Prove Invalsi all’orizzonte: il tema della valutazione già caldo, ribolle
Data: Venerdì, 04 febbraio 2011 ore 20:40:57 CET Argomento: Istituzioni
Come è noto la
FLC CGIL considera la valutazione un processo necessario e
doveroso che dovrebbe caratterizzarsi per
essere funzionale al miglioramento complessivo dell’offerta formativa
fino al suo declinarsi nei processi di apprendimento/insegnamento,
stimolare gli interventi innovativi necessari a realizzare le finalità
della scuola (inclusione, pari opportunità, diritto all’istruzione)
essere partecipato e condiviso attraverso il coinvolgimento di
molti soggetti: dai decisori politici ai dirigenti, ai docenti,
al personale ATA.
Partendo da questo punto di vista, gli interventi del MIUR
in materia di valutazione (dal regolamento al progetto
sperimentale) risultano profondamente
sbagliati.
Di certo non rispondono ai
bisogni educativi e formativi degli alunni; svalorizzano
l’operato delle scuole; avviliscono la professionalità di
coloro che a scuola lavorano.
Le prove Invalsi per rilevazione nazionale degli
apprendimenti vengono a cadere in questo contesto. Il clima
non è dei migliori. Certo non induce quella pacata attenzione che
sarebbe consona ai processi valutativi e favorirebbe la loro efficacia.
Il primo elemento che affermiamo con determinazione, ancora una volta,
riguarda l’utilizzo degli esiti delle prove che in nessun modo
dovrà essere funzionale agli obiettivi del progetto sperimentale sulla
valutazione, ovvero alla cosiddetta premialità dei docenti o a
classifiche di scuola.
Altro elemento: l’enfasi, fuori luogo, sulla
obbligatorietà delle prove.
Fuori luogo per molte ragioni:
tutti sanno che se si vuole valutare per migliorare sono
fondamentali la condivisione e il coinvolgimento attivo degli
operatori;
le scuole italiane già stavano volontariamente aderendo alla
rilevazione nazionale degli apprendimenti in modo diffuso e
quantità assai rilevante. Bastava accompagnare e implementare
quella tendenza.
Invece si
è voluto “pigiare” sulla obbligatorietà, cosa che è stata
percepita come l’espressione di un’idea impiegatizia, esecutiva e
subalterna delle professionalità di scuola. Ciò ha suscitato
irritazione e frustrazione soprattutto da parte di collegi
che hanno molto ricercato, sperimentato, ragionato sulla valutazione.
Se vi fossero collegi dei docenti che, motivando tale scelta
rifiutassero le prove INVALSI e usassero altre modalità di
assolvimento dell'obbligo della valutazione, la FLC continuerà a
considerare tale opzione come un modo di esercitare l' autonomia
scolastica.
d’altro canto, quell’idea, esecutiva e impiegatizia dei docenti,
incombe. Non si dimentichi che recentemente si è cercato perfino
di limitarne la libertà di espressione. In questa situazione anche la
restituzione della elaborazione dei risultati delle prove alle scuole,
che potrebbe (e dovrebbe!) attivare percorsi di valutazione,
autovalutazione, miglioramento dei processi di insegnamento
apprendimento e dell’offerta formativa, rischia di risolversi
invece in una torsione verso il teaching for test;
inoltre, nel primo ciclo, data la compresenza delle indicazioni
nazionali e delle indicazioni per il curricolo che sono due documenti
molti diversi e per molti aspetti inconciliabili fra loro, le prove
invalsi stanno, nei fatti, diventando il riferimento per la
definizione degli obiettivi didattici, assumendo così una funzione e un
valore quantomeno impropri.
La nota MIUR del
30 dicembre 2010 (Prot. N. 3813) ribadisce l’obbligatorietà delle prove
e rischia di uscire dal seminato quando prescrive che “è
essenziale la collaborazione degli insegnanti in tutte le diverse fasi
della procedura secondo le modalità che saranno successivamente
comunicate dall’INVALSI”. L’obbligatorietà della rilevazione tramite le
prove, non coincide automaticamente con l’obbligo dei
docenti a somministrarle né a correggerle, a tabulare i dati, a
predisporne l’invio. I carichi di lavoro connessi a tali operazioni sia
per i docenti che per le segreterie sono rilevanti e non possono
configurarsi come “attività ordinaria”.
Ancora una volta il MIUR cerca di fare le nozze coi fichi secchi. Si
sarebbero dovute almeno prevedere risorse aggiuntive adeguate o fare
effettuare la rilevazione a somministratori esterni. Nulla di tutto ciò
è accaduto. L’unica risorsa disponibile è il fondo di istituto, una
coperta sempre più corta con cui si tenta di far fronte alle varie
emergenze determinate dalle politiche sconsiderate di questo ministro.
Infine, vogliamo riportare fin d’ora l’attenzione sulla prova nazionale
dell’esame di Stato al termine del
primo ciclo, introdotta per la prima volta lo scorso anno
scolastico che si è rivelata essere troppo pesante e ha
suscitato molte proteste da parte di scuole e genitori.
Infatti l'attuazione contestuale ed incrociata del Regolamento sulla
valutazione, della Circolare Ministeriale 49/10 ha accresciuto a
dismisura il peso dell'esame rispetto al percorso scolastico.
Alla fine le vittime della furia restauratrice e pedagogicamente
sbagliata del Ministro sono stati gli studenti più deboli (in
particolare quelli con cittadinanza non italiana) e quelli con
eccellenti voti di ammissione.
Si porrà rimedio a tale stortura? Volendo, il MIUR è ancora in
tempo. (da Flc-Cgil)
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