Pisa 2009, l’Invalsi: studenti più bravi? Colpa dei genitori…
Data: Mercoledì, 16 febbraio 2011 ore 09:30:00 CET Argomento: Redazione
L’Invalsi ha pubblicato
il Rapporto nazionale Pisa 2009, finalizzato ad appurare le competenze
in lettura, matematica e scienze degli studenti quindicenni italiani.
L’indagine, promossa dall’Ocse e realizzata dall’Invalsi, è tornata
nell’ultima edizione a valutare le abilità nella literacy in lettura,
cioè la capacità degli studenti di comprendere e utilizzare l’abilità
propria maturata nella lettura dei testi. Il sussidiario ha parlato dei
primi risultati emergenti con Laura Palmerio, responsabile
dell'indagine Ocse-Pisa 2009. «C’è stato un miglioramento, soprattutto
rispetto al 2006 e soprattutto in matematica e in scienze» - spiega
Palmerio. «Il miglioramento si è registrato soprattutto in matematica e
in scienze. In questi ambiti, non solo è aumentato il punteggio medio
(+17 punti in matematica, +13 punti in scienze), ma sono anche
diminuiti gli studenti sotto il livello 2 (i cosiddetti low performers)
e sono aumentati gli studenti molto bravi (i cosiddetti top
performers)».
Nelle anticipazioni pubblicate nel dicembre scorso, Invalsi
metteva in evidenza il miglioramento dei dati italiani, soprattutto in
alcune aree. Questi dati risultano confermati dall'approfondito
Rapporto Nazionale appena pubblicato?
Sì, in effetti c’è stato un miglioramento, soprattutto rispetto al 2006
e soprattutto in matematica e in scienze. Per quanto riguarda la
lettura, ambito principale di questa rilevazione, va tenuto conto che
il confronto più attendibile è quello con la rilevazione del 2000, anno
nel quale la lettura era allo stesso modo ambito principale. Rispetto
al 2000, dunque, non si registra alcun miglioramento, né con
riferimento al punteggio medio, né con riferimento alla percentuale di
studenti che si collocano sotto il livello 2, ovvero il livello base di
competenza. Se invece consideriamo il confronto con l’ultima
rilevazione, quella del 2006, anche in lettura si osserva un
miglioramento. Dal 2000 al 2006, infatti, si era registrato un calo
progressivo della performance, che invece, nel 2009, è risalita ai
livelli del 2000. Livelli che, occorre ricordare, sono comunque sotto
la media OCSE. Questo miglioramento, inoltre, non è distribuito
uniformemente in tutto il territorio nazionale.
Quali sono le caratteristiche fondamentali di questo miglioramento?
Come accennavo prima, il miglioramento si è registrato soprattutto in
matematica e in scienze. In questi ambiti, non solo è aumentato il
punteggio medio (+17 punti in matematica, +13 punti in scienze), ma
sono anche diminuiti gli studenti sotto il livello 2 (i cosiddetti low
performers) e sono aumentati gli studenti molto bravi (i cosiddetti top
performers). L’Italia è l’unico paese OCSE nel quale i top performers
in scienze sono aumentati, ma la percentuale di questi studenti resta
ancora sotto la media OCSE.
E dai dati e dalle vostre analisi è possibile evincerne dei fattori in
qualche misura determinanti?
Per quanto riguarda i fattori determinanti che possono essere
all’origine di questi cambiamenti, a questo livello di analisi è
possibile formulare solo delle ipotesi. Saranno necessarie analisi più
approfondite e studi ad hoc per comprendere quali siano stati realmente
i fattori determinanti. Sicuramente, rispetto al passato, le
caratteristiche delle prove Pisa sono ora molto più conosciute dagli
insegnanti e, trattandosi di prove molto articolate, che sollecitano la
riflessione e altri processi cognitivi utili nell’applicazione delle
conoscenze per la soluzione di problemi quotidiani, i docenti le
apprezzano particolarmente, soprattutto nell’ambito di una didattica
sempre più interessata allo sviluppo di competenze.
Il dato su cui si è maggiormente puntata l'attenzione nelle indagini
precedenti è quello della differenza fra Nord e Sud, successivamente
confermata anche dai risultati del Servizio Nazionale di Valutazione.
La situazione in proposito è rimasta immutata? Quali cambiamenti sono
eventualmente intervenuti e con quali caratteristiche?
Anche i dati Pisa 2009 confermano il divario fra Nord e Sud. Si sono
però verificati alcuni cambiamenti: il miglioramento, infatti, si è
registrato soprattutto al Sud (anche se non in tutte le regioni),
mentre al Nord soltanto gli studenti del Nord Ovest hanno ottenuto un
punteggio più alto rispetto alle precedenti rilevazioni. In sostanza,
quindi, il divario permane ma si restringe, soprattutto rispetto al
2006.
Finora le prestazioni dei quindicenni del Centro sono sempre rimaste in
ombra, poiché le Regioni di quest’area del paese non hanno mai
finanziato rapporti aggiuntivi. Perciò Pisa 2009 presenta la grande
novità di mettere in chiaro, in modo anche regionalmente differenziato,
la loro realtà. Che analisi se ne possono trarre? In particolare, qual
è il rapporto fra livello dello Status Economico Sociale e livello
degli apprendimenti in questa parte di Italia?
L’area del Centro si caratterizza come “centrale” anche dal punto di
vista della performance degli studenti, la cui media, infatti, si
colloca fra quella degli studenti del Nord e quella degli studenti del
Sud. Al suo interno, tuttavia, le regioni si differenziano: il Lazio è
la regione che ottiene risultati più bassi rispetto alle altre; infatti
questa regione si colloca in linea con la media italiana, ma sotto la
media Ocse, mentre Marche, Toscana e Umbria non si differenziano in
modo significativo dalla media Ocse. Per quanto riguarda la relazione
fra status socio-economico e risultati di performance, va detto che il
Centro si caratterizza per un indice socio-economico più alto rispetto
alle altre macroaree geografiche, mentre la relazione con i risultati
è, al contrario, meno accentuata, sia rispetto alla media italiana, sia
rispetto alle altre macroaree.
Nel rapporto nazionale Pisa 2003 una delle parti più interessanti e più
riprese dalla pubblicistica successiva riguardava il diverso livello
dei voti (confrontato con i risultati Pisa di pari livello) fra Nord e
Sud Italia. Nel 2009 questa domanda è stata riproposta nel Questionario
studente. A quali conclusioni è giunta la vostra analisi in proposito?
Su questo aspetto non abbiamo ancora elaborato analisi specifiche.
Questo come altri aspetti saranno oggetto di approfondimenti successivi.
A livello internazionale ed in particolare europeo uno dei terreni di
maggiore novità sembra essere l'analisi degli esiti dei quindicenni non
autoctoni di prima e di seconda generazione. Anche in Italia la
percentuale di questi studenti che arrivano alle scuole superiori è
oggi significativa. Quali elementi di interesse ha evidenziato in
proposito la vostra analisi?
In Italia, la percentuale di studenti immigrati di prima e seconda
generazione è in effetti aumentata in modo significativo rispetto al
2000 (anno in cui era praticamente meno dell’1%). Oggi questi studenti
ammontano al 5,5%, ovvero poco meno della metà rispetto alla
percentuale media Ocse. La maggior parte di essi sono di prima
generazione, ovvero sono nati all’estero come i loro genitori, e molti
si trovano in ritardo nel percorso scolastico o si inseriscono in
percorsi di formazione professionale. Il dato maggiormente preoccupante
è che i risultati degli studenti con status di immigrato (di prima e
seconda generazione) si differenziano nettamente e negativamente da
quelli dei loro colleghi nativi; fra essi, infatti, c’è una differenza
pari a un livello di competenza (72 punti), e questa differenza è
aumentata significativamente rispetto al 2000, segno di problemi
nell’equità del sistema, testimoniati anche dall’aumento della
differenza nei risultati fra le diverse scuole che ora è la più alta
fra tutti i paesi Ocse.
Il Framework e le prove Pisa costituiscono da sempre per i sistemi
scolastici una chiave di lettura di carattere didattico. Quali
riflessioni inducono a fare i risultati dei nostri quindicenni che
possano essere utili per l'attività delle scuole?
È una domanda alla quale è difficile rispondere in poche righe. Una
possibile riflessione senza dubbio riguarda il problema della
differenza di genere in lettura a favore delle ragazze; questo
risultato potrebbe essere un punto di partenza per attività finalizzate
a potenziare le competenze in lettura dei ragazzi, per stimolarli a
leggere di più e in maniera più varia. Un altro risultato emerso
riguarda la difficoltà relativa dei nostri studenti ad affrontare prove
basate su stimoli che nel framework Pisa sono chiamati “testi non
continui”, ovvero testi caratterizzati dalla presenza di grafici,
tabelle, moduli, schemi; questo probabilmente è dovuto alla
tradizionale scarsa attenzione a questo tipo di compiti nei curricoli
nazionali e nelle attività scolastiche, che privilegiano i classici
testi letterari. Nella vita quotidiana, tuttavia, questo tipo di
competenza è fondamentale e meriterebbe maggiore attenzione, senza
nulla togliere ovviamente all’importanza della lettura di testi
“continui”.
Dopo Pisa 2006 l'Italia ha finanziato anche nel 2009 la
somministrazione di un questionario ai genitori degli studenti
campionati. C'è qualcosa di interessante che emerge dai suoi risultati?
I dati del questionario genitori saranno successivamente approfonditi.
Per il momento vale la pena evidenziare il fatto che gli studenti i cui
genitori hanno svolto regolarmente insieme a loro attività legate alla
lettura, sia quando erano piccoli, sia all’età di 15 anni, ottengono
risultati migliori rispetto agli altri, anche a parità di status
socio-economico. Per gli studenti italiani, in generale, avere genitori
che parlavano con loro quando erano piccoli di ciò che avevano fatto,
raccontavano loro storie, leggevano libri insieme a loro e che ora
discutono con loro di politica, cenano insieme a tavola e discutono con
loro di come va la scuola, significa avere maggiori opportunità di
riuscire bene in compiti di lettura. (Intervista a Laura Palmerio
da Il Sussidiario)
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