Storia di due quasi trentenni che hanno imparato a fare business con le nuove energie
Data: Venerdì, 11 febbraio 2011 ore 08:32:27 CET
Argomento: Rassegna stampa


Matteo e Matteo si conoscono agli albori di quella che sarebbe potuta diventare una brillante carriera giuridica. Hanno 24 anni e nelle pause pranzo, quando c'è tempo per farle, parlano di sogni e aspirazioni. Lavorano come avvocati nello studio legale internazionale Freshfields Bruckhaus Deringer. Vogliono diventare imprenditori. Ci vuole un'idea.
Il primo passo è la creazione di un'associazione che promuove il business etico (Corporate social responsibility ed energie rinnovabili). Quasi per caso scoprono che alcuni fondi di investimento stranieri iniziano a guardare all'Italia per investire sul fotovoltaico. Sono gli anni in cui viene introdotto il secondo Conto energia, il generoso incentivo statale che ha reso il mercato italiano dell'energia elettrica prodotta con i raggi del Sole uno dei più interessanti al mondo.            
Il primo passo è la creazione di un'associazione che promuove il business etico (Corporate social responsibility ed energie rinnovabili). Quasi per caso scoprono che alcuni fondi di investimento stranieri iniziano a guardare all'Italia per investire sul fotovoltaico. Sono gli anni in cui viene introdotto il secondo Conto energia, il generoso incentivo statale che ha reso il mercato italiano dell'energia elettrica prodotta con i raggi del Sole uno dei più interessanti al mondo.
Sono momenti decisivi. «Non avevamo molto tempo, ci dedicavamo al nostro progetto quando non eravamo impegnati nello studio legale - raccontano con sguardo eccitato e ancora un po' incredulo - e cioè quasi mai», ridono. «Leggevamo le mail a casa, la sera. Fissavamo le riunioni all'alba». L'obiettivo è conoscere un mercato, quello, italiano, assolutamente agli albori. «Nel 2008 abbiamo visto impianti per 1000 megawatt e ne abbiamo proposti al network di investitori che stavamo raccogliendo soltanto 25 megawatt».
Studiando la normativa e conoscendo il territorio («usavamo internet, il passaparola, ma soprattutto molta buona volontà, come due avventurieri») Matteo e Matteo diventano un punto di riferimento per chi guarda al business verde della penisola. «Il nostro problema era l'età. Parcheggiavamo il motorino a qualche centinaia di metri dall'appuntamento. Eravamo professionali e competenti ma quando stringevamo la mano ai potenziali clienti che fino a quel momento avevamo sentito solo per telefono le risposte erano del tipo "ah, siete voi?"».
Alla fine la competenza conta più dell'età, «con il passaparola in molti hanno iniziato a cercarci». Certo, «abbiamo preso tante bastonate». Per fare il grande salto, e cioè dedicarsi esclusivamente al business abbandonando gli studi legali, occorrevano solide partnership. «Ci sono stati tre momenti in cui tutto sembrava pronto, poi con l'arrivo della grande crisi finanziaria abbiamo perso tutto». Fino al 2008, quando nasce Global investment. «Eravamo solo noi due, venivamo in ufficio con uno scooter scalcagnato e il nostro portatile. Le aziende del settore non erano ancora strutturate. Parlavamo direttamente con gli amministratori delegati».  
Oggi quelle aziende da pochi dipendenti sono passate a qualche centinaio. Matteo Franceschetti ha 29 anni, Matteo Mattia Gemignani 28. Quando raccontano le sveglie all'alba per incontrare i clienti, prima di andare al lavoro "vero", scherzano e sembrano persino più giovani. Quando si passa al business diventano manager consumati. Parlano alla velocità della luce, non si accavallano mai. Si vede che sono amici («un grande finanziere italiano ci ha detto che è la nostra grande fortuna»). Non perdono mai di vista iPhone e BlackBerry, ogni tanto si alzano dalla lunga scrivania della sala riunioni, rispondono, rientrano. Il loro team è composto da una quindicina di persone. Global investment controlla diverse società. Ha uffici a New York e Londra, sta valutando un'acquisizione in Romania, joint venture in India e ha il progetto di espandersi in Messico, Brasile, Cina e Sud Africa. Il fatturato nel 2010 è stato di un milione di euro, l'anno prossimo la previsione e di fare cinque volte meglio.
Da advisor a sviluppatori di progetti presto diventeranno produttori di impianti con il contributo di alcuni fondi di private equity. Al momento il mercato italiano «è il più facile al mondo» e anche con la revisione al ribasso degli incentivi del Conto energia le prospettive sono molto buone. «L'osservazione dei mercati più maturi, come la Germania, dà un'idea di come sarà lo sviluppo da noi. In genere le fasi sono tre: impianti a terra, tetti industriali e zone di scarso pregio, abitazioni. Da un gradino all'altro le marginalità calano». E' per questo che la speculazione «finirà».
Si è fatto tardi, è il momento dei saluti. Che libri leggete? «Sto leggendo "Vent'anni dopo" di Alexandre Dumas, in francese» risponde Matteo G. «Mi piacciono i libri sul business, in particolare i personaggi - dice Matteo F. -. Ho appena letto quello di Richard Branson, il fondatore di Virgin. Mi piacciono le storie di chi ce l'ha fatta. Mi fa venire voglia di fare di più. Non per soldi, ma per passione. Come fosse un gioco».  (di Luca Salvioli da IlSole24Ore)

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