Insegnanti: valutazione, merito e premi nel deserto
Data: Domenica, 20 febbraio 2011 ore 12:00:00 CET Argomento: Opinioni
Ma si può?
Verrebbe da dire… Domanda retorica, perché stupirsi ancora?
Parliamo naturalmente della valutazione degli insegnanti, del merito e
dei premi, un tormentone che si protrae da 25 anni.
Per rendersi conto della confusione nella quale si sta barcollando,
dell’affastellarsi di iniziative prive di una qualsiasi visione, che le
proietti verso una meta comune, è sufficiente riportare in ordine
temporale gli atti che si sono succeduti nell’ultimo anno e mezzo.
Andiamo con ordine
La successione dei provvedimenti
1. DECRETO LEGISLATIVO 150/2009.
Il 27 ottobre 2009, preceduto da fantasmagorici annunci del ministro
Brunetta, viene varato il decreto legislativo 150 che avrebbe dovuto
rivoluzionare il Pubblico Impiego in nome della ottimizzazione della
produttività nel lavoro pubblico, dell’efficienza e della trasparenza
della Pubblica Amministrazione. Due interi titoli per complessivi 30
articoli sono dedicati a: 1) Misurazione, valutazione e trasparenza
della performance (Titolo II), 2) Merito e premi (Titolo III). E’
superfluo dire che, come capita da 25 anni questi due titoli sono stati
stralciati “temporaneamente(!!) per gli insegnanti, per i quali è stato
previsto un successivo decreto applicativo.
2. LA SPERIMENTAZIONE GELMINI
Il 18 novembre 2010, più di un anno dopo, viene annunciata dal ministro
Gelmini una sperimentazione “storica” per premiare i bravi insegnanti e
le buone scuole. Le sperimentazioni dovevano essere realizzate a
Torino e Napoli (premio agli insegnanti) e Pisa e Siracusa (premio alle
scuole). Le opposizioni incontrate sono state fortissime e solo
recentemente, dopo aver allargato ad altre città la partecipazione, è
stato raccolto un numero sufficiente di adesioni. Tutto deve ancora
partire e si parla di concludere la sperimentazione entro giugno (!)
3. IL DPCM SULLA VALUTAZIONE DEI DOCENTI
Di fronte a queste difficoltà il MIUR “si sovvien” del decreto 150/2009
e invia un messaggio subliminale: “Bene, non volete sperimentare, e io
vi applico la Brunetta”. Così l’8 febbraio 2011 viene presentata ai
Sindacati una bozza di DPCM su Valutazione del personale docente
degli istituti e scuole primo e secondo ciclo, attuativo del Brunetta.
Non si conosce il motivo recondito per cui sono stati, tra l’altro,
lasciati fuori i docenti della scuola dell’infanzia (non più scuola???
Oppure le maestre dell’infanzia non c’entrano perché non danno i
voti??). Il DPCM risulta essere una cosa indecorosa di cui in
questa sede non vale neppure la pena parlare. I sindacati lo respingono
al mittente, ma non per ragioni particolarmente nobili, solo perché,
come al solito, si pretende che tutto sia definito per via contrattuale
4. L’INTESA CON LA RESA DI BRUNETTA
Nel frattempo, esattamente il 4 febbraio 2011, cioè prima del DPCM,
viene firmata con le OOSS (esclusa CGIL) un’Intesa (Intesa per la
regolazione del regime transitorio conseguente al blocco del rinnovo
dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel pubblico impiego), che
in pratica sancisce la resa del ministro Brunetta, o per dirla
con Pietro Ichino “Fermi tutti abbiamo scherzato!” (Pietro Ichino, La
resa del ministro Brunetta, Corriere della Sera, 7-02-2011).
5. IL MILLEPROROGHE
E arriviamo al Mille Proroghe approvato con voto di fiducia al Senato
il 16 febbraio 2011. All’ultimo minuto (come sempre) sono stati
inseriti nelle pieghe del maxiemendamento del governo due commi che
intervengono sulla questione della valutazione. Folgorati sulla via di
Damasco, ci si ricorda che esistono (esisterebbero, se ci fossero) gli
ispettori. Fatta questa scoperta, si prefigura seduta stante un sistema
nazionale di valutazione a tre gambe (da disporre con Regolamento del
MIUR entro 60 giorni), composto da : a) l’INDIRE (istituto nazionale di
documentazione, innovazione e ricerca educativa. Si abbandona il
termine ANSAS e si torna all’antico); b) l’INVALSI (Istituto nazionale
per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), c) il corpo
ispettivo. E stiamo a vedere cosa succederà alla Camera …
6. E non poteva mancare una conclusione ecumenica.
Il MIUR, nella persona del direttore Biondi, decide di
incontrare le Associazioni Professionali il 16 febbraio 2011. Di
folgorazione in folgorazione, ci si ricorda, a conclusione
dell’incontro e di questo tormentato iter che esistono anche le
Associazioni Professionali. E che si fa? Magnanimemente si dice loro
“Mandateci le vostre proposte”.
Ogni commento…..
CONCLUSIONI
Vogliamo dirlo chiaro e netto, non ci si può più trastullare oltre con
questi temi importantissimi.
E lo diciamo non solo al governo ma anche ai partiti di opposizione,
che in questi anni sono stati sempre a rimorchio delle politiche
sindacali, e, per dirla con il titolo del nostro seminario, hanno
continuato a guardare il dito anziché alzare lo sguardo verso la
luna.
Il governo sta portando avanti singole iniziative su un terreno
desertificato: l’assetto ordinamentale delle istituzioni scolastiche è
fermo al 1974, e, ugualmente, lo stato giuridico dei docenti non è mai
stato riformulato dal 1974.
In questa situazione bisogna almeno avere chiari gli obiettivi che si
perseguono.
Proviamo a mettere in fila le questioni relative alla valutazione
La situazione attuale
1) FONDO D’ISTITUTO E FUNZIONI STRUMENTALI
A differenza del salario accessorio degli altri dipendenti pubblici su
cui è intervenuto il decreto Brunetta per evitare attribuzioni a
pioggia, quello degli insegnanti, definito nel Fondo d’istituto (CCNL
art. 88), non è mai stato assegnato a pioggia, non ha mai coinvolto
tutti i dipendenti, ma solo quelli che prestavano attività aggiuntive
per “un particolare impegno professionale “in aula” connesso alle
innovazioni e alla ricerca didattica”, oppure per “compiti
relativi alla progettazione e alla produzione di materiali utili per la
didattica”, nonché “particolari impegni connessi alla valutazione degli
alunni”, ecc… Oltre al Fondo sono previste per gli insegnanti le
così dette Funzioni strumentali (CCNL art.33), identificate con
delibera del collegio dei docenti in coerenza con il piano dell’offerta
formativa, per la realizzazione delle finalità istituzionali della
scuola in regime di autonomia. Tutte le attività relative al
Fondo di istituto e alle Funzioni strumentali devono essere verificate
e valutate. Questo ad indicare che alcuni punti del decreto legislativo
“Brunetta” nella scuola hanno già avuto attuazione, pur con diverse
modalità. Si trattava pertanto di verificare perché questa
organizzazione del lavoro non ha prodotto i risultati sperati, e non di
cercare di attaccare acriticamente alla scuola parti del D.lgs 150/2009
2) PROGRESSIONE PROFESSIONALE (CCNL art. 79).
La valutazione è già prevista anche per il passaggio tra una posizione
stipendiale e l’altra, lo scatto stipendiale di anzianità può
infatti essere acquisito solo sulla base dell’accertato utile
assolvimento di tutti gli obblighi inerenti alla funzione, in caso
contrario si dà luogo alla sospensione dello scatto. Anche in questo
caso però occorre capire perché questa valutazione non funziona, dal
momento che viene rarissimamente applicata.
La prospettiva
DEFINIRE LA FINALITA’ DELLA VALUTAZIONE
Stante questa situazione, prima di preoccuparci di come valutare gli
insegnanti e di chi li debba valutare, bisogna rispondere alla domanda
Perchè valutare, cioè saper indicare con chiarezza qual è l’obiettivo
della valutazione.
La valutazione dovrebbe scandire tutte le fasi della docenza,
dall’accesso alla formazione iniziale (che dovrebbe essere in assoluto
il momento più selettivo, in Finlandia è ammesso di norma solo il
10% dei candidati) all’acquisizione dell’abilitazione, dal reclutamento
al superamento del periodo di prova, dal passaggio tra i vari “gradi”
di anzianità alla promozione a funzioni di leadership intermedia.
Se ci limitiamo alla valutazione dopo l’immissione in ruolo e il
superamento dell’anno di prova ( ben sapendo comunque che quelle
precedenti sono di gran lunga più importanti), si possono menzionare,
queste finalità:
1) Valutazione ai fini dell’attribuzione delle
attività previste dal fondo di istituto e dalle funzioni
strumentali (teoricamente già esistente e le attività già
finanziate, quindi da migliorare)
2) Valutazione del demerito (teoricamente già
esistente, ma da migliorare non circoscrivendo il demerito alle sole
inadempienze burocratico-amministrative)
3) Valutazione per accelerare la carriera, oggi
diluita in 35 anni, uno dei percorsi più lunghi a livello mondiale
(inesistente e non finanziata)
4) Valutazione per premiare il così detto bravo
insegnante, o merit pay ( inesistente e non finanziata, se non per la
nota limitatissima sperimentazione tutta da verificare)
5) Valutazione ai fini di un differenziato sviluppo
di carriera con la creazione di una leadership intermedia o figure di
sistema (inesistente e non finanziata)
Vorremmo concentrarci sulle ultime due tipologie.
1) MERIT PAY
Siamo da sempre contrari al premio al così detto bravo insegnante.
Occorre dimostrare che questa valutazione ha nel lungo periodo
ripercussioni positive sulla scuola e sugli apprendimenti,
diversamente è del tutto inutile. E le indagini a livello
internazionale non sono molto incoraggianti. Per quel che ci riguarda
non ha senso alcuno nell’odierna situazione italiana, ed è tempo di
sfatare il mito del “bravo insegnante” chiuso nella propria classe, la
cui opera scompare quando se ne va.
I “bravi” sono oggi quelli che sanno fare team e consolidare le
esperienze nell’istituzione, così che possano continuare anche quando
non ci saranno più.
2) FIGURE DI SISTEMA
E’ su questi insegnanti che sanno fare squadra, essere da guida ai
colleghi, introdurre l’innovazione, che va oggi concentrata la
massima attenzione.
A questa nuova fascia professionale di leadership intermedia, o di
docenti esperti o di figure di sistema (non importa come li si voglia
definire) va riconosciuto un ruolo giuridico ed economico differenziato
e stabile, che preveda l’assunzione di precise responsabilità nella
scuola e reti di scuole, tali da garantire in termini permanenti
l’evoluzione positiva dell’organizzazione. Sarebbe anche, finalmente,
un modo credibile di incentivare gli insegnanti ad impegnarsi e
uno stimolo per i migliori laureati ad entrare nella scuola e a
rimanervi, offrendo la possibilità, come è nelle altre professioni, di
avanzamento di carriera.
E’ questa scelta che, a nostro avviso,va oggi operata in Italia,
il resto sono diversivi o peggio battaglie contro i mulini a vento.
E’ del tutto evidente che il maggiore ostacolo alla costruzione di
questa fascia di docenti esperti è oggi la carenza di fondi.
Siccome nel breve periodo non si potrà fare leva sulla sola
rivendicazione di maggiori finanziamenti, dovrebbe essere
responsabilità di tutti realizzare rigorose operazioni di
razionalizzazione, guardando anche fuori d’Italia all’orario di lavoro
degli insegnanti nonchè all’utilizzo e quantità numerica del
personale non docente.
Domande preliminari che attendono risposta
Come si può sperare che tutto questo accada quando …
1) non vengono nemmeno fatti i concorsi per i dirigenti scolastici,
lasciando migliaia di scuole in reggenza?
2) il precariato degli insegnati ha raggiunto e superato i livelli di
guardia e si concentra soprattutto negli istituti professionali, che
sono le scuole che più avrebbero bisogno di stabilità e di bravi
insegnanti?
3) gli ispettori, che dovrebbero essere la terza
gamba della valutazione (Milleproroghe) sono in estinzione, con un
concorso bandito tre anni fa e non ancora concluso che dovrebbe
portare all’assunzione di soli 145 ispettori ?
Attendiamo risposte.
(da http://www.adiscuola.it)
redazione@aetnanet.org
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