Dal tam tam alla radio: trasmissione di pensieri e parole
Data: Martedì, 08 febbraio 2011 ore 10:00:00 CET Argomento: Redazione
Teatro di eventi
rivolti al territorio, l’Istituto Tecnico Industriale “S. Cannizzaro”
di Catania, su iniziativa del Prof. Martino Rapisarda e con il
contributo dell’Associazione culturale “Romeo Prampolini, inaugura il
27 gennaio 2011, presso la propria sede, la mostra didattica:
“Dal tam tam alla radio: trasmissione di pensieri e parole”.
L’esposizione di 34 modelli d’epoca di Radio-ricevitori fra i più
rappresentativi esemplari del primo periodo, accompagnati da altri
evocativi cimeli, mira a favorire la conoscenza della storia e della
tecnologia dei pioneristici sistemi di comunicazione e di
intrattenimento di massa legati alla Radiofonia, prima fra tutte tra le
fonti orali, e a restituire la memoria storica e i ricordi delle
esperienze di quanti hanno operato nel primo medium dell'etere.
La mostra si propone, più in generale, di educare e sensibilizzare
giovani allievi e cittadini interessati alle grandi rivoluzioni di
carattere culturale e industriale che hanno segnato lo sviluppo della
storia dell’uomo, dall'avvento della Radio, attraverso la ricerca e le
scoperte di moderni sistemi di telecomunicazioni.
L’iniziativa inoltre si colloca parallelamente e, ricordando Radio
Caterina, “in sintonia” con le celebrazioni del Giorno della Memoria,
ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal
Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta
internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in
commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo,
dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita
hanno protetto i perseguitati.
Al mattino, prima di uscire di casa, durante gli spostamenti in auto,
nel breve tempo delle pause pranzo, nei momenti di relax, in occasione
di importanti eventi sportivi e musicali, in casa per far compagnia
alle massaie, dal barbiere o dal parrucchiere, non esiste istante della
nostra giornata in cui la radio, scatola parlante, non sia presente con
la sua voce a volte incalzante e provocante, altre volte rassicurante,
suadente e rilassante. Le sue parole riempiono il nostro quotidiano per
farci sentire meno soli e sono capaci di instaurare con noi un tipo di
rapporto personale e confidenziale, sollecitando e stuzzicando la
fantasia e proiettandoci in uno spazio tempo magico e virtuale.
La Radio dunque diventa un «aedo senza fili », il «teatro di un
coinvolgimento emotivo e luogo di complicità fra chi parla e chi
ascolta.»
«Sulla parola - scrisse Goethe - si reggono gli archi dell'esistenza,
dalla vita alla morte».
In piena civiltà dell'immagine ha scritto Wangermée, già direttore
generale della Radiotelevisione belga, «Il pubblico della Radio diventa
in serata il pubblico della Televisione pretendendo dalla Radio quel
che la Televisione non può adeguatamente fornire, e cioè, soprattutto,
un'informazione rapida e una musica di compagnia».
Quella della radio è una cultura speciale della comunicazione, intrisa
di umanesimo e di scienza la cui forza informativa deriva dalla sua
immediatezza e dalla sua ampiezza di particolari e di suggestione.
Gli aspetti sociologici che accompagnano lo sviluppo dei moderni
sistemi di comunicazione di massa, aldilà della originalità delle idee,
vere conquiste della mente che li ispirano, sono il portato più
rilevante e di più immediata applicazione e ricaduta.
La tecnica broadcasting, meccanismo di trasmissione da uno a molti, è
un vero agente di socializzazione. La grande diffusione di flussi di
dati, che generano una base informativa estesa ed articolata, ha
prodotto una crescente libertà di giudizio e rafforzato l’idea stessa
di democrazia.
Sergio Zavoli, in occasione della celebrazione dei primi 60 anni della
storia della radio sottolineava:
«Dall'impulso di Guglielmo Marconi all'ultimo messaggio spaziale è
corso per l'etere il destino di miliardi di uomini. Nella buona come
nella cattiva sorte.
Da Adua a Guernica, dalle prime voci dell'Italia libera al tam tam di
Radio Londra, dal silenzio di Hiroshima al “bip bip” dello Sputnik e ai
messaggi dalla Luna, dalle grandi radiocronache sportive e politiche al
suono di grandi orchestre di musica colta e leggera, dalle notizie che
arrivano sul filo dei secondi: «la Repubblica ha vinto», «Moro è stato
ucciso», «il nuovo papa è polacco...», alle oltre ancora, la lunga
vicenda del primo grande mezzo di comunicazione di massa si è cosi
intrecciata con la crescita dell'intero Paese, disegnando la nostra
identità nazionale.
Tutto ciò è passato attraverso l'uso della parola, il più straordinario
utensile dell'uomo che continua ad essere ciò che più di ogni altra
risorsa umana ci fa, a nostra volta, straordinari.»
Il 6 Ottobre del 1924 nasce in Italia la prima trasmissione radiofonica.
La voce era quella di Ines Viviani Donarelli che dalla stazione di Roma
S. Filippo, nell’attuale quartiere Parioli, alle ore 21 dai microfoni
della neonata URI (Unione Radiofonica) annunciava la nascita della
prima emittente radio in Italia. Il suo annuncio: «A tutti coloro che
sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21
del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della
prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio
audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli,
che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro
Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo.»
Lunga vita alla radio.
Martino Rapisarda
marapisa@tin.it
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