Il modello Marchionne sbarca tra gli «statali»
Data: Sabato, 05 febbraio 2011 ore 08:57:10 CET
Argomento: Rassegna stampa


Secondo strappo: anche nel publico impiego Cisl e Uil firmano un accordo separato del «tipo Marchionne». La Funzione Pubblica Cgil, come la Fiom per i metalmeccanici, abbandona il tavolo insieme a Cosmed (medici, ecc) e Usb-Rdb. Ne parliamo con Rossana Dettori, segretario generale della Fp Cgil.
Cosa è accaduto?
Siamo stati chiamati a una trattativa che era già chiusa nei fatti. Ci hanno interpellato soltanto per sapere se firmavamo oppure no. Era evidene che avevano già stabilito i contenuti. Quando Cisl e Uil intervenivano nella discussione erano in grado di citare le singole parole anche senza testo davanti. Questo è stato il primo vulnus sul piano del rapporto di correttezza tra organizzazioni. Lo vivo ancora più drammaticamente, perché stavamo ricostruendo in questi mesi un lavoro faticoso di relazioni unitarie. E stavamo predisponendo un documento unitario sui temi del lavoro pubblico. Tutto a monte. Sono stati irresponsabili anche da questo punto di vista.    
 Ci deve essere stato un input politico molto forte...
Sembra che tutto quello che accade serva solo per salvare questo governo. Cisl e Uil gli hanno fatto da stampella. Di questo accordo non aveva bisogno nessun altro, fatto in questa materia. Ma gli incontri di Cisl e Uil con Brunetta erano diventati noti già l'altro ieri. In ogni caso c'era un grande assente a questo tavolo: le Regioni.
Sul fronte della sanità?
Sì. Sul modello delle relazioni sindacali Regioni e Anci (i comuni, ndr) si ritrovano ad avere un modello di relazioni che non hanno nemmeno discusso.
E sui punti specifici?
Non si stabilizzano i precari. Le risorse che si trovano saranno usate per finanziare la «riforma Brunetta», il sistema 25-50-25. L'altro grande assente è la democrazia, perché non si parla di votare per il rinnovo delle Rsu. Alla nostra domanda, il ministro ci ha risposto che «prima bisogna fare l'accordo sui comparti». Che non si sa quando mai potrà esser fatto.
I contratti restano «congelati»?
Da una parte si fanno affermazioni sulla crisi, ecc, dall'altro si dà per acquisito che non ci saranno contratti nel prossimo biennio. Che lo dica il governo, è già scandaloso. Ma che delle organizzazioni sindacali non provino neanche a rivendicare un diritto negato come quello del contratto di lavoro.... E c'è un vulnus anche sulla contrattazione integrativa: senza Rsu e senza risorse, non si fa.
Quali conseguenze sulla funzionalità della P.A.?
L'unica cosa detta - per capire quanto funzionerà bene - riguarda le «commissioni partitetiche nazionali» per l'attuazione della riforma Brunetta (per le valutazioni, le «pagelle»), con dentro solo i sindacati che hanno firmato. In ogni caso non era nemmeno un meccanismo convincente. Non siamo un sindacato che dice solo «no», ma non possiamo assistere inerti a una presa in giro dei lavoratori.
A questo punto come reagirete?
Risponderemo certamente con la mobilitazione. Di che tipo, lo dobbiamo decidere. Lunedì ci vedremo con la categoria della conoscenza (Flc) per costruire un percorso comune di tutti i lavoratori pubblici. Ma chiameremo anche i privati, perché ci saranno conseguenze devastanti. La sanità privata, per esempio. Se non si fanno accordi nel pubblico, perché bisognerebbe farli nel privato? Martedì è convocata la riunione dei segretari generali Fp per decidere quali iniziative mettere in campo. Cominceremo sicuramente con le assemblee informative con i lavoratori, anche indicando le forme di mobilitazione possibile.
E' il secondo episodio rilevante di accordo separato, dopo i metalmeccanici. Si delinea un sistema contrattuale nuovo?
La gravità di questo accordo è che si parte dall'acquisizione dell'accordo del 22 gennaio 2009, che noi non abbiamo sorttoscritto. E invece lo danno come acquisito. Se volevano provare a ricucire avrebbero fatto altro.. E' evidente che non ci volevano far firmare. L'idea di cambio del modello contrattuale, in questo governo, punta ad avere sindacati ce dicono soltanto «sì». Facendo fuori le altre, come noi, per cui i diritti costituzionali non sono discutibili.
Come si fa a discutere con chi vuol metterti da parte?
Con la testardaggine della Cgil, bisogna sempre provare. Però questa volta è messa a dura prova. Il nostro compito è trovare soluzioni positive, ma in questo momento vedo davanti a noi solo chiusure. Lo sciopero è uno degli strumenti del sindacato. Certo bisogna costruirlo, altrimenti si fa un regalo alla controparte.(di Rocco Di Michele da Il Manifesto)

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