Valutazione delle scuole e dei docenti, in attesa di giorni migliori
Data: Martedì, 15 febbraio 2011 ore 13:58:22 CET Argomento: Rassegna stampa
Sarà l’esempio di
Maria Antonietta
– brioches al popolo che
non ha pane – o sarà che in
tempi di crisi di governo bisogna
fare in fretta se si vuol apporre uno
storico imprimatur ? Sta di fatto
che, nel periodo di maggiori tagli a
finanziamenti e posti di lavoro nel
sistema scolastico dal dopoguerra,
dopo aver bloccato la carriera del
personale, la Gelmini, insieme ad
un recupero di scatti di anzianità
non privo di incertezze sugli anni
successivi, ha partorito due ipotesi
sperimentali per “premiare il merito”
di scuole e docenti.
L’attenzione dei sindacati sulla
bozza di decreto era rivolta soprattutto
alla prima notizia, quella dei
media alla seconda. La stampa ha
annunciato la caduta dell’ultimo tabù,
il superamento dell’egualitarismo
retributivo ed il conferimento
ai docenti meritevoli della quattordicesima
mensilità, curiosa variante
di sapore bancario da approfondire
nei suoi risvolti contrattuali. Ciò
preluderebbe alla differenziazione
della carriera, a risorse aggiuntive
per le scuole virtuose, a graduatorie
personali e istituzionali che
finalmente provocheranno la mobilità
dell’utenza (unico fenomeno
che da decenni si verifica già
spontaneamente).
La rete restituisce opinioni contrastanti:
c’è chi è contrario e chi è
favorevole in linea di principio ma
esprime riserve sulle modalità; ben
pochi sembrano però disponibili a
sperimentare subito. Due anni fa
una ricerca di Nomisma metteva in
evidenza una maggiore propensione
alla valutazione rispetto a dieci anni
prima, soprattutto da parte dei giovani,
di coloro che hanno terminato
la scuola di specializzazione. Ma
a parte il fatto che proprio a loro
le epocali riforme di elementari e
superiori hanno nel frattempo precluso
l’entrata in ruolo, anche fra i
favorevoli prevale l’insidiosa posizione
“valutazione sí, ma non cosí”.
Già una decina di anni fa fu la
reazione dei docenti a fermare
un primo e non molto indovinato
tentativo del ministro Berlinguer.
Sembrerebbe ovvia l’importanza di
una loro partecipazione nel nuovo
tentativo: sia per far tesoro della loro
esperienza sul campo, sia per consolidare
il consenso dei favorevoli
con riserva, essenziale per la riuscita
dell’operazione. Invece, benché si
tratti di un’azione morbida rispetto
a Berlinguer (sperimentazione solo
in quattro città), essa è gestita dalle
Fondazioni Agnelli, San Paolo e
Treellle, senza alcun coinvolgimento
di organizzazioni e associazioni
sindacali e professionali.
Ad aprile il presidente di Treellle, ricordando che il progetto USA di
miglioramento della scuola Partnership
for XXI Century Skills (P21)
è condiviso dal più potente sindacato
degli insegnanti e da quaranta
grandi imprese, chiedeva: “Perché
anche da noi non succede che Confindustria
e grandi Organizzazioni
Sindacali collaborino per una scuola
migliore, visto che è un campo
in cui prevalgono evidenti interessi
comuni?” Oggi possiamo facilmente
rispondere: perché il Ministro ha
scelto di chiamare le fondazioni vicine
a Confindustria e non le grandi
Organizzazioni Sindacali.
Prevedibile, quindi, il fuoco di
sbarramento sindacale di fronte a
modifiche unilaterali in un campo
di esclusiva competenza negoziale;
meno scontato il britannico apprezzamento
sindacale del metodo sperimentale
e degli osservatori esterni
(le tre fondazioni); difficilmente
confutabile il giudizio sindacale (la
montagna ha partorito il topolino)
sulla natura propagandistica
dell’operazione, alla luce delle scarsissime
risorse ad essa destinate,
condiviso infatti da altri esperti: per
Tuttoscuola, ad esempio, “la svolta
meritocratica, se questi saranno i
numeri, giocoforza dovrà aspettare
tempi migliori (nel 2013?)”.
L’ultima previsione coincide con
quella fatta molti mesi prima dal
partito democratico, ai tempi della
manovra, e rielaborata nel suo documento
sulla valutazione del sistema
scolastico a luglio: togliendo
con una mano gli scatti stipendiali
e restituendoli con l’altra attraverso
il fondo destinato alla valorizzazione
degli insegnanti e
delle scuole, il Governo
rimanda quest’ultima,
nei fatti, al 2013. E
ancora non sapevamo
che il lancio
della “operazione
valor izzazione”
sarebbe avvenuto
adesso, mentre la
finanziaria taglia
pure un quarto dei
finanziamenti all’Istituto Nazionale
per la Valutazione del Sistema
di Istruzione e formazione (Invalsi)
e all’Agenzia Nazionale per lo
sviluppo dell’autonomia scolastica
(Ansas)! La tentazione di non confrontarsi
sul merito di questa iniziativa
per la parvità della materia
e le quasi grottesche contraddizioni
fra annunci e fatti (oltretutto il decreto
interministeriale non è ancora
scritto, chissà se mai lo sarà) va però
respinta, se non altro per evitare
che una seconda partenza falsa pregiudichi
di nuovo, per anni, future
iniziative piú serie e sostanziose in
questo campo. Veniamo dunque al
merito.
Finora la valutazione ha interessato
per lo più gli alunni e solo
di riflesso docenti e scuole. Le
indagini internazionali mettono in
evidenza che in Italia è la didattica
a non essere in linea con i quesiti
valutativi; l’Invalsi, in assenza di
coerenza e trasparenza tra obiettivi
di insegnamento e modalità di
valutazione, si muove per conto
proprio. Manca inoltre un corpo di
Ispettori preparato e indipendente
dal Ministro (dote, quest’ultima,
che gioverebbe anche all’Invalsi);
in tali condizioni le verifiche ispettive
riguardano la conformità ad
un ordinamento gestito in maniera
centralistica piú che la qualità del
servizio definito attraverso un sistema
di indicatori.
Coerenza e trasparenza dovrebbero
riguardare indicatori e criteri
di valutazione, in modo che
aspettative e obbiettivi siano noti
fin dall’inizio, tanto a chi deve essere
valutato, quanto all’opinione
pubblica: gli standard, si sa, prima
di essere fatto statistico sono fatto
sociale. Non risponde invece a trasparenza,
ma a rozzo e provinciale
giacobinismo, l’idea di pubblicare le
graduatorie dei meritevoli. Un paio
d’anni fa il National Council on
Teacher Quality, organismo bipartisan
di Washington, ha ammesso che
il riconoscimento del merito aveva
dato risultati non eccelsi e spesso
controproducenti a causa di una eccessiva
competizione fra insegnanti
e fra scuole. E proprio in USA, in
molte aziende dove vige una periodica
merit review da cui dipende
la retribuzione, l’istogramma dei
salari viene pubblicato anonimo:
ciascuno identifica la propria posizione
rispetto agli altri ed è spinto
a migliorarla, ma non conosce
i nomi dei colleghi da invidiare o
commiserare, in modo che la collaborazione
e il lavoro di squadra,
essenziali quanto la competizione
per il successo dell’azienda,
non ne siano pregiudicate.
Valutare i docenti attraverso
un team composto dal dirigente
scolastico, due docenti e un
genitore-osservatore, sa più
di compromesso tra i poteri
dell’istituto che di efficace
modalità di analisi. Un comitato
di valutazione interno
presieduto dal dirigente
esiste dal 1974, ed era stato
concepito come uno strumento
a cui rivolgersi spontaneamente
nel caso i docenti ....
Giovanni Bachelet - TuttoScuola
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