: la fascia di eta' piu'
frequente e' tra gli 11 e i 14 anni. Piu' di 4 giovani su dieci sono di
origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano e nella zona
pastorale di Lecco. Gli operatori coinvolti sono quasi tutti volontari,
per lo piu' donne (71%), il 37% con meno di trent'anni (in genere
adolescenti che frequentano l'oratorio, in qualche caso studenti delle
superiori e universitari). I ragazzi arrivano ai doposcuola inviati
dalle famiglie, ma anche da insegnanti e assistenti sociali: in 44 casi
sono stati sottoscritti protocolli d'intesa tra scuola e doposcuola.
"I doposcuola parrocchiali sono una palestra di inclusione sociale
perche' consentono ai ragazzi che partono da condizioni di svantaggio
di recuperare terreno e di non essere tagliati fuori nella gara per la
crescita e l'affermazione di se' -commenta don Roberto Davanzo,
direttore di Caritas Ambrosiana-.
Sono anche una palestra d'integrazione, dal momento che nonostante non
siano e non vogliano essere un servizio scolastico integrativo per gli
stranieri, sono di fatto frequentati da una quota consistente, che in
alcuni contesti come Milano diventa maggioritaria, di stranieri: figli
di immigrati che saranno gli italiani di domani solo se sapremo farli
sentire a casa loro, a cominciare naturalmente proprio dai banchi di
scuola". Il direttore di Caritas Ambrosiana apprezza anche
l'opportunita' di fare volontariato aperta dai doposcuola: "Per l'alta
percentuale di giovani che dedicano il loro tempo libero a questo
servizio, diventa una sorta di apprendistato alla solidarieta' e, per
chi tra loro e' interessato a fare l'insegnante da grande, anche un
banco di prova dove sperimentare le proprie abilita'".
"Molti dirigenti e insegnanti si sono accorti della grande risorsa dei
doposcuola e hanno cominciato ad approfittarne in modo intelligente
-spiega Matteo Zappa, responsabile dell'area minori di Caritas
Ambrosiana-. Sono nati cosi' veri e propri protocolli d'intesa, in cui
gli insegnanti inviano l'alunno al doposcuola e tengono conto del
lavoro che li' si svolge nella valutazione del suo percorso formativo.
Ci sono anche scuole che individuano tra i propri docenti il referente
per le attivita' del doposcuola parrocchiale". (da
www.dire.it)
redazione@aetnanet.org
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