La crisi del sistema politico ed etico-religioso è anche crisi della scuola
Data: Venerdì, 11 febbraio 2011 ore 07:59:47 CET Argomento: Redazione
La “fibrillazione
politico-istituzionale”da tempo rende precario ormai il nostro
litigioso bipolarismo, e non aiuta certo a risolvere i tanti problemi
di cui soffre il Paese. Molti i segnali negativi preoccupanti: in
crescita la disoccupazione giovanile; in perdita le entrate dello Stato
(leggasi evasione fiscale); in difficoltà il decollo economico; in
crisi la famiglia e la scuola.
Ma il fenomeno che appare tra i più inquietanti- e sul quale s’impone
una seria e attenta riflessione - è che ogni giorno che passa i
principi valoriali, su cui poggia la trama del tessuto della convivenza
civile, si sfilacciano a misura che, allentandosi tutti i freni
inibitori che aprono la strada alla pratica del “ ciò ch’ei
piace , ei lice”, ognuno si sente autorizzato ad avere il
diritto ad agire come vuole, fuori d’ogni regola etica, d’ogni
senso della misura e del decoro e di rispetto degli “altri. La società
“liquida” del consumismo e dell’apparire sembra promuove,
purtroppo,al successo un’antropologia istintuale, priva di scrupoli,
sfrontata, arrivista egoista e individualista, ecc. ecc.
Dato questo orizzonte, che disorienta e scoraggia soprattutto i
giovani, ci si chiede : che fare? di cosa c’è bisogno per
superare una crisi, che non è solo politica, ma etico-religiosa?
C’è bisogno di un lavoro “ di rimotivazione da compiere” ; bisogna dare
“a questo nostro paese , e ai giovani in modo particolare, un
orizzonte convincente ai sacrifici da affrontare” Così , il cardinale
Bagnasco nella sua prolusione d’apertura ai lavori della Conferenza
episcopale. In altre parole, c’è bisogno urgente di richiamare, e
ancorare più saldamente, l’etica, l’economia e la politica alla radice
dei valori originari della nostra tradizione religiosa
cristiana. Se non così, come e dove trovare le forze per riemergere da
tanto pantano? Come essere credibili nelle parole e negli atti? Come
dare un senso alla politica, se essa non si mette al servizio del
bene comune, anche con spirito di sacrificio, se non si fa
solidale con i soggetti sociali più deboli, comprendendone i bisogni,
se non è rispettosa “del Legislatore e del Giudice “; se
non collabora, infine, con spirito cristiano ad aiutare “la
persona a distinguere tra assenza di costrizioni e il comportarsi
secondo i doveri della coscienza ? Allora la politica si fa più
umana e acquista un significato se sa aprirsi al “
trascendente” che , - come afferma con forza il prelato- pur essendo
“indisponibile allo Stato”, non può “essergli tuttavia indifferente, in
quanto struttura la persona, la mette in grado di interpretare ciò che
la circonda , le dona quella idealità e quella forza morale che la
materialità non garantisce. Soprattutto, la rende capace di scegliere
il bene anziché il male. Che per una società è la direzione primordiale
e insostituibile. Parole, queste ultime, che rilanciano con forza il
convincimento che il rapporto tra politica ed etica cristiana, è
– oggi più che mai- ineludibile e irrinunciabile, e alle quali bisogna
prestare molta attenzione, se si vuole veramente uscire dall’attuale
“impaludamento, prima che sia troppo tardi.
Nuccio Palumbo
redazione@aetnanet.org
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