Forse ci sarà qualche fannullone nella P. A., ma certamente nessuno  evasore: chi merita più frustate?
Data: Sabato, 05 febbraio 2011 ore 08:34:44 CET
Argomento: Redazione


La notizia è passata su qualche giornale, ma le pagine “quotidiane” sono piene di bunga bunga. Se fosse stato un convegno sulla prostituzione minorile ne avrebbero parlato nei tanti bar dello sport o ai quattro “canti” dei paesi. Invece a Lugano, nel cantone svizzero di lingua italiana, si è svolto il 27-28 gennaio u.s. un seminario per apprendere i segreti per praticare (in modo legale) l’elusione e guadagnarsi un paradiso fiscale. Tutto esaurito: 600 professionisti italiani hanno pagato 230 € a testa per ascoltare i consigli degli esperti sul come costituire società all’estero e come renderle operative. Ho controllato la differenza tra evasione ed elusione fiscale. L'elusione fiscale consiste nel falsificare la natura dell'operazione con lo scopo di beneficiare di minori imposte. Non si presenta come illegale; essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. Ad esempio, se le imposte sulla vendita di un immobile sono del 35% e quelle sulla vendita di azioni del 20%, il possessore dell'immobile può conferirlo in una società per azioni al solo scopo di vendere poi le azioni della società proprietaria dell'immobile con fortissimo risparmio fiscale. L'evasione fiscale è un comportamento "contra legem" che consiste nel sottrarsi all'obbligo di pagare i tributi. Si manifesta in tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il pagamento delle tasse attraverso la violazione di specifiche norme fiscali con operazioni, ad esempio di vendita effettuate senza emissione di fattura o di ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite in nero), con conseguente mancata dichiarazione fiscale e versamento d'imposta. L'evasione fiscale è punita con sanzioni pecuniarie e oltre una certa soglia di sottrazione di imponibile anche penalmente. Ci sono in Italia due principali fonti di dati statistici sull'evasione fiscale. La prima si basa su questionari e interviste a campioni di cittadini, come quelli condotti dall'EURES, e ci dice per che per alcune categorie il tasso di evasione arriva intorno all'80%. La seconda fonte di dati è condotta dall'ISTAT, e dall'Ufficio Studi dell'Agenzia delle Entrate che stimano l'evasione a circa il 18% del PIL. Il minisgtro Tremonti ha ripetutamente affermato che per colpire quei «troppi italiani che fanno i furbi», dovrà rendersi indispensabile l'aiuto delle amministrazioni comunali, attraverso specifici ispettori col compito di verificare quanto i redditi dichiarati dai contribuenti di ciascun Comune siano congrui col loro effettivo tenore di vita. Il sistema funziona, sostanzialmente, sull'incrocio dei dati fiscali e personali, anche tramite l'ausilio di strumenti rapidi come internet. Con questo metodo semplice ed efficace, già negli anni 90, il sindaco Castorina era riuscito a fa pagare le tasse a tutti cittadini del comune all’ombra del castello di Aci, appaltando il lavoro di ricerca e di controllo ad un gruppetto di giovani informatici nell’arco di tre mesi. Dei risultati positivi per il bilancio delle casse comunali parlò persino il televideo come un evento eccezionale mentre bisognava considerarla una “non-notizia”. E quel professore-sindaco non ha fatto scuola tra gli oltre 8.000 colleghi amministratori in Italia! L’analisi del problema e la conclusione amara della gravità della mancanza di cultura contributiva è che ogni evasore o elusore italiano manca di coscienza sia civica che etica. L'art. 53 della Costituzione afferma il dovere di tutti i cittadini di concorrere alle spese pubbliche pagando le tasse secondo il principio di progressività in ragione della capacità contributiva di ognuno. All’interno dei rapporti civili, questo articolo è l’architrave su cui è costruito tutto l’ordinamento tributario repubblicano: dai prelievi obbligati delle risorse dei privati cittadini infatti il potere pubblico riesce a provvedere e finanziare le attività a cui sono chiamati e delegati in vista del bene comune. Eppure i ricavi non dichiarati in Italia , rispetto al 2009, raggiungono ormai la quota di 50 miliardi di € di cui il 47% è formato da evasori totali sconosciuti al fisco che preferiscono “depositare” in Lussemburgo, Svizzera, Regno Unito, Panama, San Marino o Liechtenstein… (fonte: Sole24Ore del 1° febbraio u.s.). E la Banca d’Italia comunica che il debito nazionale in rapporto al PIL è del 119% cosicché sulla testa di ogni italiano pesano circa 30.000 € del debito dello Stato. A fondamento delle norme costituzionali c’è poi la legge morale-naturale che impone di non rubare e sulle Tavole di pietra è codificata nel 7° comandamento. Si fa riferimento quindi alla coscienza illuminata perché quando questa è erronea esiste l’insegnamento del magistero, che parla a tutti gli uomini di buona volontà e non solo ai fedeli. La dottrina sociale della Chiesa è espressa in modo autorevole dalla costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, ed è sintetizzata nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 ( nn.1905-1910). “In conformità alla natura sociale dell'uomo, il bene di ciascuno è necessariamente in rapporto con il bene comune. Questo non può essere definito che in relazione alla persona umana. Per bene comune si deve intendere l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione . Esso comporta due elementi essenziali: In primo luogo il rispetto della persona in quanto tale perché in nome del bene comune, i pubblici poteri sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali ed inalienabili della persona umana. In secondo luogo, il bene comune richiede il benessere sociale e lo sviluppo della collettività. È compito dello Stato difendere e promuovere il bene comune della società civile, dei cittadini e dei corpi intermedi. Spetta infatti all'autorità farsi arbitra fra i diversi interessi particolari per rendere accessibile a ciascuno ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana: vitto, vestito, salute, lavoro, educazione e cultura, informazione conveniente, diritto a fondare una famiglia, ecc.” Gli effetti dell'evasione fiscale non sono solo economicamente ma anche eticamente riprovevoli in quanto: si ha una riduzione delle entrate dello Stato e delle risorse per la collettività; si vanifica parzialmente la redistribuzione del reddito pianificata dal legislatore; lo Stato deve limitare le risorse, in genere su Sanità, Istruzione e Welfare, fatto che tende a gravare maggiormente sui meno abbienti; evasori parziali o totali, dimostrando redditi inferiori alla realtà, possono usufruire di servizi o facilitazioni (come bonus fiscali, assegni famigliari, sconti su tasse scolastiche, edilizia sovvenzionata) sottraendo tali risorse a chi spetterebbero di diritto e di necessità. L'opinione pubblica e le forze politiche in Italia sono piuttosto divise sull'atteggiamento morale nei confronti dell'evasione fiscale. Alcuni ritengono sia un male fisiologico, e persino necessario, o comunque giustificabile in qualche modo. Qualcuno ha detto che «se c’è uno Stato che chiede un terzo di quanto guadagni allora la tassazione ti appare una cosa giusta. Ma se ti chiede il 50-60% di ciò che guadagni, come accade per le imprese, ti sembra una cosa indebita e ti senti anche un po' giustificato a mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione». In alcuni casi specifici vi sono linee di pensiero che la ritengono persino eticamente necessaria (come nei casi di obiezione fiscale sulle spese militari). Ma il compianto Tommaso Padoa-Schioppa paragonò l'evasione fiscale al furto: «A chi dice che mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini rispondo che sono gli evasori ad aver messo le mani nelle tasche dello Stato e degli altri cittadini onesti. Violando così non solo il 7° comandamento, ma anche un principio base della convivenza civile». Ed io dico - con onestà intellettuale – che: · I dipendenti pubblici, che viviamo del salario statale, saremo anche “fannulloni” ma nessuno ci potrà accusare di essere evasori fiscali. · 80 anni fa Al Capone, (pluricriminale e omicida di origine italiana, simbolo del gangsterismo e della crisi della legalità negli Stati Uniti degli anni venti, "nemico pubblico numero 1" della città di Chicago…) fu rinviato a giudizio per evasione fiscale, con 23 capi d'accusa. Anche se il boss non aveva nulla di intestato, agiva sempre attraverso prestanome e le contabilità illecite erano gestite tramite codici. La Storia ci fa sapere che il pool degli “Intoccabili” trovò per caso un fogliettino nel quale era citato il nome di Capone, che venne così condannato ad una pesante multa di 80.000 dollari e internato nel carcere duro di Atlanta e di Alcatraz. · 150 anni fa l'Italia celebrava la sua Unità, mentre nel 1861 la giovane Repubblica degli USA soffriva per la guerra civile di secessione . · Dopo l’attacco alle Torri Gemelle lo slogan era “Siamo tutti americani”. Magari fossimo efficaci - come i nostri fratelli d’oltreoceano - sulla lotta all’elusione ed evasione fiscale! · Intanto, mentre al finto onorevole Cetto La Qualunque piace “lu pilu”, a noi lavoratori della conoscenza preoccupa… il Pil. Giovanni Sicali





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-239430.html