L'accordo separato, danni ai lavoratori pubblici e nessun vantaggio per i cittadini
Data: Domenica, 06 febbraio 2011 ore 12:15:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il nuovo accordo separato firmato dal Governo con CISL e UIL sul salario di produttività nella pubblica amministrazione produce sicuri danni ai lavoratori senza portare alcun vantaggio al funzionamento efficiente ed efficace della pubblica amministrazione. Un accordo che, dal punto di vista della pubblica amministrazione che il governo dovrebbe rappresentare, risponde alla definizione di stupidità data da Carlo M. Cipolla: causare danno ad altri senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.                 
 Il Governo doveva risolvere un problema da lui stesso creato: intervenire rapidamente sugli effetti della L. 150/2009 (c.d. Legge “Brunetta”) e risolvere le contraddizioni con L.122, la Finanziaria estiva. Quest’ultima, infatti, attraverso il blocco triennale dei contratti pubblici e il blocco delle retribuzioni al 2009, ha reso di fatto impossibile adempiere alle previsioni della L. 150, in particolare per quanto attiene alla revisione delle normative e all'avvio del sistema premiale, aspetto costantemente e inutilmente sbandierato dal Governo. L’unico punto neutro dell’accordo è dove afferma che le retribuzioni non devono essere decurtate a seguito della L. 150. Fermo restando che in assenza di rinnovo contrattuale l’inflazione decurterà comunque il potere d’acquisto delle retribuzioni, si riconosce con un anno e mezzo di ritardo quello che la sola Cgil ha denunciato: in presenza del blocco della contrattazione l’applicazione della legge Brunetta avrebbe potuto determinare delle riduzioni retributive. Non era però necessaria una specifica intesa per evitare riduzioni del salario accessorio in essere sulla base dei vicoli introdotti dalla legge Brunetta (le tre fasce secondo le quali al 25% dei dipendenti più meritevoli va il 50% delle risorse aggiuntive, mentre l’altro 50% va al 50% dei dipendenti e nulla al restante 25%). Era sufficiente un’interpretazione autentica del governo per chiarire che sulla base della normativa vigente l’applicabilità del nuovo sistema premiale può avvenire solo a seguito del rinnovo contrattuale.
La possibilità di risorse aggiuntive per la contrattazione, inserita nell’accordo ma già presente nella Finanziaria 2008, derivanti dal 50% dei risparmi già realizzati, è invece probabilmente già saltata, perché sembra che Tremonti non sia disponibile neppure a tirare fuori i quattro soldi previsti (24 milioni di euro). Una cifra che consentirebbe solo a meno del 17% dei lavoratori di avere un riconoscimento professionale. L’accordo invece conferma danni pesantissimi per i lavoratori pubblici e sono ben evidenziate dal comunicato della Cgil: i precari che verranno falcidiati per effetto della L. 122, le mancate elezioni delle RSU, che rappresentano una ferita per il tessuto democratico nella P.A., il blocco della contrattazione nazionale e decentrata, che contrasta, per altro, palesemente con l'obiettivo di maggiore efficienza, e la correlata totale assenza di risorse, la necessità di ricomporre un quadro equilibrato nel rapporto con le Regioni e le Autonomie Locali (che non hanno aderito all'accordo separato sul modello contrattuale, e che oggi non sono state neppure invitate), il destino degli scatti di anzianità futuri della Scuola a partire dal 2011, per i quali mancano risorse che non siano quelle derivanti dai tagli al sistema di istruzione. Su quest’ultimo punto è utile ricordare che sono stati stanziati 320 milioni per gli scatti maturati solo nel 2010, mentre nulla è previsto per gli anni successivi: queste risorse costituiscono una quota del 30% dei risparmi provenienti dai tagli alla scuola e originariamente erano da considerare risorse retributive aggiuntive finalizzate alla valorizzazione professionale del personale. Anche il confindustriale “Sole 24 Ore” di oggi denuncia come, in assenza di risorse per alimentare i meccanismi premianti per il lavoro pubblico, l’accordo siglato contribuisca a paralizzare i processi di modernizzazione della pubblica amministrazione.
In buona sostanza, l’accordo conferma tutti i danni contrattuali e alla democrazia sindacale determinati dai provvedimenti del governo, senza mettere in atto processi di qualificazione del lavoro e dei servizi pubblici.
A queste ragioni di merito, più che sufficienti a spiegare la contrarietà della Cgil, si deve aggiungere l’utilizzo da parte del governo di un metodo negoziale indecoroso: la delegazione della Cgil, convocata con un preavviso di poche ore, si è vista presentare un testo palesemente preconfezionato e concordato con alcune organizzazioni sindacali, sul quale non era possibile alcuna trattativa. Un film già visto, prendere o lasciare.
La firma a un accordo del genere può essere stata apposta solo in un quadro di deterioramento delle relazioni sindacali che porta a considerare prioritario lo schierarsi a sostegno del governo, in palese difficoltà, rispetto ad ogni altra considerazione di carattere più schiettamente sindacale.
Il governo, infatti, è l’unico dei soggetti in campo in questa vicenda a trarne un vantaggio evidente: poter utilizzare un accordo finto per tentare di accreditare l’ultima balla sul governo che si occupa di lavoro ed economia.
La Cgil e le categorie pubbliche e della conoscenza decideranno nei prossimi giorni le iniziative di mobilitazione  (da  ScuolaOggi  di Fabrizio Dacrema)

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