E il 17 marzo festeggeremo tutti insieme i “nostri primi cento cinquant’anni di storia comune”
Data: Lunedì, 07 febbraio 2011 ore 10:00:00 CET Argomento: Redazione
Per la
Confindustria questa festa non s’ha da fare! Proclamato giorno festivo
dal governo nazionale, per celebrare la nascita ufficiale del Regno
d’Italia, il 17 marzo, purtroppo, capita di giovedì e, quindi, ruba
“tempo prezioso” di lavoro alle fabbriche italiane. Ed in un momento di
crisi e di difficoltà economica, gli imprenditori “del nord” non si
possiamo permettere di perdere neppure un solo giorno di produzione!
Neanche se fosse il 150° compleanno dell’unità d’Italia! Questo è il
“pensiero unico” di Emma Mercegaglia, presidente di Confindustria.
Questo, forse, è l’intendimento di alcuni industriali che anziché alla
bandiera tricolore, pensano alle proprie casse “portavalori”!
A me piace, invece, spigolare in queste belle terre del nord cariche di
nebbia, di industrie e di monumenti “a ricordo delle gloriose giornate
di liberazione dall’orda nemica austriaca”, dedicate alle “Dieci
Giornate di Brescia”, alle “Cinque Giornate di Milano”, a Tito Speri, a
Garibaldi, a Silvio Pellico, ai fratelli Cairoli. Luoghi e nomi che
hanno dato sostanza agli ideali del Risorgimento e creato l’Italia
unita.
Forse la scuola avrebbe potuto fare di più per ricordare alle giovani
generazioni le speranze e gli ideali dei tanti patrioti che nel periodo
risorgimentale hanno dato la loro vita per l’unità della nazione. Anche
se si moltiplicano le iniziative, i seminari e gli studi per celebrare
degnamente l’evento.
Il Comitato bresciano per le celebrazioni del 150° Anniversario
dell’Unità d’Italia, con la collaborazione dell’Associazione Mazziniana
di Brescia, ha organizzato, nel salone del Palazzo Tosio, sede storica
dell’Università Statale di Brescia, un incontro sul tema:
“Crollo di un Stato. Nascita di una Nazione. Il Regno delle Due Sicilie
nel processo unitario”, con gli autorevoli interventi del prof. Luciano
Faverzani, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento,
sezione bresciana, e della prof.ssa Renata De Lorenzo, docente di
Storia Contemporanea all’Università di Napoli e presidente del Comitato
napoletano per la Storia del Risorgimento.
“Il Regno delle due Sicilie, annesso al Regno dei Savoia dopo la
spedizione dei Mille di Garibaldi ed in seguito all’esito di un
plebiscito duramente contestato, per la mancata segretezza del voto e
per i pochi votanti, era uno Stato che aveva una ragguardevole
ricchezza nazionale ed un sistema economico competitivo con il resto
d’Europa, si pensi alla “Napoli – Portici, la prima linea ferroviaria
costruita nella penisola, inaugurata nel 1839…”
Nel 1861, con la nascita del Regno d’Italia, la classe politica
piemontese e i gruppi dirigenti settentrionali, operarono una precisa
“scelta di campo”, “marginalizzando” e, quindi, “declassando” a
periferia, le regioni meridionali, questa condizione ebbe come effetto
immediato l’aggravarsi della già precaria condizione economica e
sociale delle popolazioni interessate con la conseguente crescita
dell’emigrazione e del triste fenomeno del “brigantaggio”, aspramente
combattuto dallo stato unitario.
E’ la nascita della “questione meridionale” dibattuta ed esaminata da
valenti studiosi e da uomini politici e delle istituzioni.
Nel settembre 1902, proprio per affrontare la questione meridionale,
Giuseppe Zanardelli, bresciano, presidente del Consiglio, compie il
primo viaggio di un capo del governo dell’Italia unita nel meridione,
in Basilicata per rendersi conto personalmente dei gravi problemi che
assillano le regioni dl sud.
In seguito, il suo resoconto di viaggio sarà fondamentale per
l’approvazione della legge speciale per la Basilicata, uno dei primi
esempi di intervento straordinario dello Sato nel Mezzogiorno.
Il legame tra il nord e il sud d’Italia, tra le regioni
industrializzate e le regioni ricche di “sole e di mare” è più forte di
quanto si potrebbe pensare, più duraturo di quanto qualche uomo
“truccato di verde col sole padano” ci vorrebbe far credere.
E la cultura e la scuola sono testimoni insostituibili e privilegiati
dell’unità indissolubile della nazione e certificano la bellezza, il
genio, la creatività, l’intelligenza e la solidarietà degli italiani
nel mondo.
E il 17 marzo festeggeremo tutti insieme i “nostri primi cento
cinquant’anni di storia comune”. Perché “la storia siamo noi”!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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