Graduatorie in attesa di consulta. Pressing di Lega e Fli per congelare le liste e bloccare l'inserimento a pettine
Data: Martedì, 01 febbraio 2011 ore 08:48:17 CET Argomento: Rassegna stampa
L'aggiornamento
delle graduatorie a esaurimento resta in bilico. Il 27 gennaio,
infatti, nelle commissioni riunite affari costituzionali e bilancio del
senato, sono stati presentati alcuni emendamenti che mettono in
discussione l'aggiornamento degli elenchi, che dovrebbe avvenire
quest'anno, di fatto congelandoli.
Un emendamento in particolare, quello
della Lega Nord, gode dell'appoggio anche del ministero che lo vede
come una scappatoia per blindare le graduatorie in attesa della riforma
del reclutamento. Ma nel frattempo tutto potrebbe complicarsi.
Secondo rumors parlamentari, sta per essere emessa dalla Corte
costituzionale una sentenza che rimette mano alla disciplina del
settore. Di fatto dichiarando
incostituzionale l'inserimento in coda alle graduatorie. Ma la
portata della sentenza potrà essere soppesata solo con le carte in
mano, perché nel declinare il diritto di inclusione nelle graduatorie
provinciali si può passare dalle inclusione in una o in tutte e 4 le
province.
La Consulta ha esaminato l'ordinanza del 5 febbraio 2010 con la quale
il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva sollevato
dubbi di legittimità costituzionale sull'articolo 1, c. 4° ter del
decreto legge 25/09/2009 n. 134, aggiunto da legge 24/11/2009 n. 167,
relativo all'aggiornamento e integrazione delle graduatorie. La legge
«salvaprecari» aveva chiuso il lungo contenzioso sulle iscrizioni in
graduatoria (in coda o a pettine), stabilendo
che l'iscrizione in graduatorie di altre province comportava
l'accodamento dei nuovi iscritti. Da qui i ricorsi, davanti al
tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha ritenuto non
infondata al questione di illegittimità. Intanto, è spuntata la pista
parlamentare. Con un emendamento presentato dai senatori Mario Pittoni,
Mariapia Mura, Massimo Garavaglia e altri (1.0.45), il Carroccio prevede che le graduatorie ad
esaurimento previste dall'art. 605 lett.c) della legge 27 dicembre
2006,n.296, vigenti per il biennio 2009/2010-2010/2011 vengano
prorogate per l'anno scolastico 2011/2012. In buona sostanza, dunque,
se l'emendamento made in Lega venisse approvato, i trasferimenti da una
provincia all'altra verrebbero bloccati e le graduatorie di coda
rimarrebbero in vita per un altro anno. In linea con questa
posizione anche due emendamenti presentati dai senatori di Futuro e
Libertà: Valditara, Saia, Viespoli, Baldassarri, Contini, De Angelis,
Digilio, Germontani, Menardi, Pontone, D'Alia. Che chiedono la
l'allungamento del periodo di vigenza delle graduatorie a esaurimento
da 2 a 3 anni, comprendendo anche la proroga di un anno delle attuali
graduatorie (1.129). In entrambi in
casi si impediscono i trasferimenti dei docenti del Sud, a punteggio
maggiore, verso il Nord, dove ci sono più posti disponibili. Oppure
la mera proroga di un anno degli attuali elenchi senza incidere sulla
vigenza strutturale degli stessi. Che rimarrebbe comunque
biennale(1.124). Sempre in materia di
graduatorie a esaurimento va segnalato un emendamento di segno
contrario, che mira a mantenere le code consentendo però i
trasferimenti. Si tratta di una proposta avanzata dai senatori del Pd
Rusconi Mariapia Gravaglia e Ceruti (PD). Che assumerebbe la forma
della norma di interpretazione autentica dell'art. 1, c.65 della legge
296/2006, nel senso di garantire comunque il trasferimento da una
provincia all'altra con inserimento a pettine. E nel contempo, anche la
possibilità di inserirsi in altre 3 graduatorie di altrettante
province, ma in coda. Insomma, due orientamenti del tutto
inconciliabili.
Per capire che sorte avranno gli emendamenti congela-graduatorie, è
necessario attende la sentenza della Corte costituzionale. È probabile
infatti che il governo, prima di appoggiarli, voglia capire che cosa
dice la Consulta. Perché i dubbi di incostituzionalità riguardano la
preclusione del diritto alla mobilità in senso lato, che in ogni caso
va a incidere anche sulle code. Insomma, il rischio che si corre e che,
qualunque decisione prenda il parlamento, essa sia destinata scontrarsi
contro il veto della Corte costituzionale. (da ItaliaOggi di
Alessandra Ricciardi e Carlo Forte)
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