La scuola dei dittatori
Data: Lunedì, 07 febbraio 2011 ore 09:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Ignazio Silone scrisse "La scuola dei dittatori" nel 1938, durante l'esilio in Svizzera. In esso, immagina che un americano, Mr Doppio Vu, e il suo ideologo, Prof. Pickup, siano in viaggio in Europa per imparare l'arte della dittatura. Incrociano così un fuoruscito antifascista italiano, Tommaso il Cinico, che li aiuta a capire alcuni concetti chiave sulla conquista del potere.
Riporto alcuni passaggi dell'ottavo capitolo ("sull'inutilità dei programmi e la pericolosità delle discussioni e sulla tecnica moderna per suggestionare le masse") perché li trovo interessanti e, a modo loro, attuali. Chi parla è, appunto, lo spregiudicato esule in vena di lezioni.
"Se devo dare consigli sinceri a un aspirante dittatore, non nego che sarebbe proprio di una sana vita pubblica se la gara tra i partiti si svolgesse mediante la contrapposizione di programmi politici ed economici. Ma il fascismo nasce in un clima del tutto diverso. Esso lancia, sì, rivendicazioni immediate o slogans al fine di accaparrarsi l'appoggio delle forze sociali di cui ha bisogno, ma per il resto si astiene dal formulare un programma ricostruttivo. In sua vece il fascismo propaga un'ideologia raffigurata in simboli della razza o della nazione. Se voi mirate al successo, Mr Doppio Vu, dovete attenervi a questa regola: dovete gettare il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa politica, renderli responsabili di tutti i mali della patria e aizzare contro di essi l'odio delle masse"

"Discutere? Persuadere? Sarebbe una pazzia. Un aspirante dittatore non deve fare appello allo spirito critico degli uditori. Egli ne sarebbe la prima vittima. Un capo fascista deve saper trascinare infiammare esaltare i suoi uditori, ispirando disprezzo e odio verso i perdigiorno che discutono. 'Le chiacchiere non riempiono lo stomaco', ecco uno slogan efficace contro i politicanti tradizionali. Tutto quello che il capo fascista dirà, sarà enunciato nella forma dell'evidenza, in modo da non dare adito al minimo dubbio o discussione. Locuzione come 'può darsi', 'forse', 'a me sembra', 'salvo errore', saranno rigorosamente evitate. Ogni invito alla discussione sarà respinto. 'Non si discute sulla salvezza della patria', 'non si discute coi traditori', 'i disoccupati aspettano lavoro e non parole', ecco risposte che ogni seguace approverà"

Ignazio Silone, La scuola dei dittatori, Mondadori, 1962

 (da http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/02/la-scuola-dei-dittatori.html)

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