Oggi è la festa di un grande santo educatore: San Giovanni Bosco
Data: Lunedì, 31 gennaio 2011 ore 15:02:05 CET Argomento: Redazione
Spesso ci si
chiede: cosa farebbe san Giovanni
Bosco per i ragazzi e i giovani di oggi che spesso sono e si
sentono soli ed abbandonati, cosa gli direbbe, quali consigli darebbe a
loro e anche agli adulti che li seguono e li accompagnano?
Ripensando alla vita di questo grande santo, a ciò che ha fatto per i
giovani e i ragazzi che ha incontrato penso che li inviterebbe prima di
tutto a credere nelle proprie capacità, ad avere fiducia in se stessi e
cura della propria persona e della propria anima. Egli ci insegna che
ogni ragazzo sa sognare in grande, è capace di grandi cose
l’importante, però, è che possa incontrare adulti ed educatori che lo
sostengano nella vita e nelle scelte quotidiane, che gli diano fiducia
e lo aiutino a sperare e a credere nelle persone che lo circondano. Don
Bosco è vissuto in un’epoca molto diversa ma, contemporaneamente, anche
molto simile a quella in cui viviamo noi oggi.
Sicuramente, in quegli anni, non c’erano le possibilità economiche e le
comodità che ci sono oggi, alcune grandi e importanti scoperte ed
invenzioni dovevano essere ancora fatte; molto forte, oltre alla
povertà materiale, era la povertà morale e la fragilità in cui viveva
la gente e, di conseguenza, anche i ragazzi e i giovani non ne erano
esenti. Si ritrovavano spesso a dover vivere per strada, abbandonati
dalla famiglia, senza punti di riferimento e valori in cui credere e su
cui fondare la propria esistenza. Ma don Bosco, diversamente da ciò che
faceva la maggior parte degli adulti, voleva bene ad ogni ragazzo
ricercando il “bene personale” di ognuno. Non ha mai chiesto a nessuno
di essere una persona diversa da ciò che era anche se chiedeva, a tutti
coloro che incontrava, l’impegno nel compiere un cammino personale.
Sapeva parlare al cuore di ciascuno in maniera personale, perché in tal
modo raggiungeva ciò che occupava la mente dei ragazzi, svelava la
porta degli avvenimenti della loro vita, faceva loro comprendere il
valore dei comportamenti e dei sentimenti, toccando la profondità della
coscienza. E così ad un giovane trovava il lavoro, ad un altro dava
sostegno nello studio, ad altri dava da dormire e da mangiare, ad un
altro la preparazione per incontrare Gesù nella Prima Comunione e
crescere in un cammino di fede. C’è una frase che don Bosco ripeteva
sempre ai suoi giovani: “Desidero vedervi felici nel tempo e nella
eternità”. Ecco, allora, quello che Don Bosco ripete ancora oggi ai
ragazzi e ai giovani: voglio che voi siate persone felici e realizzate,
contente di ciò che siete perché ognuno è unico e irripetibile perché
amato e voluto prima di tutto da Dio.
Ma perché ogni ragazzo e ogni giovane possa diventare una persona
pienamente realizzata è necessario che incontri, nel suo cammino,
adulti ed educatori che lo amano e rispettano per ciò che è, che
sappiano valorizzare la sua originalità senza pretendere di rendere
tutti uguali, gli adulti devono maturare la consapevolezza che ogni
ragazzo è dono e opera di Dio. Una comunità che si ponga come priorità
questo rispetto dei giovani può trovare in Don Bosco un’ottima
guida. A volte parlando con alcuni adulti, anche nelle nostre comunità
cristiane, è facile trovare persone che hanno un’idea negativa dei
ragazzi e con facilità li giudicano e li criticano. E’ importante,
allora, riacquistare fiducia e speranza nei giovani proprio come ha
saputo fare Don Bosco che ripeteva sempre “In ognuno di questi ragazzi,
anche il più disgraziato, v'è un punto accessibile al bene. Compito di
un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”, saper
guardare a loro in modo positivo e propositivo. E’ necessario, quindi,
che ci siano adulti disposti a dialogare e a condividere tra loro
per riuscire ad elaborare proposte valide che diano la
possibilità ai ragazzi di esprimersi senza paura di essere
etichettati o giudicati. C’è bisogno di adulti che siano disposti a
perdere tempo per stare con i ragazzi perché, come consigliava Don
Bosco, essere tra loro è uno dei metodi più efficaci per imparare a
conoscerli e farsi conoscere da loro. Don Bosco, con i suoi
collaboratori, insisteva e ribadiva continuamente l’importanza dello
stare tra i ragazzi per riuscire a trovare “la parola giusta al momento
opportuno” per ogni ragazzo che lui chiamava “la parolina
all’orecchio”. E’ necessario che il mondo degli adulti riacquisti
fiducia e speranza nei ragazzi e nei giovani ma è solo conoscendoli,
dialogando con loro che questo può avvenire. La pedagogia e lo stile
educativo di Don Bosco sono riassunti nel suo Sistema Preventivo che ha
come pilastri la ragione, la religione l’amorevolezza e ci invita a
guardare al giovane in tutta la sua interezza senza dimenticare nessuna
dimensione della persona, con ottimismo e simpatia e con un
atteggiamento di grande rispetto e comprensione. Il ragazzo non solo
deve essere amato deve sentire di essere amato da chi gli è vicino.
Solo così si potranno creare le condizioni perché il giovane cresca in
modo sereno ed equilibrato.
Franca Lapo
redazione@aetnanet.org
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