Uno spettro s’aggira tra i precari della scuola È lo spettro del pasticcio delle “code” e del “pettine”
Data: Martedì, 22 febbraio 2011 ore 04:00:00 CET
Argomento: Sindacati


La sentenza della Corte Costituzionale n.41/2011, che ha dichiarato l’incostituzionalità delle “code” nelle Graduatorie ad Esaurimento, e l’emendamento del senatore leghista Pittoni, che mira ad arginare l’effetto della sentenza stessa, stanno facendo scoppiare, tra i precari della scuola, una vera e propria “guerra tra poveri”. Queste contrapposizioni rischiano di far passare in secondo piano la terza trance di tagli previsti dalla Tremonti/Gelmini (altre 19.700 cattedre e 14.167 posti coperti da personale Ata), completando così il taglio di 132mila posti di lavoro nel triennio, secondo quanto previsto dall’articolo 64 della legge 133.
Tutto nacque dall’ex ministro della P.I. Fioroni che, nella legge Finanziaria del 2007, trasformò le Graduatorie Permanenti Provinciali in Graduatorie ad Esaurimento. Le GaE furono “blindate”: vietato trasferirsi di provincia a meno di finire in fondo alle graduatorie, a differenza di quanto – e giustamente – si poteva fare fino ad allora. In poche settimane decine di migliaia di precari dovettero decidere in quale provincia iscriversi.
Fioroni giustificò il tutto con il fatto che, nella stessa legge finanziaria, era previsto un piano di fattibilità – una promessa quindi – per l’assunzione di 150mila docenti e 20mila ATA in tre anni. Come sappiamo, poi il piano non è stato attuato e sono state effettuate solo in parte le assunzioni. Con il governo Berlusconi sono continuati e sono stati moltiplicati i tagli che anche il governo Prodi aveva effettuato nella scuola e pure la Gelmini ci ha messo del suo nel manomettere le GaE, dando la possibilità di iscriversi in tre province aggiuntive, oltre la propria, sempre però in coda.
Come era prevedibile, furono migliaia i ricorsi al TAR del Lazio contro la disposizione, palesemente anticostituzionale tra l’altro, che chi si fosse spostato di provincia sarebbe stato messo in coda e non “a pettine” con il proprio punteggio. Altrettante migliaia furono i controricorsi di chi, se fossero state abolite le “code”, si sarebbe trovato scavalcato in graduatoria dai ricorrenti.
Per dare una giustificazione legislativa all’inserimento in coda, il parlamento approvò, all’interno della legge 24 Novembre 2009 (cosiddetta “salvaprecari”), un articolo che ribadiva tale disposizione, fino ad allora stabilita soltanto da decreti ministeriali. Qualche giorno fa, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di tale provvedimento.
 
L’emendamento, introdotto nel decreto mille proroghe dal senatore leghista Pittoni per arginare le conseguenze della sentenza della Corte, prevede – in attesa di un nuovo sistema di reclutamento - il blocco delle GaE fino al 31 agosto 2012, “fatti salvi gli adempimenti conseguenti alla declaratoria di illegittimità costituzionale”. Spetterà al Miur valutare come adempiere alla sentenza della Consulta. Da quanto dichiarato da alcuni dirigenti del ministero, pare che i circa 15mila ricorrenti contro le code saranno inseriti a “pettine”, probabilmente in tutte le tre province in cui erano in “coda”, mentre tutti gli altri staranno in un’unica provincia senza la possibilità di spostarsi. Nessuno potrà aggiornare il proprio punteggio.
Si prevede inoltre l’odioso divieto, essendo nelle GaE di una provincia, di potersi iscrivere, come è sempre avvenuto, nelle Graduatorie d’Istituto di altra provincia per le supplenze temporanee. Si tratta di un ulteriore provvedimento che scatenerà ancora una volta precari contro precari.
Il vero obbiettivo dei provvedimenti  di Pittoni e della Lega è  congelare le graduatorie provinciali per questo anno per  poi cancellarle definitivamente il prossimo anno con la loro sostituzione con gli albi regionali. E se le graduatorie provinciale  non verranno  più riaperte vi saranno  nuove forme di reclutamento dove punteggi, formazione e titoli accumulati in anni di servizio  conteranno  ben poco e tutti i precari saranno costretti a sostenere nuovi concorsi  insieme ai neo-laureati o agli abilitati del nuovo Tirocinio.
Di fronte ad un’altra e sconsiderata “guerra tra poveri” che si è aperta sulla questione delle “code” e del “pettine” i COBAS intendono lanciare un forte appello ai precari e a tutti i lavoratori della scuola:
NO AI CONFLITTI TRA PRECARI. APRIAMO INVECE UNA FORTE CONFLITTUALITA’ CONTRO TREMONTI/GELMINI E CONTRO LA PRECARIETA’.
Ricordiamo che l’essenza della precarietà nel mondo della scuola (uno su cinque dei docenti è precario, e uno su due del personale Ata ha un contratto a termine) è dovuta al fatto che un precario costa allo Stato 8/9 mila euro in meno di un lavoratore a tempo indeterminato.
 
Quindi non è assolutamente una questione di sistema di formazione dei docenti o di reclutamento degli stessi inefficiente, oppure di graduatorie che non funzionano, è solo una questione di sfruttamento. Il problema evidentemente è imporre con la lotta il superamento della condizione precaria, andare all’origine della questione, abolire con la lotta le cause della precarietà, cioè il costo del lavoro più basso dei precari rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
 
1. Immissione in ruolo su tutti i posti vacanti
-         automatica immissione in ruolo sui posti vacanti all’inizio dell’anno scolastico, abrogando quella norma, inserita nella Legge Finanziaria del 1997 (da un governo di centrosinistra), che prevede la preventiva autorizzazione mediante un Decreto Interministeriale, su parere del Ministero dell’Economia. I posti vacanti devono essere occupati da personale stabile e non con contratti a termine. Anche ora, nonostante i tagli epocali che stanno avvenendo, per il progressivo pensionamento del personale, solo i posti vacanti di organico di diritto del personale docente e ATA sono decine di migliaia (61mila docenti e 38.300 ATA);
 
2. A parità di lavoro parità di trattamento: basta con lo sfruttamento dei precari
-         parità di trattamento economico e normativo per quanto riguarda ferie, malattia, permessi tra il personale a tempo determinato e indeterminato;
-         progressione di carriera (scatti di anzianità) anche per il personale a tempo determinato, almeno dopo quattro anni di servizio, com’era per gli insegnanti di Religione Cattolica prima che una sanatoria li immettesse scandalosamente in ruolo, lasciando gli altri supplenti a vita.
 
3. Basta con i tagli agli organici e alle risorse che stanno impoverendo la scuola
-         definizione degli organici in base alle esigenze dell’istituzione scolastica e del servizio, degli spazi a disposizione (no alle classi sovraffollate illegalmente), della necessità di sconfiggere la dispersione scolastica di migliaia e migliaia di ragazzi;
-         superamento della divisione forzosa tra organico di diritto e organico di fatto, stabilendo un organico funzionale d’istituto, in base alle esigenze del servizio scolastico da erogare e non in base ai numeri dettati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
 
4. Libertà di movimento, libertà di graduatoria
-         aprire alla sua naturale scadenza (marzo/aprile 2011) le Graduatorie ad Esaurimento per l’aggiornamento con i nuovi titoli, a “pettine” con il proprio punteggio;
-         possibilità di scegliere una provincia, sia per l’eventuale immissione ruolo, sia per la stipula dei contratti annuali e fino al termine dell’attività didattica;
-         possibilità di scegliere, con collocazione a “pettine” con il proprio punteggio, solo per l’eventuale immissione in ruolo, anche una’altra provincia di eventuale “emigrazione”;
-         possibilità di scegliere una provincia per le graduatorie di istituto diversa da quelle per le GaE, senza alcuna penalizzazione.
   
5. Nessun nuovo sistema di reclutamento che non tenga conto dei diritti acquisiti dai precari in anni ed anni di sfruttamento e che non sia stato discusso con i precari
 
Su questi cinque punti irrinunciabili, volti alla fine del precariato nella scuola, per l’oggi e pure per futuro, non alla stabilizzazione – pur sacrosanta - di qualche migliaio di precari, dobbiamo sviluppare la lotta.
Su questi cinque punti volti non alla riforma del reclutamento dei docenti – sul quale comunque vogliamo discutere – ma alla rimozione delle cause e delle convenienze per uno Stato sfruttatore ad usare la precarietà, dobbiamo trovare alleanze, forme di ricomposizione e di lotta efficace.

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