Asasi- Intervista a Giorgio Israel
Data: Lunedì, 31 gennaio 2011 ore 09:46:05 CET Argomento: Redazione
Abbiamo
posto alcune domande a Giorgio Israel, docente ordinario di Storia
della Matematica all’Università La Sapienza di Roma, coordinatore del
Gruppo di lavoro per la Formazione degli Insegnanti presso il MIUR.
ASASi: Il docente, nella qualità di componente del consiglio
d’istituto, ha un ruolo sovraordinato di indirizzo e di controllo
rispetto al preside. Nella qualità di professore ha un ruolo
subordinato e dipendente. Un docente può far parte contemporaneamente
della RSU, del comitato di valutazione e del consiglio d’istituto.
Pensa che possa esservi un conflitto d’interesse?
GIORGIO ISRAEL: Non c’è dubbio che vi sia. I problemi tuttavia nascono
in relazione alle nuove modalità di valutazione che si vuole introdurre
e che si pretende siano il più possibile “oggettive”. In linea
generale, è assurdo che chi deve essere valutato elegga i propri
valutatori. Se vi deve essere “oggettività” (preferisco parlare di
“equanimità”) occorre che la valutazione sia compiuta da soggetti
esterni alla dinamica dell’istituto.
ASASi: Ritiene che la presenza di 13 organi collegiali in ogni scuola
migliori le condizioni amministrative, didattiche e gestionali?
GIORGIO ISRAEL: Ritengo che la pletora di organi collegiali sia uno dei
fattori dello sfascio della scuola, della sua burocratizzazione,
dell’alienazione del docente dai suoi compiti primari e della
dispersione della sua attività in mille rivoli amministrativi e
organizzativi, cui si aggiungono ora altri adempimenti insensati, come
la “certificazione delle competenze”. Inoltre, questa pletora risponde
a un’idea falsa e demagogica della “democrazia”. La scuola è
un’istituzione educativa e non un’istituzione rappresentativa. Non
esiste “democrazia” nell’ambito delle istituzioni educative se non per
quanto riguarda gli aspetti organizzativi. Tanto per parlar chiaro, un
insegnante - se merita questo nome - non si colloca sullo stesso piano
del personale amministrativo, delle famiglie e degli studenti, per
quanto riguarda i contenuti dell’insegnamento. Naturalmente, in
presenza di evidenti incompetenze (un docente che insegna che il
congiuntivo di “cantare” è “che io canta”), si può sempre ricorrere a
una denuncia documentata e alla richiesta di interventi ispettivi.
ASASi: L’assenza di valutazione del personale negli ultimi quarant’anni
può aver influito sui livelli di apprendimento degli allievi?
GIORGIO ISRAEL: Può aver influito, senz’altro. Ma non ritengo che sia
stata la causa primaria della caduta di livello degli apprendimenti
degli studenti. Basta guardare ai “programmi” o “indicazioni nazionali”
che si sono succeduti: sempre più fumosi, generici, verbosi e
contenenti obbiettivi di apprendimento sempre più modesti e limitati.
La responsabilità primaria del declino della scuola italiana è dovuta
al prepotere del pedagogismo costruttivista che si è manifestato a
partire dagli anni ottanta. Tutti i governi che si sono succeduti hanno
avuto al ministero i loro “pedagogisti di Stato” che hanno fatto danni
incalcolabili. Ora il rischio è che si cada dalla padella nella brace
passando dal pedagogismo all’aziendalismo.
ASASi: Pensa che comandi, utilizzazioni, esoneri dall’insegnamento
abbiano influito nel rapporto insegnamento-apprendimento?
GIORGIO ISRAEL: Mi pare che la domanda si risponda da sola… Quelle
cifre sono specchio di un malcostume e della riduzione della scuola ad
ammortizzatore sociale e sfogatoio di ogni esigenza particolaristica.
ASASi: Un dirigente scolastico può essere chiamato a rispondere del
raggiungimento dei risultati del suo istituto, senza avere potere di
valutazione sul personale, poteri di controllo sull’arruolamento di
titolari e supplenti e poteri disciplinari nei confronti degli studenti?
GIORGIO ISRAEL: Certo che non può. Il problema è che non possiamo
passare da una forma organizzativa a un’altra senza una profonda
riflessione. Se il dirigente scolastico deve essere visto come un
“manager” e non come un insegnante dedito alla direzione di un
istituto, allora non può avere un potere di valutazione nel merito, che
si tratti di valutazione degli insegnanti in ruolo o di arruolamento. I
suoi poteri debbono limitarsi agli aspetti organizzativi e gestionali
(inclusi quelli disciplinari nei confronti di studenti o docenti
assenteisti, ecc.), come il direttore di una ASL che è assurdo abbia
poteri di decisione sul merito delle questioni sanitarie, in quanto ha
una funzione di manager e non di medico. Altrimenti, è giusto che abbia
determinati poteri di valutazione e di intervento nel merito, da
contemperare con forme di valutazione esterna che debbono riguardare
anche la sua attività. Non sono affatto convinto della bontà dell’idea
che il dirigente assuma direttamente gli insegnanti. Gli istituti
scolastici sono strutture piccole ed esposte. Per essere anche qui
franchi: chi garantisce che in determinate realtà la scuola non diventi
un nuovo e proficuo terreno di intervento per la malavita organizzata e
le liste di assunzione per le singole scuole non le scriva la camorra,
la mafia o la ‘ndrangheta?
Giorgio Israel per la Letterina
A cura di Roberto Tripodi (da La Letterina Asasi)
redazione@aetnanet.org
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